martedì 8 agosto 2017

Rapa Nui chiama Roma, rispondete!


Guest Post di di Stefano Ceccarelli

da Stop fonti fossili!

C'è una scena drammatica del celebre film Rapa Nui che è rimasta impressa nella mia memoria: è il momento in cui, nonostante la strenua resistenza dell'unico isolano che aveva intuito le conseguenze di quel gesto, viene abbattuto l'ultimo albero presente sull'isola. Mi sono sempre chiesto come fu possibile per le élites dei diversi clan che regnavano sull'Isola di Pasqua non rendersi conto che il disboscamento totale e definitivo dell'isola avrebbe segnato il collasso ecologico e lo stesso destino di una popolazione priva di vie di fuga. Al tempo stesso, pensando all'insegnamento recato da quella vicenda, ho sempre sperato che la civiltà occidentale, apparentemente più evoluta di quella che eresse i Moai, possa evitare lo stesso triste epilogo affidandosi alla scienza e alle ben più robuste capacità previsionali da questa fornite anziché a primitivi riti tribali.

sabato 5 agosto 2017

Ritorna Cassandra: Profetessa Inascoltata.




Oggi, questo blog riprende il vecchio e glorioso nome di "Effetto Cassandra", dopo qualche anno in cui aveva usato quello di "Effetto Risorse".

La decisione di usare "Effetto Risorse" nasceva dall'idea che con quel nome si sarebbe potuto fare un ragionamento serio su un problema reale, quello dell'esaurimento delle risorse. Cassandra come titolo poteva sembrare darsi la zappa sui piedi, assumendo fin dall'inizio che nessuno ci avrebbe dato retta. 

In pratica, l'idea di fare un discorso serio su un argomento serio si è rivelata una pia illusione di fronte alla mancata serietà con la quale in questo paese (e non solo) si affrontano i problemi. A nessun livello si riesce a parlare seriamente di certe cose senza essere accusati di catastrofisti, millenaristi, disfattisti e, immaginatevi, "Cassandre". 

Allora, tanto vale prenderne atto e ritornare al vecchio nome, Cassandra. Una persona che forse non è mai esistita ma - se è esistita - è stata una donna coraggiosa che ha fatto del suo meglio incurante dei rischi a cui si esponeva. 

Siamo delle Cassandre, si, e ne siamo orgogliosi! 




mercoledì 2 agosto 2017

Cambiamento Climatico: fra Speranza e Disperazione


  • Avatar


    Senta, egr. prof, sulla assoluta validità dei modelli matematici il suo è un articolo di fede, e La capisco: è il Suo lavoro e, diciamo, con quello "ci paga il mutuo". (...) Ecco, se la climatologia sarà in grado di predire con esattezza quanti millimetri di pioggia cadranno a Piazza Garibaldi di Scurcola Marsicana nella settimana tra il 9 e 15 marzo 2018, allora anch'io mi convertirò alla sua fede. (...)



    Un commento che ho ricevuto al mio post sulla petizione-bufala di Zichichi che ho pubblicato sul "Fatto Quotidiano".  (la storia completa la potete leggere qui). 


    Zichichi, apparentemente sta antipatico a parecchia gente. Fra i commenti al mio post sul Fatto Quotidiano, qualcuno l'ha paragonato a Padre Pio e un altro ha contro-commentato dicendo che sono entrambi piacevoli come un calcio nei denti. E' forse per questa ragione che il mio post ha suscitato molto interesse, qualcosa come 700 commenti e oltre; la maggioranza dei quali dedicati a negare o a sostenere l'interpretazione scientifica corrente del cambiamento climatico.

    Se avete una mezz'oretta, date un'occhiata a questa serie di commenti. Ne vale la pena se non altro per le sublime idiozie che ci potete trovare. Un'esempio fra i più eclatanti lo trovate nella figura qui sopra. Questo qui vorrebbe che i modelli climatologici potessero calcolare esattamente quanti millimetri di pioggia cadranno in un certo posto in una data specifica fra un anno o giù di lì. Tanto assurdo che gli ho chiesto se non volesse per caso fare dell'ironia, ma mi ha risposto che era completamente serio. Ce ne sono stati di altrettanto ameni, per esempio quel tale che mi ha accusato di "prosopea". Gli ho spiegato che si dice "prosopopea", ma quello ha continuato a dire "prosopea" e pretendeva anche di aver ragione. Da ritirargli il diploma di terza media, posto che ce l'abbia. E lascio a voi di trovarne altri su questo livello.

    Insomma, da questa serie di commenti, possiamo dire qualcosa su come siamo messi in questa faccenda del cambiamento climatico? Possiamo. E viene fuori che siamo messi molto male. Non tanto per il fatto che ci sia gente ignorante e presuntuosa che si lancia a parlare di cose di cui sa poco o niente, ma perché ci sono delle ragioni per cui molta gente si riduce a fare commenti del genere. Non tanto perché sono ignoranti (in parte lo sono) ma perché non sono cosi ignoranti da non aver capito che siamo in grossi guai. Ma veramente grossi.

    Ovvero, ammesso che sia vero tutto quello che i climatologi ci stanno dicendo da anni, che speranze abbiamo di cavarcela? Ben poche, e non basteranno certamente le ricette da quatro soldi che i vari verdi/verdastri/verdolini ci vengono a raccontare. Allora, fra la disperazione e la speranza, uno sceglie sempre la speranza, e la sceglie come può. Un modo è di negare disperatamente l'evidenza, magari pretendendo cose impossibili dai modelli climatici. Oppure consolandosi pensando che gli scienziati si stanno facendo ricchi con una bufala totalmente inventata. Certamente.

    Il commentatore "nonnus" ha detto molto candidamente come stanno le cose. E ho paura che abbia perfettamente ragione.



    • Avatar



      Siamo costretti a parteggiare per Zichichi anche nel caso in cui le sue considerazioni dovessero essere tutte delle bufale, solo per il fatto che se fossero vere le teorie dei climatologi che egli ha cercato di contrastare per il genere umano non ci sarebbe più nulla da fare. Nessuno sano di mente crede infatti che sia possibile ridurre in maniera generale e uniforme le emissioni, e in maniera consistente, considerata la condizione dei vari governi al mondo, che sarebbero tutti da convincere ad agire immediatamente.





      lunedì 31 luglio 2017

      Tre Ecologisti Italiani (I): San Francesco



      Post di Silvano Molfese


      Inizio questa trilogia con San Francesco d’Assisi: i versi in volgare del Cantico delle Creature segnano l’inizio della letteratura italiana.
      Il Cantico delle Creature ebbe una vasta eco anche perché trovò terreno fertile tra gli uomini del tempo che erano a stretto contatto con l’ambiente circostante: gli atti del vivere quotidiano erano scanditi dai ritmi stagionali, da disponibilità di risorse materiali locali, in carenza delle quali, si poteva sopperire con scambi commerciali in modo limitato; tutta la produzione richiedeva manualità e via dicendo.

      Penso che San Francesco possa essere considerato a tutti gli effetti anche il primo ecologo italiano. Nel Cantico Francesco, esaltando tutte le creature, ci ricorda l’armonia della natura.
      Dopo la lode al Signore San Francesco comincia per prima cosa a magnificare “messor lo frate sole”; ciò indica una radicata e diffusa consapevolezza nella società del tempo: quanto fosse indispensabile la nostra stella per la vita sulla terra.
      A dire il vero da sempre e ovunque è stata riconosciuta la necessità della luce solare per la vita; forse di meno in questo breve intervallo temporale caratterizzato dall’intenso consumo di combustibili fossili (petrolio, carbone, gas e uranio) che volge al termine col suo venefico colpo di coda: il riscaldamento globale.
      In un primo momento il cantico era stato intitolato da San Francesco al “frate sole” come rammenta Chiara Frugoni (*); erano passati quasi sette secoli dal misterioso e prolungato oscuramento della nostra stella causato dalla grande eruzione vulcanica del 535 AD. 
      Forse rimanevano ancora i ricordi della fame e delle sofferenze patite dai sopravvissuti alla carestia causata dal prolungato oscuramento del sole. 

      Francesco conclude il cantico invocando gli uomini al perdono e ricorda che nessun uomo può sfuggire alla “sora nostra morte corporale”. Manca ogni riferimento al denaro probabilmente per rimarcare l’importanza dei doni offertici dalla natura. San Francesco, provenendo da una famiglia mercantile, forse percepiva che tra le classi sociali più agiate, la spinta interiore si stava indirizzando sempre più verso l’accumulazione di ricchezze. (Comunque nulla a che vedere con quanto avviene ai giorni nostri).
      E del resto in quel periodo, sette nobili fiorentini andarono sui monti a nord di Firenze a fondare un Santuario sul monte Senario, per essere di esempio e forse anche per allontanarsi dalle iniziali diatribe locali di una Firenze sempre più proiettata verso gli scambi commerciali. (https://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_di_Montesenario)
      Nelle vicinanze di questo santuario è rimasta la ghiacciaia di monte Senario, semicadente, testimonianza di inverni normalmente molto nevosi, ma adesso, col cambiamento climatico in atto, lì vi cade sempre meno neve come su tutto l’Appennino e l’arco Alpino italiano.
      La neve è una fondamentale riserva d’acqua per tutti i cicli vitali e, quando era abbondante, è stata una ricchezza per la nostra agricoltura.




      Bibliografia
      (*) Frugoni C. . 1995 - Vita di un uomo: Francesco d’Assisi. Einaudi, 149



      martedì 25 luglio 2017

      Nuova Figuraccia del Prof. Zichichi: Una non-petizione sul cambiamento climatico



      Questa è una storia molto interessante che vi passo dopo che ho partecipato attivamente alla fase investigativa della storia e alla stesura dell'articolo. Vi può interessare sapere che il prof. Zichichi ha risposto ai firmatari del contro-appello con una lunga lettera in cui ribadisce le sue posizioni sulla scienza del clima, ma non nega il fatto che i firmatari della sua petizione non avevano mai firmato con l'idea di essere d'accordo con lui. Insomma, una figuraccia senza appello. Sembra proprio che quelli che continuano a cercare di screditare la scienza del clima non abbiano più a disposizione che questi mezzucci da quattro soldi (UB)

       

      La falsa petizione “contro le eco-bufale” del Prof. Zichichi e Il Giornale

      Il 5 luglio è apparso su “Il Giornale” un articolo in cui il Prof. Antonino Zichichi ha ribadito le sue posizioni estreme sulla questione climatica, parlando di “eco-bufale”, di “terrorismo” e criticando in modo radicale la modellistica climatica; l’articolo è stato presentato da un titolo (si presume della redazione) in cui si definivano “ciarlatani” gli scienziati che ritengono che le attività umane stiano modificando il clima del pianeta.

      Climalteranti ha già spiegato in un precedente post lo scarso spessore scientifico di questa ulteriore raffica di “zichicche”, nonché la stranezza della sezione intitolata “Appello della Scienza contro le eco-bufale” dove “La Scienza” sembrava rappresentata, oltre che dal prof. Zichichi in persona, dalle firme di venti scienziati.
      Ora, questa cosa è parecchio strana per vari motivi. Il primo è che dei venti firmatari non ce n’è uno, che sia uno, che si occupi di clima. Sono quasi tutti fisici delle particelle o fisici teorici. La seconda stranezza è che non si capisce bene dall’articolo de “Il Giornale” che cosa queste persone abbiano firmato. Di quali “eco-bufale” si tratta, esattamente?

      Così, abbiamo pensato di contattare direttamente i firmatari, chiedendo loro gentilmente se potevano darci qualche delucidazione su cosa avessero firmato e se fossero d’accordo con le idee di Zichichi. La lettera è stata firmata da 37 studiosi che in diverso modo lavorano nel settore dei cambiamenti climatici.

      I risultati sono stati interessanti. Dei venti firmatari, cinque ci hanno risposto esplicitamente che non hanno firmato niente del genere e che NON sono assolutamente d’accordo con le opinioni di Zichichi e nemmeno con l’idea di chiamare “ciarlatani” e “terroristi” quelli che si occupano di clima. Degli altri 15, nessuno ha confermato che ha firmato sapendo cosa firmava e che è d’accordo con Zichichi.

      Ad esempio:

      – Isabell Melzer-Pellmann ci ha scritto: “sono molto dispiaciuta che il mio nome sia stato citato nel giornale con l’articolo del Prof. Zichichi, di cui non condivido le opinioni”;

      – Michael Duff ci ha scritto: “potrei aver firmato una richiesta di sanzioni più dure contro l’inquinamento, ma è un peccato se la mia firma e l’articolo del professor Zichichi hanno creato l’impressione che io sia uno scettico sul clima, perché non lo sono”;

      – Peter Jenni ci ha scritto: “è vero che ho firmato un testo in inglese con quattro punti, pensando (forse non abbastanza) che fossero ragionevoli. In nessun modo ho pensato che avrebbero implicato il contenuto o lo stile / le accuse riportato nell’articolo de Il Giornale firmato dal Prof. Zichichi”.

      In sostanza, dalle risposte ricevute, ci sembra di capire che in una recente scuola di fisica tenuta a Erice sia circolata una breve petizione (“cinque righe in inglese”) in cui si parlava di agire con più forza contro l’inquinamento atmosferico, ma non si diceva niente delle particolari opinioni del Prof. Zichichi sulla scienza e sugli scienziati del clima.

      Alla fine dei conti, sembra chiaro che qualcuno abbia sfruttato la buona fede di perlomeno alcuni (e forse molti) dei firmatari della “petizione” per una delle solite operazioni politiche dove si cerca di screditare la scienza del clima.
       
      In conclusione, l’appello dei 20 scienziati contro le eco-bufale semplicemente non esiste: ci sono solo le tesi senza fondamento di un fisico delle particelle, a cui – e questa è la cosa più grave –, un quotidiano nazionale continua a dare credito. In spregio non tanto alle regole basilari della deontologia professionale che imporrebbero di controllare le fonti (su questo ci siamo abituati, non chiediamo tanto a Il Giornale), ma al buon senso.

      Ecco il testo della lettera ai 20 scienziati presunti firmatari dell’appello pubblicato da “Il Giornale”:

      Dear colleague,

      You may be aware that your name and academic affiliation have been included in a list of signatories of an appeal related to climate change recently published in a National Italian newspaper (Il Giornale, 05-07-2017).
      From the article as it has been published, it is difficult to understand what is exactly the text of the “appeal.” However, the title says that the signatories are against unspecified “climate hoaxes” and against “environmental terrorism.” 

      The appeal seems to consist of (or at least to be in agreement with) a series of statements by Professor Antonino Zichichi which appear in the same pages. As scientists directly and indirectly involved in climate science, we find hard to follow the logic of Prof. Zichichi’s arguments and surely we don’t agree with his interpretation of climate science. We note also that the text includes branding as “charlatans” those who maintain that greenhouse gases can modify the earth’s climate.

      We are, of course, open to discuss different interpretations of climate than the currently accepted ones. But we find hard to believe that a group of scientists who don’t seem to have qualifications and/or experience in climate science agreed to sign a document in which their colleagues engaged in climate science research are defined as charlatans and terrorists.

      We therefore wonder whether you are aware of what exactly you signed and of how your signature has been presented and used in Italian media. On this point, we hope that you can provide us with a clarification.

      For your information, we include a scan of the article that was published on “Il Giornale.” We also thought you might be interested in a list of the scientific organizations – which include many thousands of working scientists – which agree on the fact that climate change is the result of human activities.  

      https://www.opr.ca.gov/s_listoforganizations.php.

      Signed by the following scientists
      Vincenzo Artale, ENEA, Roma
      Carlo Barbante, Università di Venezia
      Ugo Bardi, Università di Firenze
      Alessio Bellucci, Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Bologna
      Daniele Bocchiola, Politecnico di Milano
      Giorgio Budillon, Università Parthenope, Naples
      Carlo Cacciamani, Arpae-Simc, Bologna
      Simone Casadei, Fuels Department, Innovhub-SSI
      Stefano Caserini, Politecnico Milano
      Claudio Cassardo, Università di Torino
      Sergio Castellari, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
      Claudio Della Volpe, Università di Trento
      Sara Falsini, Università di Firenze
      Davide Faranda, LSCE-IPSL, Université Paris-Saclay
      Paolo Gabrielli, The Ohio State University
      Antonio Garcia-Olivares, Institute of Marine Sciences, Barcelona
      Emilio García-Ladona, Institute of Marine Sciences, Barcelona
      Mario Grosso, Politecnico di Milano
      Klaus Hubacek, University of Maryland
      Christian Kerschner, Masaryk University, Brno, Czech Republiic
      Piero Lionello , Università del Salento
      Luca Lombroso, Università di Modena
      Vittorio Marletto, ARPAE Emilia-Romagna
      Simona Masina, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, CMCC
      Maurizio Maugeri, Università di Milano
      Luca Mercalli, The Italian Meteorological Society
      Gabriele Messori, Stockholms Universitet
      Daveide Natalini, Global Sustainability Institute, Anglia Ruskin University, Cambridge
      Elisa Palazzi, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC-CNR)
      Antonello Pasini, CNR, and Università di Roma 3.
      Ilaria Perissi, INSTM, University of Florence
      Lulin Radulov, BSERC, Technical University of Sofia
      Jordi Sole Olle, Institute of Marine Science, Barcelona
      Stefano Tibaldi, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici
      Antonio Turiel, Institute of Marine Sciences, Barcelona
      Marina Vitullo. National Institute for Environmental Protection and Research, ISPRA
      Dino Zardi, Università di Trento

      Testo del Comitato Scientifico di Climalteranti e di Antonello Pasini

      venerdì 21 luglio 2017

      Se le emissioni di CO2 non aumentano, vuol dire che siamo salvi?

      
      E' curioso quanta gente rimanga confusa dal fatto che mentre le emissioni di CO2 sono leggermente diminuite, la quantità di CO2 nell'atmosfera continua ad aumentare. Ma questo è ovvio se pensate all'atmosfera come una vasca da bagno e al CO2 come l'acqua che la riempie. Anche se riducete il flusso che viene dal rubinetto, il livello dell'acqua continua ad aumentare, come è ovvio che faccia. Per salvarsi dal riscaldamento globale non basta ridurre le emissioni. Bisogna azzerarle e sperare di non aver già passato il punto di non ritorno. Nel post che segue, Stefano Ceccarelli spiega queste cose in dettaglio

      Quando l'Aumento Aumenta

      di Stefano Ceccarelli

      da Stop fonti fossili!

      Immaginate di trovarvi sul fondo di una piscina vuota molto profonda. A un certo punto qualcuno comincia a versare dentro acqua con un secchiello, prima poco alla volta, poi ad intervalli più ravvicinati. Per un po’ la piscina rimane pressoché vuota, perché una mattonella del rivestimento sul fondo è saltata, e l’acqua viene in gran parte trattenuta dal terreno sottostante. Ma il suolo è argilloso e non riesce ad assorbire l’umidità oltre un certo limite. Dunque il livello dell’acqua nella piscina poco alla volta aumenta, ma la cosa non vi dispiace affatto, perché così potete sollazzarvi giocando con l’acqua e schizzandovela addosso l’un l’altro. Anzi il divertimento aumenta ancora quando l’acqua dalle caviglie pian piano sale fino ad arrivare all’altezza del bacino. Siete così presi dallo svago che quando viene rimossa la scaletta nessuno ci fa caso.

      A quel punto però qualcuno vi ricorda che non sapete nuotare, e osserva sommessamente che se il livello dovesse continuare a salire le cose non si metterebbero troppo bene. Ma voi non date peso alle cassandre di turno e continuate a spassarvela, anche perché l’acqua sale lentamente, e ci vuole tempo per riempire una piscina con un secchiello. Passano le ore, l’acqua vi arriva all’ombelico, ma voi vi siete ambientati e state da dio. Qualche apprensione comincia però a serpeggiare qua e là, e mentre la maggioranza continua a divertirsi alcuni di voi guardano sempre più insistentemente in alto cercando di scorgere se le dimensioni del secchiello sono rimaste le stesse. A forza di scrutare il secchiello dimenticano però che l’acqua sale ancora, ed ora vi arriva al collo… Ebbene, in una siffatta situazione, come vi sentireste se all’improvviso doveste accorgervi che il secchiello è stato sostituito da un secchio più grande?

      Accantoniamo ora l’improbabile metafora e parliamo di CO2, l’anidride carbonica, il re dei gas serra. Come è noto, negli ultimi 150 anni lo sviluppo della popolazione mondiale in rapida crescita ha fatto aumentare esponenzialmente le emissioni di CO2. La frazione più importante della CO2 rilasciata in atmosfera è quella dovuta alla combustione di carbone, petrolio e gas per la produzione di energia, che si stima essere dell’ordine di 32 gigatonnellate l’anno. Una quantità stratosferica. Ma la buona novella, annunciata solennemente dall’IEA, è che per la prima volta queste emissioni negli ultimi due anni non sono aumentate, pur in presenza di una crescita economica globale. La grancassa mediatica non ha esitato a sottolineare questo risultato, che dimostrerebbe che è possibile disaccoppiare l’aumento del PIL con la crescita delle emissioni. Se ciò è vero, il mantra del mitico sviluppo sostenibile può continuare ad essere sbandierato ai quattro venti dai potentati politici ed economici, alla faccia dei profeti di sventura. Ma insomma, di cosa ci preoccupiamo? Abbiamo invertito la tendenza, dopo un secolo di aumento le emissioni si sono stabilizzate semplicemente assecondando i trend economici correnti, dunque questa è la dimostrazione che siamo sulla buona strada, e la diffusione graduale delle energie rinnovabili farà sì che le emissioni presto inizieranno a calare.

      Peccato che questo ragionamento tralasci di ricordare che stabilizzare le emissioni non vuol dire affatto stabilizzare la quantità di CO2 presente in atmosfera, perché malauguratamente questo gas ha la brutta abitudine di accumularsi nell’involucro aeriforme che circonda il nostro pianeta, ed è proprio il valore delle emissioni cumulate di CO2 che determina l’aumento della temperatura media del pianeta. Perciò, anche se il secchiello che getta acqua è sempre lo stesso, il livello nella piscina sale senza sosta. Non è difficile da comprendere, vero?

      Ma poi, siamo proprio sicuri che le emissioni si sono stabilizzate? Perché limitarsi ad elucubrare sulla base della stima tutt’altro che certa di quanto abbiamo sputato in atmosfera bruciando combustibili fossili, quando la scienza ci fornisce un modo molto più semplice e significativo per capire come siamo messi, ovvero, banalmente, la misurazione delle concentrazioni di CO2 atmosferica? Ora, i livelli di questo gas in atmosfera sono cresciuti fino agli attuali 405 ppm dai 280 ppm dell’era preindustriale, e come è noto questo è un grosso guaio perché più anidride carbonica c’è in atmosfera più si intensifica il riscaldamento globale a causa dell’effetto serra. Ma le cattive notizie, ahimè, non vengono mai da sole: negli ultimi due anni (cioè, guarda un po’, proprio nello stesso periodo nel quale secondo l’IEA le emissioni sarebbero rimaste costanti!) la CO2 è cresciuta di 3 ppm l’anno, ovvero a un ritmo senza precedenti, come sottolineato dal NOAA.
      3471

      Non solo: leggendo i dati relativi ai valori di crescita annuale di CO2 atmosferica emerge come il 2016 sia stato, per la prima volta, il quinto anno consecutivo in cui la CO2 è cresciuta di almeno 2 ppm l’anno. L’aumento dell’aumento del principale dei gas serra risulta ancora più evidente se si confrontano le medie decennali degli aumenti annuali dal 1966 ad oggi: come si vede nel grafico (fonte), si è passati in soli cinquant’anni da un incremento di 1 ppm l’anno a 1,5, poi a 2, fino ai 2,3 ppm del decennio 2006-2016. Limitandoci all’ultimo quinquennio, l’aumento è stato superiore ai 2,5 ppm.

      annual increase co2


      E’ bene ripetere, a costo di apparire pedante, che queste, a differenza dei dati dell’IEA, non sono semplici stime delle emissioni prodotte sulla base delle autocertificazioni non verificate rilasciate dalle singole nazioni, ma dati scientifici ottenuti da misurazioni analitiche validate e mediate con l’ausilio di metodi statistici universalmente accreditati. Dunque, prima di esultare per un successo (la stabilizzazione delle emissioni) che tale non è, è doveroso interrogarsi sul perché il secchiello ha lasciato il posto ad un secchio più grande, ovvero sulle ragioni per le quali a fronte di un supposto non-incremento delle emissioni la CO2 atmosferica aumenta più di quanto non abbia fatto quando le emissioni crescevano. Ebbene, mentre i governi e gli ottimisti per partito preso preferiscono baloccarsi con la storiella del plateau delle emissioni, la scienza, mai tanto bistrattata come in questi tempi bui, ha delle risposte per chi vuole ascoltarle, che possono riassumersi come segue.
      • Non esistono solo i combustibili fossili. Circa un quarto dei rilasci di CO2 deriva da altre fonti, in particolare dalla deforestazione e dal degrado dei suoli. In un pianeta sempre più affollato e affamato, non sarebbe certo una sorpresa se questi fattori assumessero sempre maggior peso nel computo totale delle emissioni.
      • Il cambiamento climatico è già in atto. L’aumento delle temperature, unito al fenomeno dell’amplificazione artica, accresce lo stress della biosfera portando a rilasci di carbonio da incendi, siccità, e scioglimento del permafrost.
      • Proprio come l’acqua assorbita inizialmente dal fondo della piscina male impermeabilizzata, una buona parte della CO2 emessa finora è stata disciolta negli oceani, acidificandoli. Finora, appunto. Perché i modelli climatici indicano che la capacità degli oceani di fungere da serbatoio di CO2 è destinata ad indebolirsi man mano che la temperatura aumenta.
      Insomma, tutto lascia pensare che, al punto in cui siamo, non è più possibile tenere a bada la totalità dei fattori che spingono in alto le concentrazioni di anidride carbonica, a meno che qualcuno non pensi di persuadere con le buone il suolo ghiacciato artico a starsene tranquillo come ha fatto finora, o gli oceani a ingozzarsi di CO2 all’infinito. Se dunque i margini di manovra si restringono pericolosamente, possiamo e dobbiamo, questo sì, limitare il più in fretta possibile le emissioni antropogeniche e azzerare senza indugio la deforestazione. Ciò vuol dire mettere in campo una mobilitazione e una coesione internazionale senza precedenti con il fine di ridurre drasticamente i consumi superflui, contenere l’aumento della popolazione, combattere le disuguaglianze incoraggiando dinamiche locali di cooperazione e condivisione, dare un taglio alla globalizzazione e mettere il turbo alla transizione energetica dicendo addio per sempre all’era dei fossili.
      Se non lo faremo, e ci accontenteremo di lasciar fare al mercato senza disturbare i manovratori, continueremo a viaggiare spediti verso il terrificante traguardo dei 450 ppm di CO2, che di questo passo verranno raggiunti nel vicino 2032: a quel punto l’umanità potrà dire ciao ciao! alle speranze di mantenere l’aumento della temperatura media al di sotto dei fatidici 2°C disattendendo al giuramento solenne fatto da tutti i governi un anno e mezzo fa, con tanti auguri a chi erediterà la Terra (sperando che impari in fretta a nuotare).

      mercoledì 19 luglio 2017

      Orti Ecosostenibili Ovunque!



      In un post precedente, vi raccontavo degli orti autogestiti che l'Università di Firenze ha installato, con l'idea di installarne molti altri. Ma noi non siamo certamente i soli a lavorare su questa idea.

      L'idea degli Orti Ecosostenibili gestiti dai cittadini si sta diffondendo rapidamente un po' ovunque in Europa. Qui di seguito, gli orti pubblici di Berna, in Svizzera, in una foto che ho fatto un paio di anni fa. Questi non sono orti universitari, sono gestiti dal comune di Berna, ma l'idea è sempre quella.




      Qui di seguito potete vedere, sempre a Berna, un'aiuola sul bordo di una strada che il comune ha affidato in gestione ai residenti locali. La gestiscono in modo autonomo, in competizione con altri cittadini per chi fa l'aiuola più bella. Questa è piena di piante aromatiche, una meraviglia.