mercoledì 20 luglio 2011

Tempi duri per la scienza




Post apparso su "Cassandra's legacy". Traduzione dall'inglese di Alessandro Corradini. 


Saltate lo sproloquio del tizio diversamente encefalizzato all'inizio. Andate al minuto 1:00 e guardate il cappio presentato allo scienziato che sta parlando.

Va bene, sono solo un paio di pazzi, ovviemente non vale la pena dargli retta. Ma, pensateci solo per un momento. La scena non vi ricorda stranamente il film "Ipazia"? Sì, nell'età del declino dell'Impero Romano, Ipazia, scienziata e filosofa, è stata prima minacciata e poi uccisa da un gruppo di pazzi solo per il fatto di essere una scienziata.

Eh, beh, ovviamente queste cose non possono succedere da noi.... sicuramente no............


Nota aggiunta alla versione italiana del post. Queste cose non succedono soltanto in Australia. Per il momento non mi è mai capitato che qualcuno mi minacciasse a qualche conferenza con un cappio, ma mi è successo di essere minacciato di morte da dei diversamente encefalizzati qui in Italia. E' successo in Agosto dell'anno scorso. Dev'essere il caldo che gli da alla testa, perché insistono anche quest'estate con nuove minacce. 

D'altra parte, poveracci, capisco anche che deve essere molto dura continuare a sostenere seriamente che andiamo verso una nuova era glaciale quando i ghiacci polari si stanno sciogliendo a velocità mai viste(*). Ci vuole una fede veramente rocciosa per insistere a negare l'evidenza dei fatti. A lungo andare, però, continuare a negare la realtà ti porta a uno sbilanciamento mentale completo, come si vede dalle cose che pubblicano sul loro sito. Il caldo che fa, sicuramente aiuta.
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* A proposito dello scioglimento dei ghiacci, vedi per esempio questo articolo recentissimo:

Recent melt rates of Canadian Arctic ice caps are the highest in four millennia, by David Fishe et al., Global and Planetary Change, doi:10.1016/j.gloplacha.2011.06.005


Global and Planetary Changedoi:10.1016/j.gloplacha.2011.06.005 


Recent melt rates of Canadian Arctic ice caps are the highest in four millennia


David Fisher, James Zheng, David Burgess, Christian Zdanowicz, Christophe Kinnard, Martin Sharp and Jocelyne Bourgeois

Abstract



There has been a rapid acceleration in ice-cap melt rates over the last few decades across the entire Canadian Arctic. Present melt rates exceed the past rates for many millennia. New shallow cores at old sites bring their melt series up-to-date. The melt-percentage series from the Devon Island and Agassiz (Ellesmere Island) ice caps are well correlated with the Devon net mass balance and show a large increase in melt since the middle 1990s. Arctic ice core melt series (latitude range of 67° to 81° N) show the last quarter century has seen the highest melt in two millennia and the Holocene-long Agassiz melt record shows the last 25 years has the highest melt in 4,200 years. The Agassiz melt rates since the middle 1990s resemble those of the early Holocene thermal maximum over 9,000 years ago.



http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S092181811100097X

sabato 16 luglio 2011

Un'altra tegola climatica che ci casca sulla testa


Dati sulle temperature globali dal NOAA. L'effetto cumulativo del riscaldamento è chiarissimo dalla perdita di ghiaccio in Groenlandia (a destra). La tendenza è chiara anche per le temperature atmosferiche (a sinistra), ma negli ultimi 10 anni, circa, l'aumento è stato meno rapido. Questo andamento è stato interpretato da parte di vari diversamente esperti di clima come "prova" che il riscaldamento globale non esiste. Adesso, un recente studio spiega le ragioni del rallentamento e ci fa vedere come siamo in guai ancora peggiori di come potevamo pensare di essere. 

Ormai, le tegole climatiche sulla testa ci arrivano tutti i giorni o quasi: dall'esplosione del numero delle meduse nei mari (che hanno anche bloccato delle centrali nucleari) agli eventi meteorologici estremi: incendi, alluvioni, tempeste di sabbia e varie.

L'ultima tegola che ci casca sulla testa è quella riportata in un lavoro recente  pubblicato sul PNAS che descrive come le emissioni di particolato di zolfo generate dalla combustione del carbone in Cina, abbiano parzialmente schermto la radiazione solare e quindi rallentato la crescita delle temperature terrestri negli ultimi 10 anni o giù di li.

Ora, lo so che ci sono persone diversamente encefalizzate, là fuori, che hanno preso questa cosa come una conferma che "il riscaldamento globale si è fermato" e quindi come occasione di gioire. Ahimè, cari diversamente dotati di tessuto neuronale, rendetevi conto che non è decisamente il caso di gioire. Questo studio conferma in pieno tutto quello che sappiamo del riscaldamento globale e ci dice che l'effetto del CO2 come gas serra potrebbe essere anche più forte di quanto non si pensi.

Ma il punto cruciale è che il pulviscolo di zolfo sta nell'atmosfera per pochi anni, poi sparisce. Invece, il CO2 ha un tempo di riassorbimento nel ciclo geologico che è dell'ordine del milione di anni. E non mi venite a obiettare che viene assorbito dagli oceani - è vero, ma è CO2 addizionale che fa ulteriori danni per acidificazione - questo è "il fratello bastardo del riscaldamento globale".

Ne consegue che quando smetteremo di bruciare carbone - il che dovrà succedere per forza, prima o poi - ci ritroveremo con tutto il CO2 rimasto nell'atmosfera e niente più pulviscolo di zolfo a rallentare i suoi effetti. Quindi, ci ritroveremo addosso tutto il riscaldamento globale che non abbiamo visto nell'ultimo decennio, con gli interessi.

Qualcuno della categoria dei neuronal-assenti potrà anche sostenere che dovremmo continuare a emettere zolfo il più a lungo possibile. Può darsi che serva per contrastare gli effetti riscaldanti del CO2, ma non ci proteggerà dal fratello bastardo che è l'acidificazione degli oceani. E, comunque, il CO2 di per se fa male a concentrazioni sufficientemente alte.

Insomma, una tegola dopo l'altra che ci arriva sulla testa e qualche imbecille racconta che ne dovremmo anche essere contenti!



Link al lavoro del PNAS. http://www.pnas.org/content/early/2011/06/27/1102467108

domenica 10 luglio 2011

La grande tempesta di sabbia di Phoenix


The Phoenix Haboob of July 5th, 2011 from Mike Olbinski on Vimeo.

Se volete, potete anche dire che questo non ha niente a che vedere con le azioni umane che cambiano il clima e l'ecosistema........ certo, certo.....

sabato 9 luglio 2011

Questa nave non può affondare




Contraristi: "Questa nave non può affondare"
Climatologi: "Stiamo affondando"
Economisti: "Le scialuppe devono costare poco"
Ambientalisti: "Le scialuppe devono essere ecologiche"

IL picco dell'Università

Note for English speaking readers: the English version of this post is at "Cassandra's legacy"

Studenti della scuola di dottorato IISCABC sulla chimica dell'ambiente e dei beni culturali, tenuta a Feltre (Italy) il 5-8 Luglio 2011

Traduzione dall'Inglese di Massimiliano Rupalti



A volte mi chiedono “lei è un insegnante?” La mia risposta normalmente è, “Beh, diciamo che a volte entro in una classe dove ci sono dei giovani seduti, dico delle cose, loro mi guardano e, a volte, buttano giù qualcosa sui loro blocchi di appunti. Se questo dà la qualifica di insegnante è oggetto di discussione.”

Negli anni i miei dubbi su cosa sto facendo come insegnante (così per dire) sono andati crescendo. Questa impressione è stata rafforzata dalla mia esperienza con due corsi estivi tenuti quest'anno. In entrambi i casi la classe era organizzata come vedete nella foto sopra. Studenti che siedono dietro a degli schermi di computer. Come docente, non posso sapere cosa stiano facendo, posso soltanto vedere che che stanno digitando qualcosa e muovendo i loro mouse. So anche che sono connessi ad internet. Che stiano chattando coi loro amici? Rispondendo ad e-mails? Cercando le ultime notizie? Chi lo sa? Ma questo tipo di sistemazione è diventato sempre più comune nelle classi.

Per certi aspetti, vederli per metà nascosti a fare cose insondabili potrebbe ben essere un miglioramento in confronto al vecchio stile. Di solito se ne stavano seduti in classe mentre ti guardavano con occhi vitrei, scarabocchiando qualcosa sui loro blocchi di appunti (cosa stanno scrivendo? Prosa? Poesia? Formule magiche? Invocazioni a divinità oscure?). Avendo un computer ed una connessione potranno al limite collegarsi a Facebook per evadere dalla noia della media delle lezioni universitarie. (e pensate che insegno chimica, cosa noiosa quasi per definizione.)

Naturalmente potremmo proibire agli studenti di navigare su internet durante le lezioni. Questo comunque, non ci libererebbe dal semplice fatto che, con pochi semplici click su wikipedia, google o cose simili, gli studenti possono accedere ad un'abbondanza di informazioni che sono più complete, aggiornate, meglio organizzate, presentate razionalmente (e chi più ne ha più ne metta) di qualsiasi cosa possa essere insegnata da una singola persona in piedi di fronte a loro.

Questo è vero, perlomeno, quando l'idea è quella di insegnare le basi di ambiti molto estesi. Le cose cambiano quando si entra in soggetti specializzati, dove un ricercatore specializzato potrebbe conoscere più di qualsiasi cosa si possa trovare su wikipedia. Ma c'è un limite all'utilità di insegnare materie specifiche a studenti medi. Quindi non c'è alcuna meraviglia nel fatto che gli studenti trovino il tempo speso nelle lezioni un oceano di noia. Sono sicuro che è così. Ricordo perfettamente fosse noioso per me quand'ero uno studente e non credo che le cose siano cambiate oggi. Se non ne siete convinti, andate a dare un'occhiata a siti come "ratemyprofessor". Se siete degli insegnanti (o, perlomeno, emettette suoni in una stanza chiamata “aula”) e ci potete trovare il vostro nome, probabilmente la vostra autostima accuserà un brutto colpo. (Io sono fortunato che i miei studenti non possano scrivere in inglese!)

Quindi, penso che un certo modo di trasmettere la conoscenza sia ormai tramontata. L'Università come depositaria del sapere potrebbe facilmente aver superato il proprio picco e seguire rapidamente la china che ha seguito il regolo calcolatore e la macchina da scrivere meccanica. Cioè scomparire, superate da strumenti più veloci, migliori e più versatili. Abbiamo bisogno di pensare nuove e più dinamiche modalità di trasmettere la conoscenza, abbiamo bisogno di fermare questo grottesco rituale in cui diciamo cose a dei giovani che ti guardano, senza avere modo di sapere se stiano veramente decodificando i suoni che stiamo emettendo. Dovremmo piuttosto focalizzarci sul contatto diretto e umano con l'insegnante. La relazione con un mentore è stata fondamentale nella storia ed è probabile che rimanga la strada maestra per conseguire la conoscenza. Ma questo accade al di fuori delle aule; è sempre stato così e lo sarà sempre.

Sfortunatamente, l'organizzazione dell'insegnamento nella maggior parte delle università sembra essere fra le grinfie di una burocrazia asfissiante che costringe i ricercatori a conformarsi a ruoli specifici. Per come vedo le cose intorno a me, le Università sembrano muoversi verso quel' “insegnamento su copione” che sta diventando sempre più comunoe alle elementari ed alle superiori. Un tipo di insegnamento in cui agli insegnanti viene detto esattamente, a volte parola per parola, cosa insegnare. Potrebbe essere un modo efficacie per insegnare i concetti fondamentali, ma è la perfetta antitesi della costruzione di quel rapporto mentore-allievo che è la base di ogni rale apprendimento. Inoltre, se non sono costretto da un copione, posso ancora raccontare ai miei studenti del picco del petrolio o di altri argomenti che li possano tenere svegli e lontani dalle chat on-line.

Se vogliamo seguire un approccio opposto, forse, alcuni vecchi modelli potrebbero essere ringiovaniti e scoprire di essere più adatti per lo sfruttamento della “nuvola” verso cui la maggior parte dell'informazione si sta muovendo. “L'insegnamento a lunga distanza” era considerato un'Università di seconda classe, ma ha la buona caratteristica di non richiedere il tipo di lezione noiosa e ritualizzata richiesta nell'Università convenzionale. Un istituto per l' insegnamento a lunga distanza come lUNED in Spagna potrebbe essere un caso interessante da esaminare. Hanno fatto un buon lavoro in aree come il picco del petrolio. In questo tipo di Università, gli studenti non siedono in aule, almeno per la maggior parte del tempo. Essi studiano a casa e passano un paio di settimane di interazione intenza con i loro insegnanti nela sede della scuola. Forse potrebbe essere un modo per cominciare, sebbene al momento queste scuole sono ancora prese in considerazione per il potenziale che hanno.

E che dire della ricerca? Ho parlato di “Picco dell'Università” in relazione all'insegnamento, ma questa non è la sola attività nelle università, naturalmente facciamo anche ricerca. Su questo lasciatemi dire solo che credo che abbiamo raggiunto il picco nella ricerca in modo analogo. La ricerca è diventata un gioco elaborato che giochiamo coi burocrati e che ha più che altro a che fare con l'acquisire denaro che poi deve essere usato per seguire regole arcane che coinvolgono tabelle, pietre miliari ed obbiettivi. L'intera macchina, per lo più porta a massicci reporta che nessuno legge. Tutto ciò mi ricorda la poesia sovvenzionata dallo stato ai tempi dell'Unione Sovietica.

Quindi, se siete arrivati fin qui, credo di dovermi scusare per questa mia tirata. E' scritta di getto, appena rientrato da quella scuola a Feltre che ho menzionato all'inizio. Il tutto non è da ritenersi una disussione completa della materia e lasciatemi dire, in aggiunta, che non significa affatto che voglia denigrare i competenti e dedicati organizzatori di questa scuola, né gli studenti brillanti,  premurosi e partecipativi che l'hanno frequentata. Forse possiamo discutere più a fondo di queste materie nei commenti.

domenica 3 luglio 2011

Barzelletta sul picco del petrolio


Lo so, lo so, questa non è una barzelletta originale, è una vecchia, riadattata. Ma non ci sono così tante barzellette sul picco del petrolio, in realtà nessuna che io sappia - così ora almeno ce n'è una. Mi venne in mente con qualche birra dopo la cena sociale durante la conferenza a Barbastro sul picco del petrolio. Se non ricordo male (sapete, tutte quelle birre….....) raccontai un prima versione della barzelletta in quella occasione, poi Pilar Carrero l'ha perfezionata su due piedi con un finale migliore. Quindi, ecco qua un lato più leggero del problema del picco del petrolio!


Versione in Inglese su "Cassandra's Legacy" Traduzione in Italiano di Alessandro Corradini


Un geologo sta facendo indagini per trovare del petrolio greggio, da qualche parte in un deserto. Scavando qua e là, egli trova una vecchia lampada ad olio. La stappa e, di colpo, esce un grande, formidabile genio. Sovrastando il geologo, il genio parla con voce tonante:

Genio - Mortale, mi hai liberato da mille anni di reclusione in questa vecchia lampada. Feci giuramento che avrei soddisfatto il desiderio di chiunque mi avesse liberato; quindi ora, esprimi il tuo desiderio!

Geol.. - "Oh, genio, ciò è molto carino da parte tua ........"

Genio - "Allora, Mortale, parla!"

Geol.. - "Beh, penso di non voler niente per me, preferisco chiedere qualcosa di utile per tutti. Quindi, Genio, potresti risolvere il problema del picco del petrolio..?"

Genio - "Mortale, considera che sono stato chiuso dentro quella stupida lampada per mille anni. Ti prego, spiegami cos'è il "problema del picco del petrolio ".

Geol.. - "Ah ... vedi, ha a che fare con il petrolio greggio ......"

Genio - "Ovvero.......?"

Geol. - "E' come l'olio per quelle lampade - quella da cui sei uscito tu. Ma lo usiamo per molte più cose, come le automobili ....".

Genio - "Automobili?"

Geologo - "Una specie di tappeti magici, ma su ruote."

Genio - "Ah....".

Geol. - "E poi, vedi, abbiamo bisogno di un sacco di questo petrolio, perché abbiamo molte automobili ...."

Genio - "E il problema è ....?"

Geol. - "Beh, sai, il petrolio si è formato molto tempo fa come il risultato della sedimentazione di materiale organico in condizioni anossiche. Il processo chiamato diagenesi porta alla formazione di kerogene e poi, a temperature e pressioni sufficientemente elevate, alla formazione di idrocarburi a catena lunga che si raccolgono in formazioni chiamate anticlinali ....."

Genio - "Anticlinali?"

Geol. - "Sì, anticlinali. Cupole saline, di solito, una piega in cui il petrolio si accumula a causa del principio di Archimede. E'da lì che si estrae il petrolio greggio e, vedi, quello che ci servirebbe è un modo per riempire di nuovo le anticlinali ..."

Genio - "Un attimo, figliolo. Sai, io sono un genio del deserto. Non so niente di petrolio greggio, diagenesi, anticlinali.... Voglio dire, posso creare le cose; sono un essere soprannaturale, dopo tutto. Ma quel che mi stai chiedendo; che diamine; è troppo - riempire anticlinali con il petrolio greggio? Non puoi pensare a qualcosa di più semplice per il tuo desiderio?

Geol. - "Hmmm ..... sì, capisco. Spiacente, stavo chiedendo qualcosa di molto difficile. Forse potrei pensare a qualcosa di più semplice.

Genio - "Grazie ......"

Geol. "Fammici pensare.... Sì, c'è una cosa che ho sempre desiderato. Vorrei essere in grado di capire le donne."

Genio - "........."

Geol.. - ".........."

Genie - "Vediamo ...... mi ridici di queste anticlinali?"

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E questa è Pilar (Pili) Carrero, co-autrice della barzelletta

venerdì 1 luglio 2011

Meta-Cassandra



Come sapete, qualche mese fa mi sono messo all'anima di fare un blog in Inglese, "Cassandra's Legacy" che non è stato, per ora, una traduzione della versione Italiana ma un blog con tematiche originali; centrato soprattutto sulla modellizzazione del collasso delle civiltà.

I risultati sono interessanti. In termini di numero di lettori, la Cassandra italiana batte tuttora quella inglese, ma i miei post in inglese hanno una diffusione molto superiore. Quasi sempre, quando pubblico qualcosa su "Cassandra's Legacy" questa rimbalza su "the energy bulletin" alle volte compare su "Financial Sense" su "The Oil Drum" su "peakoil" e parecchi altri. Questi sono tutti siti internazionali, con impatto in termini di numero di lettori che è come minimo 10 volte superiore a quello di siti italiani, anche di moderato successo come "Effetto Cassandra". Non so quantificare quanta gente legga i miei post in inglese, ma se cercate "Ugo Bardi" su Google, il risultato è veramente uno sfracello di pagine.

Ora, tenere in piedi due blog insieme è un certo lavoro (anzi di più; perché scrivo anche su due altri blog: "nuove tecnologie energetiche" e "AspoItalia"). Vi dirò francamente che comincio a essere un tantinello stressato. Sto cercando di gestire le cose come posso; in particolare sto cercando di far convergere la versione italiana di Cassandra su quella inglese.

Mi spiego - ci sono molti post su Cassandra in Italiano che hanno scarso interesse per il pubblico internazionale; per esempio quando prendo in giro certi strampalati personaggi come "Gatto Silvestro" Claudio Costa. Viceversa, la maggior parte - se non proprio tutti - i post in inglese hanno interesse anche in Italia. In sostanza; cercherò di privilegiare la Cassandra anglo-sassone.

Questo implica un certo cambiamento di stile e di soggetto per il blog in Italiano. Finora, mi ero dedicato parecchio allo sbugiardamento dei diversamente esperti di clima. Opera che mi da una certa soddisfazione, ma è anche vero che far notare agli imbecilli la loro imbecillità raramente li fa rinsavire. Per cui, cercherò di allargare un po' la tematica e gli interessi di Cassandra-Italy per accogliere le traduzioni da Cassandra-International. Il risultato dovrebbe essere una specie di "Meta-Cassandra". E' una tendenza che forse avete notato già negli ultimi post.

Ovviamente, tradurre in italiano i post in inglese non è cosa da poco. Qualcosa ho fatto, ogni tanto. In più, ringrazio Massimiliano Rupalti che mi ha dato una mano per svariate traduzioni. Se qualche altro volontario ha voglia di darmi una mano, grazie!

Così, con meta-Cassandra proseguiamo verso mete ignote.