martedì 8 ottobre 2013

Di cose magnifiche e terribili

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR (Peak &Transition Translators Team)


Questa replica di cera del corpo di una ragazza morta si trova al Museo della Specola di Firenze (da "LaRocaille")


Pensate al tempo in cui Galileo ha puntato il suo telescopio verso il cielo. All'improvviso, il mondo è cambiato completamente. E' stato come emergere da uno scantinato buoi alla luce piena. I pianeti non erano più solo puntini luminosi in cielo; no, erano gigantesca palle sferiche. E avevano lune e anelli e fasi, proprio come la luna. Pensate che rivoluzione!

A quel tempo, i telescopi non erano così difficili da fare e tutti potevano vedere queste meraviglie coi propri occhi, o potevano rifiutarsi di farlo, se avevano questa inclinazione. Scoprire che la terra non era il centro dell'Universo è stato uno shock: è stato sia magnifico sia terribile.


Ma quegli anni non sono stati soltanto quelli del progresso dell'astronomia. E' stato anche il tempo in cui è stato esplorato il corpo umano. Dissezionare cadaveri ha portato a prodigi continui e ad un flusso infinito di scoperte. E' stata la scoperta dell'origine della nostra stessa mortalità, del modo in cui il corpo umano funzionava e si degrada. E' stata una rivoluzione.


Tagliuzzare cadaveri non era cosa per tutti e di tutti i giorni. Così, in un tempo in cui la fotografia non esisteva , è stata sviluppata una tecnologia completa per prendere i calchi dei cadaveri, basata sulle tecniche della “cera persa” che era stata creata per fare statue nel Rinascimento. Vedere questi corpi dissezionati finemente riprodotti, a misura naturale e a colori, dev'essere stato magnifico e terribile allo stesso tempo.

Pensate oggi alla rivoluzione nello studio del nostro pianeta, del nostro ecosistema. Stiamo scoprendo i meccanismi stessi che ci rendono vivi: è ciò che chiamiamo “Gaia”; l'insieme dei meccanismi che creano il delicato equilibrio che mantiene la Terra un pianeta blu, pieno di vita, con acqua liquida negli oceani e ossigeno nell'atmosfera. Questo è sia magnifico sia terribile, perché stiamo scoprendo che, proprio come il corpo umano ha una durata di vita limitata, così è anche per l'ecosistema della Terra. E' nato in tempi remoti, morirà, un giorno nel futuro, quando il Sole sarà diventato troppo caldo perché il meccanismo di equilibrio mantenga la Terra viva. E questo potrebbe avvenire molto prima se continuiamo a trafficare col sistema.

Ma, a differenza dell'astronomia e della medicina, non abbiamo immagini che, da sole, ci possano portare il significato dell'incredibile complessità dell'ecosistema. I dati e le scoperte che stanno creando questa rivoluzione sono nascosti in riviste accessibili solo a pagamento e resi misteriosi dal linguaggio arcano usato dagli scienziati. Abbiamo solo un nome, “Gaia”, come termine che descrive in una sola parola tutto il significato di una rivoluzione scientifica. Ma se cercate sul Web qualcosa che possa trasmettere il vero significato del termine, lo fareste in vano. Come rappresentereste un intero pianeta, un intero ecosistema, con qualcosa che si possa afferrare al volo?

Alla fine, il meglio che sono riuscito a trovare è una vignetta che mostra Gaia nel suo doppio ruolo di madre e di datrice di morte; divertente e crudele allo stesso tempo, in effetti magnifica e terribile, proprio come è tutto nell'Universo.


Originale di Humon @ DEVIANTART. Adattata da Rupo.






















sabato 5 ottobre 2013

Le 20 cose (importanti) che a scuola di economia non mi hanno insegnato - parte I

di Nate Hagens

Da “The Oil Drum”. Traduzione di Girolamo Dininno (Peak &Transition Translators Team) 

Ventun anni fa, ho conseguito un MBA (Master in Business Administration) con lode all'Università di Chicago. Il mondo diventò la mia ostrica, o così mi sembrava. Per molti anni ho avuto prestigio secondo i parametri comuni al giorno d'oggi: alte buste paga, belle auto, viaggi in luoghi esotici, ragazze, novità e, cosa forse più importante di tutte, rispetto per il fatto di essere un membro “di successo” della società. Però risulta che la mia carriera nella finanza, breve come doveva essere, capitò verso la fine di un'era in cui i segnali finanziari sarebbero stati sempre più disaccoppiati dalla realtà la quale erano stati creati per rappresentare. La mia capacità di creare più cifre da alcune altre cifre (o almeno di venderne la possibilità) mi permetteva di avere successo in un sistema finanziario “turbo” che sarebbe schizzato alle stelle durante i 20 anni successivi. Per un breve periodo, sono stato nel 1% (e ancora lo sono, in relazione a 'tutti gli umani che siano mai vissuti'), il che mi ha permesso di scavare un po' più in profondità in quello che stava davvero succedendo (perché ho smesso di lavorare, e per 10 anni ho avuto tempo di leggere e riflettere sulle cose). Risulta che che l'intero sistema finanziario, e quindi anche la mia carriera, erano basati su alcune ipotesi errate che 'funzionavano' bene nel breve periodo, ma che sono diventate obsolete da un bel po'; il che mette le società seriamente a rischio. Il 30% circa degli studenti universitari che si immatricolano oggi scelgono una disciplina di economia o affari; però occuparsi di business senza conoscere biologia, ecologia e fisica significa non cogliere alcuni principi basilari. Di seguito, ecco il mio elenco – troppo lungo, ma anche troppo corto – delle cose importanti che non mi sono state insegnate a scuola di economia.

Il Cieco e l'Elefante, di Rudyard Kipling

Il business as usual come lo conosciamo, mosso e guidato dall'economia e misurato e valutato da parametri finanziari, sta vivendo i suoi spasimi di morte. Questo saggio apparirà come una critica nei confronti della finanza e delle scuole economiche nazionali (e globali); ma è anche una critica rivolta all'intero sistema educativo. In tutti i casi, fisici, idraulici e contadini non hanno la stessa influenza dei finanzieri sugli obiettivi culturali e sulla narrazione dei nostri tempi, e in questo senso un vero e proprio esame dei presupposti centrali che guidano la società lo attendiamo da tempo. Ma prima di elencare quel che non ho imparato studiando per il mio MBA, devo essere onesto. Certamente ho imparato cose di grande valore per le acque in cui mi sarei trovato a nuotare in futuro: statistica, regressione, come presentare in modo professionale, come condurre le riunioni, ed alcuni utili concetti di marketing. Naturalmente, come per qualunque studente di 20 anni e qualcosa, la metà del valore della scuola consiste nell'imparare a interagire col gruppo di persone che saranno i tuoi pari, e nelle relazioni e nei contatti che si sviluppano; inoltre, l'ufficio di collocamento della scuola fu di grande aiuto quando si trattò di cercare e trovare un lavoro.

Mi impressionò più di tutti la cultura della Salomon Brothers, in cui finii nel settore Investimenti Privati, dove in pratica lavoravamo come agenti di cambio per conto di gente super-ricca (da stagista, nel 1993, non mi era permesso di visitare nessuno al di sotto di un valore di 50 milioni di dollari). Quando la Salomon chiuse quell'ufficio, trovai un lavoro simile alla Lehman Brothers. Lì avevo la crescente sensazione di essere uno strapagato venditore di automobili, così dopo due anni mi licenziai per iniziare a lavorare per un cliente a sviluppare algoritmi di trading di merci, finché non avviai il mio proprio piccolo fondo. Col passare del tempo però, anziché commerciare o tentare di far crescere il mio business, mi ritrovavo sempre più spesso a leggere di petrolio, di storia, di evoluzione, di argomenti ecologici. Mi seccava molto che le 'esternalità' non avessero un prezzo da inserire tra merci e profitti. Un giorno, durante una passeggiata, mi convinsi che quel che stavo facendo era spiritualmente vacuo, e nonostante la necessità di pagare le bollette iniziai ad accorgermi di essere più interessato a capire come funzionava il mondo e magari a fare qualcosa per migliorarlo. Nel 2002 restituii il denaro ai miei clienti, e in parole povere partii per un viaggio di 2 anni con il mio cane e un'automobile piena di libri. Alla fine feci un Dottorato in Risorse Naturali, ma come molti di voi il mio vero titolo di studio l'ho ottenuto su questo sito (The Oil Drum, ndt) interagendo con le tante e varie persone che ho incontrato e che continuo a chiamare amici e mentori; continuo a lavorare per rendere migliore il futuro vicino e lontano, nonostante le scarse probabilità di successo, e vivo in una piccola fattoria nel Wisconsin. In seguito, qualche dettaglio in più su questo.

In questi anni che son passati, la società moderna è diventata un folle miscuglio di ansia, incertezza e preoccupazione. Molti di noi riconoscono intuitivamente che abbiamo costruito una abnorme macchina di Goldberg che, per una serie di ragioni, potrebbe non farcela a sfornare beni e servizi per i prossimi 30-40 anni. La colpa di tali prospettive di declino la diamo a questa o a quell'altra parte della popolazione – i Repubblicani, gli ambientalisti, i ricchi avari, i poveri pigri, gli immigrati, i liberisti...; ce la prendiamo con questo o quell'altro paese o partito politico – i socialisti cattivi, i capitalisti senza cuore, i cinesi, i siriani, gli europei. Guardiamo in televisione e leggiamo su internet le ultime notizie che influenzano il nostro mondo, eppure non ci fidiamo completamente dei collegamenti. Ma alla base di tutto, prima e dopo, restano alcuni principi di base, che nelle nostre scuole vengono insegnati, se mai, solo in modo frammentario. Qui sotto c'è un breve elenco dei 20 concetti che sostengono gli “affari” globali oggigiorno. Devo notare che, se fossi un venticinquenne in procinto di iniziare i miei studi in economia, impaziente di ottenere un lavoro ben remunerato tra un paio d'annetti, non crederei a quanto segue, anche se avessi tempo o voglia di leggere (e probabilmente non ne avrei).

20. Le 'leggi' dell'economia sono state create durante un periodo non ripetibile della storia umana, e basate su di esso.


“Avevo trovato un errore. Ero sconvolto, perché ero andato avanti per 40 anni o più con la prova convincente che tutto stava funzionando eccezionalmente bene.” Alan Greenspan, testimonianza al Congresso USA, ottobre 2011


Il grafico sopra mostra la storia del nostro pianeta su tre scale. La linea in alto è su scala temporale geologica: il minuscolo settore in nero all'estremità destra è allargato nella seconda linea, e di nuovo la parte in nero in fondo a destra di questa è allargata nella terza linea, che mostra gli ultimi 12000 anni. Noi e il nostro ambiente siamo il prodotto di questa storia evolutiva. La nostra vera ricchezza ha origine dall'energia, dalle risorse naturali, dai meccanismi degli ecosistemi che si sono sviluppati durante le ere geologiche. I principi del nostro comportamento si sono formati e perfezionati in base a 'quel che funzionava' in tutte e tre le epoche del grafico (ma più che altro nelle prime due). La linea scura in basso rappresenta la popolazione umana, ma potrebbe rappresentare anche il prodotto economico, o l'uso di combustibili fossili, essendo stati questi valori molto ben correlati lungo questo periodo.

Le 'teorie' economiche su cui si basa l'attuale società sono state sviluppate esclusivamente durante il breve periodo chiamato 'A' nel grafico, su un pianeta ancora ecologicamente vuoto di sistemi umani, mentre quantità sempre maggiori di una energia fossile straordinariamente potente venivano impiegate per la prima volta in un sistema economico globale in espansione. Per decenni, le economie umane hanno mostrato di seguire un chiaro percorso di crescita, interrotto solo da brevi recessioni seguite da riprese. Ciò ha fatto sembrare, a tutti gli effetti, che sia la crescita dell'economia sia la crescita della ricchezza individuale aggregata fossero qualcosa di simile a una legge naturale – per lo meno, così insegnano le scuole di economia. La verità è che l'andamento umano (passato e futuro) non è una linea retta, ma somiglia a una polinomiale, con lunghi rami diritti, verso l'alto e verso il basso, qualche periodo ondulato nel mezzo, e alla fine stabilizzata su valori limitati. La nostra cultura, le nostre istituzioni, e tutte le nostre assunzioni sul futuro sono state sviluppate durante un lungo ramo ascendente di questa curva. Dal momento che tale periodo di andamento 'diritto' è durato più a lungo di una vita umana media, il nostro focus biologico, che è sul presente piuttosto che sul futuro o sul passato, ci rende difficile immaginare che la verità sia un'altra.

La scienza basata su prove e dimostrazioni, quella dei campi tipo biologia e fisica, è stata messa ai margini durante questo lungo periodo in cui si è confusa la 'correlazione' con il 'rapporto di causa-effetto'. E' una svista che si incontra dovunque, non solo nella finanza e nell'economia, ma anche in molte altre scienze sociali che nel corso delle ultime due generazioni hanno fornito le spiegazioni 'di massima' e 'di dettaglio' su individuo e società. In natura, le anatre volano a sud in inverno e a nord in primavera; lo fanno in base ai segnali che gli arrivano da alcuni neurotrasmettitori, perfezionati nel corso dell'evoluzione, i quali hanno contribuito e contribuiscono alla loro sopravvivenza come individui e come specie. “Volare a nord in primavera” è la spiegazione di massima, o approssimativa; “meccanismi neuro-chimici aventi lo scopo di massimizzare il rapporto 'cibo (energia) / sforzo', contribuendo così alla sopravvivenza” è la spiegazione di dettaglio, o esatta. A scuola di economia mi veniva insegnato che i mercati “vanno verso nord” spinti dall'inventiva, dalla tecnologia e dal profitto: spiegazione che mi sembrava vuota, anche se è risultata valida per gran parte della mia vita. Le scienze sociali hanno sempre reso grandi spiegazioni sul COSA del nostro comportamento, ma le descrizioni sul PERCHE' siamo quel che siamo e sul COME siamo arrivati a questa vasta e impressionante civiltà industriale sono ancora di là da venire nel percorso della scienza convenzionale. Attualmente è l'economia (col suo sottoinsieme della finanza) la scienza sociale che guida lo sviluppo della nostra cultura e delle nostre istituzioni, anche se ormai solo per inerzia.

19. E' l'economia ad essere un sottoinsieme dell'ambiente, e non viceversa.

Se distruggi qualcosa di rimpiazzabile creato dall'uomo, ti chiamano 'vandalo'; se distruggi qualcosa di non rimpiazzabile creato da Dio, ti chiamano 'sviluppatore'. Joseph Wood Krutch
Quando ti trovi a indicare la capacità stessa della Terra di sostenere la vita col nome di “esternalità”, forse è il momento di riconsiderare la tua teoria. Herman Daly

Secondo i testi classici di economia e finanza, l'ambiente naturale è solamente un sottoinsieme di un'economia umana più grande. Una descrizione meno antropocentrica (e più corretta) è invece che le economie dell'uomo sono solamente un sottoinsieme dell'ambiente naturale. Nonostante l'ovvietà di ciò, attualmente tutte quelle cose che non influenzano direttamente i prezzi di mercato restano al di fuori del sistema economico; e il loro valore 'attivo' è semmai dato da un'imposizione governativa, oppure da un individuo particolare, e non dal sistema culturale nel suo complesso. Un famoso studio uscito su “Nature” ha mostrato che il valore totale dei 'servizi degli ecosistemi' (quei processi fondamentali forniti dall'ambiente all'umanità, come aria pulita, cicli idrologici, biodiversità , eccetera), tradotto in termini monetari, era calcolabile tra il 100 e il 300% del Prodotto Interno Lordo globale. Eppure, il mercato considera questi servizi come garantiti e gratuiti, e non dà loro valore alcuno! La ragione sta in parte nel fatto che gli impatti negativi delle esternalità di mercato non sono immediati, e con i nostri alti tassi di sconto (vedi sotto) i 'benefici' nel breve periodo pesano sempre più dei 'costi' astratti di chissà quale momento del futuro.

La conquista sociale della Terra da parte dell'umanità ha portato con sé alcune 'esternalità' spiacevoli. Stiamo subendo la Sesta Grande Estinzione, il che non dovrebbe stupire dato che gli esseri umani e loro animali d'allevamento insieme pesano quasi 50 volte in più della fauna selvatica. Da sola la nostra specie si appropria di più del 30% della produttività primaria netta del pianeta (ci si può chiedere: come possiamo usare il 30% dell'energia dal sole, e pesare 50 volte gli altri vertebrati? La risposta è, come vedremo, nell'uso dei combustibili fossili). Ecco un breve elenco degli impatti deleteri che non vengono considerati nella formazione di prezzi e costi di mercato: inquinamento atmosferico, inquinamento delle acque, produzione animale industriale, pesca eccessiva (il 90% del pesce oceanico è scomparso), rifiuti nucleari, perdita di biodiversità, resistenza agli antibiotici; forse il peggiore è la minaccia del cambiamento del clima e dell'acidificazione degli oceani (gli umani, bruciando enormi quantità di carbonio fossile, stanno influenzando i sistemi bio-geo-chimici globali in maniera profonda e a lungo termine).

Siccome il successo si misura per mezzo del PIL, del profitto e della 'roba', l'unico parametro che valuta tali 'esternalità' è il senso di sconfitta, di inquietudine e di angoscia da parte della gente che vi pone attenzione. Tale perdita al momento non viene quantificata da chi è al potere. In passato, la società si è organizzata ed ha introdotto regole e limitazioni per le esternalità solo quando c'è stata una 'pistola fumante', come ad esempio nel caso dei clorofluorocarburi, del DDT, della benzina al piombo; ma questi esempi, per quanto seri fossero, non erano temi tabù per l'intera economia umana.

18. L'energia è quasi tutto

Senza risorse naturali, la vita stessa è impossibile. Da quando nasciamo a quando moriamo, sono risorse naturali, trasformate per l'uso umano, a nutrirci, vestirci, darci riparo e trasportarci. Dipendiamo da esse per qualunque necessità materiale, agio, comodità e protezione nelle nostre vite. Senza risorse abbondanti, la prosperità non è raggiungibile. Gifford Pinchot, “Breaking New Ground” (1998), 505

In natura, tutto funziona grazie all'energia. I raggi solari si combinano con suolo e acqua per far crescere i vegetali (produttività primaria). Gli animali si nutrono di vegetali. Animali si nutrono di altri animali. A qualunque livello di questo processo, c'è una quantità di energia in ingresso, una quantità di energia in uscita, e del calore di scarto. Ma alla base c'è sempre dell'energia in entrata. Niente può vivere senza un tale flusso. Allo stesso modo, l'uomo e i suoi sistemi fanno parte della natura; anche alla base della nostra piramide trofica c'è energia in ingresso, per il 90% circa sotto forma di carbonio fossile. Qualunque bene, servizio, transazione venga conteggiata nel nostro PIL ha bisogno di un input di energia come prerequisito. Non ci sono eccezioni. Non importa come scegliamo di costruire una tazza, se di legno, di cocco, di vetro, d'acciaio o di plastica: il processo avrà bisogno di energia. Senza energia primaria, non esisterebbe tecnologia, né cibo, né medicine, né microonde, né condizionatori, né auto, né internet, nulla.


L'andamento di lungo periodo del prodotto umano (PIL) è altamente correlato con il consumo di energia primaria. Per un certo tempo (dagli anni '50 ai '90 dello scorso secolo) i miglioramenti di efficienza, specialmente negli impianti a gas naturale, hanno fatto da contrappeso all'aumento del fabbisogno energetico contribuendo all'aumento del PIL, ma nel tempo essi sono diminuiti fino ad avere oggi scarso effetto. A partire dal 2000, il 96% dell'aumento del PIL può essere spiegato con l'aumento di uso di energia. (Per altri dettagli e spiegazioni sul punto, vedere "La crescita verde – un ossimoro"in inglese, ndt). Alcuni economisti delle risorse hanno sostenuto che andamenti di consumo energetico ed economia avessero iniziato a disaccoppiarsi a partire dagli anni '70, ma quel che è successo in realtà è stato solo lo spostamento dei processi industriali in capo a terzi (outsourcing) e verso località meno care. Se si tiene conto dei trasferimenti di energia inglobati (embedded) nei beni finiti e nelle importazioni, non c'è una sola nazione al mondo in cui consumo di energia e PIL non siano correlati. Risulta che è l'energia, non i dollari, ciò che dobbiamo mettere in conto e spendere. Semplicemente, l'energia è la capacità di compiere del lavoro. Quanto lavoro, lo vediamo più avanti.


17. Non è stata la tecnologia il principale elemento motore di ricchezza e produttività, bensì l'energia a basso costo.

La quantità di energia chimica potenziale che si rende disponibile quando bruciamo le cose (ad esempio legna) è impressionante, se la confrontiamo con l'energia che forniamo ai nostri corpi sotto forma di cibo; i combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) bruciano ancora più intensamente, e sono al contempo molto più semplici da immagazzinare e trasportare. Abbiamo imparato in fretta che usando un po' di questo calore per compiere del lavoro avremmo potuto trasformare massicciamente quel che eravamo in grado di fare. Un barile di petrolio, dal prezzo attuale di poco più di 100 dollari, fornisce 5.700.000 BTU o 1700 kWh di lavoro potenziale. A una media di 600 Wh per giornata, un uomo medio dovrebbe lavorare 2833 giorni, o 11 anni, per generare la stessa quantità di lavoro. Al salario medio orario statunitense, fanno circa 500 mila dollari di lavoro, che possono essere sostituiti dall'energia potenziale di un solo barile da 100 dollari. All'insaputa di gran parte dei procacciatori di azioni e obbligazioni di Wall Street, è questo il vero “Affare”.

La stragrande maggioranza dei nostri processi e attività industriali sono risultato di questo 'Affare' o 'scambio'. Usiamo enormi quantità di energia a bassissimo costo per compiti che l'uomo prima svolgeva manualmente; e ne abbiamo inventati innumerevoli altri. Ogni volta, si è trattato di uno scambio decisamente inefficiente in una prospettiva energetica (l'uso di energia è molto più alto); ma, ancor più decisamente, di uno scambio profittevole in una prospettiva di società umana. Per esempio, a seconda dei limiti, spostandosi in automobile su una strada asfaltata si impiega da 50 a 100 volte più energia che facendolo a piedi, però si arriva a destinazione 10 volte più in fretta. A questo “Affare” dobbiamo in larga parte qualche combinazione di: stipendi più alti, profitti maggiori, merci meno care, popolazione più numerosa. L'americano medio attualmente consuma combustibili fossili per un equivalente di 60 barili di petrolio all'anno, un 'sussidio' derivante da piante e processi geologici antichissimi per un ammontare pari a circa 600 anni di suo lavoro prima della conversione. Anche considerando l'intera popolazione mondiale di 7 miliardi di persone, ciascun kWh umano è sostenuto da oltre 90 kWh di energia fossile; tra le nazioni sviluppate (facenti parte dell'OCSE) questo rapporto è 4-5 volte tanto.

La tecnologia agisce da supporto, sia inventando nuovi metodi creativi per convertire l'energia in (utili?) attività e beni per il consumo umano, e sia, ogni tanto, permettendo di usare o estrarre l'energia in modo più efficiente. Anche tutti quei servizi che possono sembrare indipendenti dall'energia in realtà non lo sono: ad esempio, l'uso di computer e smartphone è responsabile complessivamente del 10% del nostro consumo totale di energia, se consideriamo i server e tutto il resto. Certo, la tecnologia può creare prodotto interno (PIL) senza incidere sul consumo energetico, permettendo un uso più efficiente dell'energia, però:
a) la gran parte dei miglioramenti di efficienza energetica teoricamente possibili sono già avvenuti;

b) l'energia così risparmiata viene spesso riutilizzata nel sistema da qualche altra parte per aumentare la domanda e i consumi, così il risultato è un aumento del fabbisogno totale di energia primaria (paradosso di Jevons ed effetto rimbalzo).

Nonostante la potenza dello 'scambio', è facile che i benefici da esso derivanti vengano ribaltati. Anzitutto, aumentando a dismisura l'apporto di energia, anche se a basso costo, la crescita di salari e benefici tende a diminuire. Ma soprattutto (ed è quel che è successo negli ultimi dieci anni circa), con l'aumentare del prezzo dell'energia i benefici dell'”Affare” cominciano a calare. Il grafico qui a destra (fonte, pagina 18) mostra come al raddoppiare o triplicare del prezzo dell'energia il vantaggio di questo 'scambio' cala rapidamente. Ciò vale specialmente per i processi estremamente energivori, come ad esempio la produzione di alluminio o di cemento (il 30% dell'industria degli USA ricade in questa categoria). La riduzione del 'salario' può essere compensata solo in parte da misure di efficientamento o da snellimenti del processo produttivo, perché è l'”Affare” nel suo complesso ad essere fondato su grandi flussi di energia a basso costo. Sostanzialmente, i benefici che derivano alla società umana dai mastodontici depositi bancari che abbiamo scoperto nel sottosuolo sono quasi indistinguibili da una magia; eppure, col tempo siamo riusciti a confondere la Magia (energia a basso costo) con il Mago (tecnologia).

16. L'energia è un fattore speciale, non è sostituibile nella funzione di produzione, e ha una curva di costo di lungo periodo crescente.

Il petrolio è una risorsa rinnovabile, senza alcun valore intrinseco al di là del suo costo marginale... Non esistono fonti o depositi originali di ricchezza che debbano essere razionati con qualche criterio particolare... I mercati di capitale sono attrezzati per gestire l'esaurimento del petrolio... E' solo una questione di denaro. M.A. Adelman, professore di economia, MIT (fonte)

La fisica ci dice che l'energia è necessaria per la produzione economica e quindi per la crescita. Tuttavia, i testi di economia nemmeno menzionano l'energia tra i fattori che limitano o permettono la crescita economica. La teoria finanziaria standard (modello di crescita esogena di Solow, funzione di Cobb Douglas) postula che capitale e lavoro si combinano per creare il prodotto economico, e che l'energia è solo una merce generica in ingresso alla funzione di produzione, del tutto sostituibile come potrebbero esserlo un jeans di moda, degli orecchini, o del sushi. La verità è che ogni singola transazione che crei del valore nell'economia globale richiede anzitutto un input energetico: il capitale, il lavoro, le conversioni sono TUTTI dipendenti dall'energia. Ad esempio, il testo introduttivo di Frank e Bernanke (seconda edizione, 2004, pag. 48) così spiega gli aumenti di produttività: “... aumento di capitale per lavoratore, aumento del numero di lavoratori, e forse più importante di tutti, … miglioramenti nella conoscenza e nella tecnologia”. Da nessuna parte nella letteratura economica standard viene nemmeno lontanamente suggerito che il “miglioramento” tecnico di cui si parla sia, storicamente, collegato alla progressiva sostituzione dei muscoli umani e animali, alimentati dal sole, con sempre maggiori quantità di energia da carbone, petrolio e gas. Anche altri minerali e metalli sono in esaurimento o in peggioramento qualitativo e non possono essere (facilmente) sostituiti, perciò l'energia, nonostante la sua centralità (in quanto giacimenti a concentrazioni minori richiedono più sforzo per l'estrazione, in termini di gasolio e altro), non è l'unico fattore chiave limitante.

Apparendo simili a qualunque altra merce, nei modelli economici energia e risorse seguirebbero la stessa curva di costo decrescente che abbiamo imparato ad aspettarci da prodotti come tostapane e tazzine da caffè, per i quali miglioramenti tecnologici, delocalizzazioni di parti produttive in paesi meno cari ed economie di scala hanno permesso in generale una diminuzione del costo nel tempo. Anche l'energia ha seguito per un po' una curva simile; però, dato che le risorse di qualità elevata sono limitate, e che richiedono esse stesse altre risorse processate di elevata qualità per essere estratte e raffinate, alla fine la curva di costo per l'energia e per altri minerali e materie prime chiave comincia prima o poi a puntare verso l'alto. Questa 'visione duale' dell'energia in confronto alle normali merci è una delle principali sviste dei libri di economia. Riferito a gran parte degli scorsi 60-70 anni, tale errore è magari comprensibile, essendoci stato davvero un flusso continuo di energia a basso costo – il cui valore sembrava essere solo il suo costo in dollari. Per molti è ancora questa la visione del mondo imperante: i dollari, più importanti dell'energia.

Andamenti storici del costo di petrolio, carbone e gas naturale in Europa. Fonte: Rune Likvern

15. L'energia ha un costo in termini energetici, che può essere molto diverso dal segnale di prezzo monetario.

E' appropriato concludere che, finché il sole splende sul nostro bel pianeta, la stima corretta dell'effetto frenante sull'economia da parte dell'aumento di entropia sia zero. William Nordhaus
Le leggi dell'economia sono come quelle dell'ingegneria. C'è solo un insieme di leggi, che funzionano ovunque. Una cosa che ho imparato lavorando alla Banca Mondiale è che quando qualcuno dice “Ma qui l'economia funziona in modo diverso”, sta per dire una sciocchezza. Lawrence H. Summers
… effettivamente, il mondo può andare avanti senza risorse naturali … a qualche determinato costo, è possibile rendere la produzione totalmente indipendente dalle risorse esauribili. Premio Nobel Robert Solow

In natura, per avere accesso a dell'energia (le loro prede), gli animali devono consumare dell'energia (calorie muscolari). Questo meccanismo di “ritorno sull'investimento” è un processo evolutivo fondamentale che ha a che fare con metabolismo, accoppiamento, forza e sopravvivenza; gli organismi che riescono a sviluppare ritorni energetici elevati ottengono in cambio dei surplus di energia con cui resistere meglio alle minacce ed ai nemici naturali. Così è pure nel sistema umano: la quantità di energia che la società può 'spendere' liberamente è quella che rimane dopo aver 'pagato' l'energia e le risorse necessarie a raccogliere e distribuire quella quantità. Per le risorse esauribili, in genere viene seguita una logica di estrazione tipo “prima le migliori”: dallo sfruttamento superficiale per mezzo di setacci, alle indagini sismiche per individuare le faglie sotterranee, allo sfruttamento di giacimenti in acque profonde e sottosaline, alla fratturazione idraulica del tight oil, il ritorno energetico per unità di energia impiegata nel processo è nel tempo diminuito da più di 100 a qualcosa intorno a 10. Economisti e decisori, durante tutto questo periodo, hanno considerato solo il costo in termini monetari e la produzione lorda, giacché alla fine dei conti più denaro avrebbe 'creato' più energia. Ma l'energia netta può arrivare a un picco e iniziare a diminuire anche mentre l'energia lorda continua ad aumentare, e può effettivamente arrivare ad azzerarsi anche in presenza di grosse quantità di risorsa lorda ancora rimanente. Tutto quel che facciamo diventerà più caro se non riusciamo a ridurre il consumo energetico dei processi specifici più velocemente di quanto i prezzi crescano. Eppure, i testi di finanza continuano a trattare l'attività economica come una funzione della creazione infinita di denaro, più che come funzione delle risorse limitate e dei flussi finiti di energia.

A sinistra: in giallo il costo di produzione di pareggio per le grandi imprese petrolifere occidentali, sovrapposto alla produzione di greggio OPEC / non OPEC. Fonte: IEA, relazione 'Higher long term prices required for troubled industry' (Prezzi di lungo periodo più alti richiesti per un'industria in crisi), Goldman Sach, aprile 2013. A destra: produzione totale di petrolio da parte delle grandi imprese petrolifere occidentali (fonte).

A prescindere totalmente da quel che dice l'etichetta del prezzo, ci vogliono circa 245 kilojoule per sollevare 5 kg di petrolio attraverso 5 km di sottosuolo fino in superficie. Costi biofisici di questo tipo si applicano a qualunque tecnologia di raccolta ed estrazione di energia che abbiamo a disposizione, solo che per comodità essi sono sempre tradotti in termini finanziari. Dopotutto sono in dollari (o euro, o yen, o renminbi) le quantità che il sistema cerca di ottimizzare, no? Però, i fabbisogni fisici non cambiano quando il numero di cifre nel sistema bancario mondiale aumenta, o diminuisce, o sparisce del tutto. Sebbene siano la nostra primaria fonte di benessere, i combustibili fossili si sono generati tanto tempo fa, e nell'approfittare della loro abbondanza noi non siamo tenuti a pagare il prezzo della loro formazione ma solo quello della loro estrazione. Nonostante l'enorme quantità di energia solare che incide sulla Terra ogni giorno, dobbiamo consumare (considerevoli) risorse reali per raccoglierla e convertirla in forme e luoghi dove possa essere utilizzata.

La sostanziale differenza tra il “lordo” e il “netto” si manifesta nella sfera finanziaria per mezzo dei costi. A prescindere da come misuriamo nominalmente il PIL (pietre preziose, o dollari, o cifre, o oro), una percentuale crescente dei costi sarà destinata al settore energetico. Se l'unico obiettivo è la crescita del PIL, possiamo continuare ad aumentare la produzione energetica lorda individuando e sfruttando giacimenti di combustibili fossili sempre più in profondità, ma alla fine arriveremo a un punto in cui la nostra intera infrastruttura alimentare, sanitaria e di intrattenimento sarà unicamente al servizio di una gigantesca operazione mineraria. Con la tendenza attuale, l'esaurimento energetico implica che le spese in energia passeranno dal 5% dell'economia al 10-15% o più. Oltre ai problemi ovvi che questo causerà, c'è anche il fatto che ci troveremo a usare energia di minor qualità: mentre il petrolio aumenta di prezzo, lo stiamo sempre più rimpiazzando con carbone e legna. Nei paesi in cui la capacità di spesa è crollata (vedi Grecia), già si stanno abbattendo i boschi per riscaldare le abitazioni in inverno. L'attenzione delle società dovrebbe essere puntata sull'energia netta, e invece la maggioranza delle persone non ne ha mai sentito nemmeno parlare.

14. Gli strumenti monetari e finanziari sono solo degli indicatori del capitale reale.

Alcune cose materiali mi rendono la vita più gradevole; ma molte altre no. Mi piace possedere un costoso aereo privato, ma avere una mezza dozzina di case sarebbe un peso. Troppo spesso accade che una collezione di averi e possedimenti finisca per possedere chi la possiede. A parte la salute, la cosa che ha più valore per me sono le amicizie interessanti, varie e durature. Warren Buffet, “The Giving Pledge


Un po' del mio “capitale reale”. Capitale naturale: il mio giardino, con alberi, sole, acqua. Capitale sociale: questi sono due dei miei cani, ma allo stesso modo i miei amici, i contatti, i rapporti familiari. Capitale costruito: la nostra casa, con acqua calda solare, seghe a motore, una pianta di aloe vera, e un banco da lavoro. Capitale umano: la mia salute e le mie abilità (saper riconoscere i funghi commestibili), la salute e le abilità di mio padre (è un dottore, sa coltivare verdure).

Accumulare denaro in un conto corrente bancario è come per gli animali accumulare riserve di grasso – ma in realtà è un'altra cosa, perché si tratta solo di un indicatore del grasso: un beneficio calorico accumulato per il futuro, interpretato in un sistema socio-cuturale legato ad indicatori creditizi e monetari. A scuola di economia (e a Wall Street) ci insegnavano che la crescita di lungo periodo di un'azione intorno al 10% ogni anno è qualcosa di simile a una legge naturale; ma risulta che la verità è ben diversa. Azioni ed obbligazioni sono esse stesse dei “derivati” del capitale primario (energia e risorse naturali) che si combina con la tecnologia per produrre il capitale secondario (trattori, edifici, attrezzature e così via). Il denaro e gli strumenti finanziari perciò sono capitale terziario, senza alcun valore: è unicamente il sistema sociale ad attribuirgli un valore, e questo sistema è basato sul capitale naturale, costruito, sociale e umano. E nell'attuale sistema di “credenze” (cioè quel che le persone ritengono di possedere) tale valore è parecchio scollegato dal “capitale reale” sottostante.

13. Il denaro viene creato dal nulla da parte delle banche commerciali (depositi e debiti sono creati contemporaneamente).

Se le società hanno bisogno di 'energia', gli individui hanno bisogno di denaro per eseguire scambi e transazioni di cose che l'energia offre. Ma cos'è il denaro? Di sicuro non l'ho imparato a scuola di business, né in alcuna lezione di materie economiche. Semplificando al massimo, il denaro è un diritto su una certa quantità di energia. Quando il sistema economico si stava avviando, agli inizi del 1900, il suo fattore limitante era il denaro (non l'energia, né le risorse): avevamo così tanta ricchezza stipata nei conti correnti delle nostre banche naturali di risorse, che cercavamo la maniera di sovralimentare l'economia perché chiunque dotato di capacità, prodotti e ambizione avesse la possibilità e il modo di intraprendere un'iniziativa produttiva. Fu in questo periodo che le banche entrarono in servizio: aveva senso aumentare il flusso di denaro, per farlo corrispondere al prodotto dell'economia, dato che con scarso denaro non si riusciva a esprimere la 'potenza' produttiva necessaria a soddisfare un mondo affamato. Individui e imprese affidabili adesso potevano ottenere prestiti da parte di banche commerciali, le quali avevano l'obbligo di mantenere una piccola porzione dei loro beni come riserve presso una banca centrale. E la cosa funzionò alla grande. Correlazione = causa, e tutta quella roba lì.

Ci hanno insegnato a considerare il processo di creazione del credito come una serie di 'intermediazioni' bancarie successive, attraverso le quali un deposito iniziale passa di mano nel sistema bancario e crea denaro aggiuntivo per mezzo di un moltiplicatore. In altri termini, le banche non possono creare del credito per loro iniziativa, ma vivono su qualche ricchezza creata altrove. Questo è vero più o meno per il 5% del denaro in circolazione; la realtà, valida per più del 95% del denaro che viene immesso nell'economia, è molto diversa. Il concetto standard di prestito implica un trasferimento dell'uso esclusivo di un bene, già esistente, da qualche altra parte; invece il nuovo concetto 'esteso' di credito bancario non prevede la rimozione e lo spostamento di potere d'acquisto o di diritti su risorse da un posto a un altro dell'economia. Poiché l'attività bancaria è basata sui capitali, e non sulle riserve, una banca può concedere un prestito ogni volta che un cliente (provatamente) affidabile ne faccia richiesta, e non solo quando ha riserve in eccesso. Quindi, il sistema bancario della “riserva frazionaria” insegnato nei libri e tanto demonizzato nella blogosfera non è una definizione esatta. Io l'ho appreso solo intorno al 2007. Le banche non prestano denaro: lo creano.

12. Il debito è un trasferimento inter-temporale non neutro.


Il grafico di sinistra mostra il disaccoppiamento tra il PIL e il debito aggregato non finanziario. Ogni anno, dal 1965 in poi, il debito è cresciuto più del PIL. Il grafico di destra mostra l'inverso: quanto aumenta il PIL per ogni nuovo dollaro preso a debito (è la produttività decrescente del debito).

(Nota: io uso i termini “credito” e “debito” indifferentemente, nonostante creditore e debitore siano soggetti opposti.)

Dei circa 60.000 miliardi di dollari di denaro complessivo oggi circolanti negli Stati Uniti, appena 1000 miliardi sono moneta fisica. Il resto può essere considerato “debito”, cioè rappresenta in qualche modo un titolo, una possibile rivendicazione di qualcuno, un diritto (aziendale, domestico, municipale, governativo...). Se il contante è un diritto su energia e risorse, aggiungerci del debito (a partire da una posizione di nessun debito) diventa un diritto su energia e risorse future. Nei libri di finanza, il credito è un concetto economicamente neutro, né buono né cattivo: solo uno scambio tra due parti, che scelgono il momento in cui consumare e si scambiano tale preferenza temporale. (In finanza aziendale, ci hanno insegnato che, grazie alla deducibilità degli interessi, è preferibile indebitarsi piuttosto che usare capitale proprio quando si è in presenza di tassazione; ma nel mondo reale, con mercati di capitale aperti e crediti circolanti, un Amministratore Delegato quasi sempre preferisce usare il debito se ne ha la possibilità. E infatti è quel che fanno gli AD.) Tuttavia, quando un debito / credito viene emesso, accadono alcune cosette che ne rendono l'impatto molto diverso da quel che c'è scritto nei libri.

  1. Nel corso del periodo di validità del debito (specialmente su un pianeta affollato), l'energia e le risorse più facili e di miglior qualità vanno man mano esaurendosi, rendendo in generale l'energia (e quindi tutto il resto) più cara sia per il creditore sia per il debitore. Chi sceglie di risparmiare (per consumare in futuro) viene “gabbato” da chi sceglie di consumare subito indebitandosi. In qualche punto del futuro, qualche creditore si vedrà restituito meno di quel che ha prestato, o nulla affatto (si tratta di capire “chi” e “quando”...).
  2. Per timore che la domanda aggregata cali, è necessario emettere sempre più debito al fine di compensare i benefici decrescenti dell'”Affare” (scambio tra lavoro umano e energia fossile).
  3. Nel tempo, consumiamo di più di quel che investiamo in nuova capacità produttiva, e questo abbassa la produttività del debito (= quanto PIL si ottiene da ogni dollaro di debito aggiuntivo) nel tempo. Quando ogni dollaro di debito aggiuntivo crea un dollaro di PIL (o quasi), è più o meno come sostengono i libri, cioè un compromesso di preferenze temporali tra creditori e debitori; quando la produttività del debito è alta, si sta trasformando ed estendendo la ricchezza in forme diverse di ricchezza futura (ad es. si trasforma energia in stabilimenti produttivi); ma quando la produttività del debito è bassa (o vicina allo 0 com'è il caso adesso), il nuovo debito è semplicemente un trasferimento da una ricchezza a un reddito. E' quel che sta accadendo in tutti gli stati del mondo, a diversi gradi. Ad esempio, dal 2008 le nazioni del G7 hanno aumentato il loro Prodotto Interno Lordo nominale di 1000 milioni, aumentando al contempo il debito di 18000 milioni – senza contare le riserve patrimoniali a garanzia.

Insomma, il debito può essere visto in due modi: 1) da una prospettiva di ineguaglianza della ricchezza, per ogni debitore c'è un creditore, è un gioco a somma zero; 2) tutti i debiti sono diritti su energia e risorse naturali necessarie a a) supportare tali stessi diritti b) ripagare il capitale. (Ricordate gli italiani: Gini e Ponzi).

11. Energia e denaro sono interscambiabili solo nel breve periodo.

Come l'energia è vitale per il sistema finanziario, così la finanza (specialmente adesso) mantiene attivo il flusso di energia primaria – però a un prezzo. Si genera PIL combinando energia primaria e materiali per tirar fuori prodotti o servizi, ma c'è bisogno del denaro per pagare questi beni. Nel breve e medio periodo, il denaro funziona come l'energia: possiamo usarlo per contrattare e pagare quel che vogliamo, incluse l'energia e la produzione di energia. Ma nel lungo periodo, l'unico vero motore della macchina è il ”consumo di energia”, il che significa che il vero costo capitale è fatto di energia e risorse naturali – e accelerare la creazione di credito nasconde piuttosto bene questa realtà. Il credito in sé non crea energia, però permette che l'estrazione di energia continui, e consente i prezzi molto (e necessariamente) più alti rispetto al caso di assenza di credito. Da qualche parte negli ultimi 40 anni abbiamo varcato la soglia di passaggio del sistema dalla situazione di “non abbastanza denaro” a quella di “non abbastanza energia a basso costo”, che a sua volta significa maggior fabbisogno di denaro. Oltre questa soglia, il credito in più ha aggiunto magnetite al suo precedente ruolo di lubrificante. E' difficile da credere, ma se la società avesse vietato il debito intorno al 1975 (ad esempio richiedendo alle banche di possedere capitali e riserve per il 100%) oppure se l'offerta di denaro fosse stata rigidamente vincolata a qualche risorsa naturale (ad es. l'oro), la produzione globale di petrolio e il PIL globale probabilmente avrebbero raggiunto un picco 20 o 30 anni fa (ed oggi ne avremmo ancora qualche rimanenza in più della porzione al di sotto di 50 dollari al barile).

Un esempio può aiutare a chiarire. Immaginate 3000 elicotteri che lanciano un miliardo di dollari in contante ciascuno sopra diverse comunità in giro per il paese (3000 miliardi di dollari in tutto). I cittadini che arrivano sul posto prima di tutti riempiono i loro zaini e diventano da un momento all'altro milionari; molti altri si impossessano di considerevoli somme da spendere, ancor più sono quelli che si ritrovano a caso centinaia di dollari infilati sul recinto o nelle fessure di casa, mentre un'alta percentuale della popolazione, lontana dalle zone di caduta del denaro, non ottiene nulla. L'effetto netto è un aumento del consumo di energia, dato che i nuovi ricchi acquistano automobili, fanno viaggi, e in generale consumano di più. Il ritorno energetico (EROEI) dei giacimenti petroliferi nazionali non cambia, ma le compagnie petrolifere possono praticare prezzi più alti ed estrarre petrolio più difficile perché l'economia è più forte, nonostante il fatto che quei 3000 miliardi siano stati creati dal nulla (o quasi). Quindi, il debito è aumentato, il PIL è aumentato, il prezzo del petrolio è aumentato, l'EROEI è rimasto uguale, qualcuno è diventato più ricco, e una grande percentuale della popolazione ha ottenuto poco o niente. Più o meno è quel che sta succedendo oggi nel mondo sviluppato.

I sistemi naturali possono forse crescere del 2-3% all'anno (le foreste esistenti negli USA aumentano il proprio volume del 2,6% all'anno). Questo valore può essere incrementato grazie alla tecnologia, all'estrazione del principio (carbonio fossile), al debito, o a qualche combinazione di questi. Attraverso la tecnologia, viene resa accessibile dell'energia che magari non sarebbe stata accessibile nemmeno in futuro; attraverso il debito, invece, viene resa accessibile immediatamente dell'energia che sarebbe stata accessibile in futuro, aumentandone l'economicità con garanzie e sussidi ed aumentando il prezzo che i produttori di energia ne ricavano. In questo senso, il debito agisce in maniera simile alla tecnologia nell'estrazione di petrolio. Nessuno dei due fattori (debito e tecnologia) è cattivo di per sé, ma entrambi favoriscono il consumo immediato, assumendo che il loro intervento sarà continuamente ripetuto nel futuro.
Il debito dà temporaneamente l'impressione che la produzione lorda di energia somigli a quella netta, dal momento che si consuma più energia a dispetto di prezzi elevati, e salari e profitti bassi. Inoltre la produzione energetica lorda si somma al PIL, poiché  ad esempio gli 80 $ e più al barile di costo di estrazione per il giacimento degli scisti di Bakken vengono spesi a Williston e nelle zone circostanti (la storia cambia se il petrolio è prodotto in Canada, o in Arabia Saudita). Però, nel tempo, quando la produzione energetica lorda aumenta e quella netta resta costante o diminuisce, cresce la percentuale dell'economia che dev'essere impiegata nel settore energetico. Già ora diversi laureati in biologia, ragioneria o gestione alberghiera si ritrovano a lavorare presso pozzi di petrolio. In futuro, importanti processi industriali e alcune parti dell'infrastruttura non energetica diventeranno troppo dispendiosi da mantenere in piedi.

Durante gli ultimi 10 anni il mercato globale del credito è cresciuto del 12% all'anno, spiazzando la crescita del PIL (appena 3,5% all'anno) mentre la produzione di greggio aumentava di meno del 1% all'anno. Siamo su tanti tapis roulant diversi, ma siamo talmente abituati a correre che il panorama non ci sembra cambiare granché. Per quanto l'energia abbia un ruolo fondamentale nella crescita, è l'accesso al credito che attualmente sostiene il sistema economico, in una specie di surreale e faustiano contratto di scambio. Finché i tassi di interesse (il costo governativo dei prestiti) si mantengono bassi e i partecipanti al mercato li accettano, questa situazione potrebbe andare avanti per parecchio tempo, mentre continuiamo a bruciare la prossima fetta di carbonio estraibile e si riduce il beneficio che otteniamo dall'”Affare”. Non mi aspetto che il monopolio governativo sul meccanismo del credito finisca; ma se succederà, sia la produzione sia il prezzo del greggio saranno un bel po' più bassi. Il denaro non può creare energia, può solo permettere di estrarla più velocemente.


Ad ogni modo, perché mai desideriamo energia e denaro?

Verso l'Homo Sapiens – Sceneggiatura per un film



 Nate Hagens imperversa sui blog italiani; anche su Aspoitalia.


Da “The Oil Drum”. Traduzione di MR

Di Nate Hagens

Per qualche anno, di sabato, theoildrum.com ha ospitato una discussione “Bivacco” - con un focus non sui grafici e le tabelle ma più sul collante della scienza sociale che collega i tanti soggetti che girano intorno all'energia, all'ambiente e alla società.

Piuttosto che un luogo dove trovare le risposte giuste, il forum era inteso come un bivacco in cui le persone interessate sulle più ampie implicazioni del nostro sistema umano potevano interagire alla pari in una conversazione multidisciplinare. Questa specie di “supervisione sistemica” è stata una uno dei punti più forti dell'eclettico mix di commentatori che hanno aiutato a rendere grande TOD. Abbiamo avuto il bivacco settimanale per un paio d'anni perché il dialogo era così variegato e ad alto livello.

Prima di sospendere il Campo, posso ancora sperare che ci saranno altre intuizioni dall'assemblea dei guru e pensatori che si intrattengono qui. Sotto fornisco un breve profilo della storia del homo sapiens in diversi “Atti” e poi chiedo ai lettori di theoildrum come potrebbe andare a finire. La gente dissentirà sui particolari, tuttavia è chiaro che la nostra attuale traiettoria è insostenibile. Siamo maledetti come specie, per determinati comportamenti che accompagnano l'esplosione del consumo e della popolazione, stiamo dimostrando di essere più intelligenti che saggi. Ci siamo trasformati in persone che risolvono problemi anziché visionari – o almeno, le nostre visioni hanno limiti che si misurano in tempi di vita umani, o forse solo in legislature. Con tutta questa concentrazione sul breve termine, perdiamo consapevolezza del faro più luminoso – nonostante il fatto che ci troviamo all'apice materiale ed energetico della civiltà industriale, produttività e scienza, non abbiamo una vera etica, nessun progetto, per la traiettoria a lungo termine della nostra specie e per gli ecosistemi del nostro pianeta. Le evidenze scientifiche mostrano rischi per l'esistenza per le specie, i mari, le foreste e la capacità di carico, essere allarmati è l'unica reazione non sociopatica. Ma questo allarme sarà sufficiente a farci star lontani dai disastri? Come possono avvenire le diverse cose nel mondo reale di dipendenza dal percorso, fortuna ed effetti emergenti? E la domanda più ampia – per quale fine stanno avvenendo oggi questi eventi precursori?

"Per dire, perché non trasformare questo sito in un Archivio?"

Fra le pieghe, seguendo una breve storia dell'homo sapiens, invito i lettori di theoildrum a condividere le loro visioni di come potrebbe essere un sistema umano (più) sostenibile; non ora e non nei prossimi 20-30 anni, a nel 2100 o in un lontano futuro.

Storia dell'evoluzione e dell'homo sapiens sulla Terra. Per coloro che preferiscono le animazioni:
Eccone una e un'altra (sopportate la pubblicità).

Ogni lettore qua sa dell'ascesa dell'Homo Sapiens. Ho scritto molto su questo durante gli anni. E' una lunga storia, e darò una versione con note più tardi, ma con una lente diversa.

Atto I – Vita, Mammiferi, Primati, Ominidi, Homo Sapiens... 

Molto tempo fa, molto di più di quanto gran parte di noi possa facilmente afferrare, si è formata la Terra e per miliardi di anni hanno dominato i processi geologici. Non appena il pianeta si è raffreddato è emersa la vita dal brodo primordiale. Ci sono stati altri eventi ugualmente straordinari che hanno cambiato il mondo e che hanno probabilmente comportato un forte elemento di fortuna. Uno è stato l'evoluzione della fotositesi, che ha dato alla Terra un'atmosfera ricca di ossigeno ed ha causato un'enorme estinzione di specie anaerobiche. Un altro è stato l'unione di due organismi dissimili monocellulari che hanno creato cellule ibride col DNA sia nucleare sia mitocondriale. Queste cellule ibride potevano fare qualcosa di speciale: estrarre l'energia solare dall'ossigeno libero ed immagazzinarlo in forma di molecola ATM, dove può essere disponibile quasi istantaneamente per una nuova razza di veloci e reattive creature: gli animali. Essi stavano, per loro stessa natura, intercettando  l'energia dei raggi del sole immagazzinati. A questo punto non c'erano eroi, solo semi degli stessi.

Per molto tempo, gli organismi sono stati molto semplici – 'cervelli' primitivi muovevano gli organismi verso la luce o verso il cibo. Milioni di interazioni di accesso dinamico all'energia e ai nutrienti sono state ampio foraggio per l'evoluzione di organismi più complessi. Circa 200 milioni di anni fa, sono arrivati i mammiferi sulla scena e circa 65 milioni di anni fa i primati. E circa 6-7 milioni di anni fa, gli ominidi si sono evolutivamente separati dalle altre grandi scimmie. Da 200 milioni di anni fa siamo scesi a 3 specie di ominidi dalle 12 che hanno camminato sul pianeta. Da 30.000 anni fa, ne è rimasta solo una. Noi.

Atto II Eusocialità, Agricoltura, Conto in Banca del Carbonio Fossile...

Circa 190.000 anni dopo, la nostra specie è diventata anatomicamente moderna, a causa del clima, o della pigrizia o dell'opportunità, bande di umani hanno smesso di raccogliere bacche e i giochi di caccia ed hanno cominciato ad addomesticare l'agricoltura circa 8.000 anni prima di Cristo. Questo ha avuto importanti implicazioni fisiche e sociali. Ciò pone le basi per certi anelli di retroazione positivi – accumulo di ricchezza, accumulo di surplus, valutazione di tale surplus e la risultante stratificazione sociale che deriva da tale surplus (che sia collegato o no, la dimensione dei cervelli dei personaggi  principali del nostro film ha raggiunto il picco circa 20.000 anni fa ed ora si trovano al 10% in meno dal momento di quel picco. Nessuno sa perché, alcuni speculano che ciò possa essere dovuto all'ultrasocialità - che gli gli umani hanno cominciato ad esternalizzare certe decisioni e tipi di cognizione alla “nuvola” (la società allargata)).

In confronto alle altre specie con le quali la star del nostro film ha condiviso il pianeta, egli incuteva timore, perché se ne avesse paura, estremamente intelligente, ma forse non saggio allo stesso tempo. La nostra “intelligenza”, (neocorteccia) si è evoluta per servire, non per condurre. Non è stata intelligenza che ha diretto i personaggi di questo film, ma l'istinto. Gli istinti che il nostro eroe ha sviluppato nel Pleistocene, quando il gioco era scarso e i pericoli fisici abbondavano, venivano portati avanti con noi come una specie di “segretario esecutivo” che reagiva a qualsiasi condizione sociale o fisica il nostro eroe avesse affrontato negli ambienti più moderni.

Per migliaia di anni, le popolazioni si sono espanse, trovando nuove nicchie con suoli fertili ed ecosistemi robusti pieni di risorse naturali da sfruttare. I sistemi biologici richiedono un qualche gradiente di entropia per sfruttare, generare ed immagazzinare energia utile, i sistemi umani non erano diversi. Per molto tempo abbiamo vissuto del carbonio immagazzinato nei suoli e la vecchia luce solare immagazzinata negli alberi era associata con i servizi ecosistemici quotidiani del tempo. Lasciate che lo ripeta, per molto tempo abbiamo vissuto del carbonio immagazzinato nei suoli e la vecchia luce solare immagazzinata negli alberi era associata coi servizi ecosistemici quotidiani. Fisicamente e mentalmente, i personaggio di questo film vissuti 500 o 1.000 anni fa o persino 10.000 anni fa erano leggermente diversi da come siamo oggi. Ma non c'è una grande differenza....

Un giorno metaforico, il nostro eroe misconosciuto ha scavato un buco per terra  dal quale sono usciti fuori migliaia di schiavi sotto forma di combustibili fossili (etichettati “A” nel grafico in alto. Questi schiavi non parlavano, non mangiavano, non si lamentavano, ma siccome erano così a buon mercato – essenzialmente gratuiti – il loro potere è stato progressivamente applicato a tutte le aree della società in grandi quantità per sostituire imprese che gli esseri umani facevano manualmente ed inventare molte nuove cose meravigliose che non erano mai stati in grado di fare. Per il nostro eroe, questi schiavi fossili erano così instancabili, così potenti, così onnipotenti nell'aumentare il cibo, le novità, il comfort e lo scambio che sono diventati indistinguibili dalla magia. Da questo punto in poi fino almeno alla fine del secondo atto, il film “Verso l'Homo Sapiens” è passato dal bianco e nero al colore. Gli aratri di metallo hanno lasciato il posto ai trattori che hanno lasciato il posto a gigantesche macchine specializzate. I camini hanno lasciato il posto alle stufe a carbone che hanno lasciato il posto ai microonde ed agli stravaganti barbecue all'aria aperta. Ecc.

Il nostro eroe ingegnoso ha precedentemente decifrato come far accadere cose pulite dando fuoco alla legna ed ora questa nuova cosa nera bruciava con più calore e più a lungo ed era più leggera della legna da trasportare. Un uomo proprio ingegnoso!!! L'uomo ingegnoso ed il suo fenotipo esteso ha imparato a volare più alto degli uccelli, di correre più veloce del ghepardo, di immergersi più in profondità della più grande delle balene e rivendicando sempre di più per sé ciò che prima era di tutti. Infatti, l'Uomo Ingegnoso è arrivato a pensare, dopo un po', che fosse la sua ingegnosità e non gli schiavi magici che hanno reso possibile il miracolo (periodo B nel grafico). Non ha diretto lui gli schiavi e ha detto loro cosa fare? La magia era a portata di mano, ma l'ingegnosità era l'ultima risorsa! Sì, la tecnologia ha fatto delle cose impressionanti, ma più che altro è stata il vettore per produrre modi sia nuovi sia 'utili' per usare più magia e per usarla più rapidamente. Gli eroi hanno disegnato automobili che usavano 100 volte l'energia necessaria per camminare ma che li ha fatti andare solo 5 volte più veloci, ecc. La tecnologia è stata così più che altro un'attivatrice piuttosto che un motore della produttività e della ricchezza. Dopo tutto, non c'è permutazione di legno e vetro che avrebbe portato il nostro eroe sulla Luna. Analogamente, senza carbonio fossili una razza di Einstein non avrebbe mai potuto costruire uno Sputnik, o nemmeno il Mondo di Wally. Il nostro eroe, beatamente inconsapevole di tale banalità, va avanti, fiducioso che la tecnologia caricherà al cubo le sue scarpe da ginnastica, se dovessero emergere ostacoli.

Alla fine il nostro eroe ed i suoi simili hanno cominciato a raggiungere un punto di declino dei ritorni della magia. Vien fuori che gli aiutanti fossili non erano esattamente “gratuiti”, ma una parte della magia doveva essere riassegnata per ottenere il resto della magia in una forma assimilabile degli esseri umani. L'equivalente magico di un mutuo che aumenta il proprio tasso. Verso la metà del 20° secolo, questo % ha iniziato ad aumentare. Per un po', la risposta è stata semplicemente fare buchi, perché potevamo perforare più rapidamente di quanto aumentasse il costo della magia. Ma ben presto il costo è aumentato a sufficienza da rallentare l'acquisizione della magia... a meno che non si facesse qualcosa.

Tutti insieme il nostro eroe e la sua tribù hanno creato le note monetarie che rappresentavano le rivendicazioni sulla magia. Siccome il pianeta era in gran parte “vuoto”, il più delle volte queste note monetarie, che fossero conchiglie, noci di cocco, pezzi di carta o numeri digitali, erano nel campo di un'onesta rappresentazione di ciò che la tecnologia sottostante e le risorse potevano fornire. Ma, mentre sempre più magia era necessaria recuperare la magia immagazzinata, gli esseri umani ingegnosi hanno inventato un gioco di prestigio. Il credito, o un accordo per spostare il consumo fra due persone a due momenti, non era la magia stessa, ma poteva essere creato “tac” senza sforzo ed ha temporaneamente aperto il rubinetto che distribuiva la vera magia dappertutto. Esso ha mascherato i limiti nascondendone gli effetti, aumentando lentamente il livello di magia ma erodendone la generosità. Dopo 30-40 anni, questa dinamica ha anche esaurito sé stessa e i capi centrali della tribù hanno provato a metterci mano per un po'. Quando questo gioco di prestigio è diventato a sua volta meno efficace, gli esseri umani sono cambiati per indirizzare la magia verso coloro che hanno il potere, lasciando meno dolcetti o scherzetti per i proletari della specie. Infine, si sono occupati dei cambiamenti di regole, del cambiamento di definizioni e dei cambiamenti di linguaggio, tutto nello sforzo di mantenere il rubinetto magico nominale, e quindi gli standard generali di vita delle società, apparentemente intatti.

Ma i giochi di prestigio sarebbero durati solo un tempo breve nel futuro. Ahimè, essere ingegnosi si stava rivelando non essere la stessa cosa che essere “sapiens” ed è cominciato ad essere chiaro che usare gli schiavi energetici è stata la più grande trappola per scimmie della storia. Perché tutto ciò che aveva permesso agli esseri umani all'inizio – la terra, le foreste, la vita selvaggia, i mari e la pesca, la temperatura del clima stabile dei ghiacciai, il tempo gentile e i monsoni – veniva progressivamente usato, rotto e diminuito nella ricerca della novità, dello stimolo e nell'orgia di biomassa umana di un giorno. E, verso la fine del secondo atto, questa biomassa veniva essa stessa direttamente dal carbonio sepolto: la proteina nei corpi dell'homo sapiens veniva sempre di più fissata in fabbriche dalla Haber-Bosch piuttosto che dall'azoto proveniente dai suoli e dai batteri. Ogni caloria di cibo conteneva circa 10 volte l'energia fossile incorporata rispetto all'ingresso di quella solare. L'uomo ingegnoso si era legato agli schiavi fossili in modo profondo sulla strada verso una popolazione di 10 miliardi e non era divertente pensare alle implicazioni. Quindi non ci ha pensato quasi nessuno.

Culturalmente, gli eroi hanno seguito tutti gli stregoni del giorno in un modo da vero Culto del Cargo. Forse perché erano ingenui, o forse perché la grandezza del cambiamento richiesto per dare un finale felice al film era opprimente da considerare. L'intrattenimento, la novità e l'avidità erano dei meme operativi. La vendita e la pubblicità assicuravano che il consumo e le cose fossero più importanti dell'empatia e del rapporto di fiducia. Stare al passo coi Jones, verso la fine del secondo atto, ha richiesto il rendimento delle risorse ed una casa in più. Anche se spesso in vista, e quasi a portata di mano, il nostro eroe non ha mai raggiunto i Jones. Se ce l'avesse fatta sarebbe rimasto scioccato nello scoprire che Jones era un idiota.

Molte Cassandre hanno esplicitato i pericoli che affrontavano i nostri eroi e le specie del pianeta in generale, dichiarando che il moderno stile di vita è un sistema che non funziona. Ma i soli eventi che avrebbero confermato i loro avvertimenti erano esattamente gli eventi dai quali essi stavano mettendo in guardia. Inoltre, da una prospettiva termodinamica ed evolutiva, dove gli organismi e gli ecosistemi si auto organizzano in modo da accedere ad un gradiente energetico, il sistema umano di buttare via la sempre più scarsa magia in un'infrastruttura sempre più complessa con benefici sempre minori, non è sembrata affatto non funzionante – di fatto funzionava perfettamente! Dalla prospettiva dell'alveare collettivo, i nostri eroi principali non hanno voluto che una minoranza con idee folli fosse in grado di far sterzare la società lontano dalle ricche terre di nutrimento di carbonio fossile ancora non ossidato.  La minoranza folle di questo film rimarrà tale (eccetto per gli ecologisti e i biologi in quella minoranza che erano gelidamente sobri). In quanto alla biodiversità ed alle esternalità ambientali, be'... nessun ecosistema mette un prezzo sulle risorse finche non sono finite. Un ipotetico ominide “sapiente” potrebbe, ma l'Homo Sapiens è, ancora una volta, più che altro ingegnoso ed ha usato questa ingegnosità per fare cose che non sono necessariamente sagge.

Mentre si avvicina alla fine del secondo atto, in uno strano rigiro di numeri, l'Homo Sapiens, 200.000 anni dopo essere diventato una specie distinta, sta aggiungendo 200.000 nuovi giovani della propria specie ogni 24 ore, un numero più grande dell'intera popolazione selvatica di tutte le altre grandi scimmie messe insieme (oranghi, gorilla, bonobo e scimpanzé). Ad oggi, circa il 2013, la biomassa totale degli esseri umani e dei loro animali da allevamento supera in peso la somma del totale dei vertebrati selvatici di un rapporto che si avvicina a 50:1. A seconda dei confini, gli eroi del film ed i loro amici stavano usando fra il 20 e il 50% della produttività primaria netta del pianeta (e molte volte questo in produttività passata, carbonio fossile immagazzinato). Gli schiavi fossili, ancora potenti e numerosi, stavano cominciando a chiedere aumenti di paga più rigidi. E, anche se erano sordi e muti e quindi a gran parti di coloro che ne beneficiano, alcuni esseri umani hanno cominciato a capire che gli schiavi avevano respirato e cagato per tutto il tempo. Anche se molti erano preoccupati di questo, l'infrastruttura e gli standard di vita intorno a loro era così complessa e vitale che il continuo respirare e cagare è sembrato un prezzo necessario da pagare. Una trappola per le dita della magia fossile. Il nostro eroe possedeva la tecnologia per costruire un ponte verso il futuro usando il secondo derivato della magia – come eolico e solare, ma più grande era il ponte, meno era la gente che poteva attraversarlo. Praticamente nessuno si chiedeva quanta magia sarebbe rimasta in 100 anni o 1.000, o come sarebbero andati avanti i nostri discendenti. Passando al terzo atto del film “Verso l'Homo Sapiens”, al posto di pagarlo in anticipo, i nostri eroi ed eroine lo stavano succhiando completamente al contrario.  

Atto III – Miriadi di Limiti alla Crescita 2013-2100

Il terzo atto sarò un momento determinante nel film Verso l'Homo Sapiens – finora il film è stato unso stupefacente documentario, ma ancora non sappiamo se si trasformerà in fantascienza, horror, dramma o commedia. Possiamo solo pensare che durante il terzo atto qualche misto di disastro, scoperta, guerra, pace, invenzione, sacrificio, selezione, svolta, maturità e consapevolezza sia probabile, ma se possibile preferirei saltare il terzo atto per quanto riguarda la discussione di questo Bivacco.

CENSURATO

Tutti coloro che guardano questo film hanno almeno tre cose in comune: 1) provengono da una linea ininterrotta di antenati che risalgono al proconsole sull'albero di 17 milioni di anni fa, da qualche piccolo mammifero prima di quello e da qualche organismo più semplice prima di quello: ognuno di noi è qualcosa di immensamente vecchio, il risultato diretto e fragile del primo miliardo di anni di vita passati, i fortunati discendenti da essere abbastanza fortunati da potersi riprodurre. 2) tutti ciò che i nostri antenati hanno avuto, sufficienti risorse per accoppiarsi, crescere con successo i piccoli e il macchinario neurale che ha permesso loro di avere successo, è qui con noi mentre leggiamo e 3) noi tutti moriremo in questo secolo (anticipo del finale per i devoti di Kurzweil). Tutte queste cose hanno un impatto sul nostro comportamento e su come immaginiamo i seguenti atti del film “Verso l'Homo Sapiens”. Siamo collegati ai nostri antenati, creati da loro, stiamo eseguendo gli adattamenti che hanno loro permesso di riprodursi. La nostra attenzione sul presente, l'avversione alle situazioni, alle dichiarazioni o alle azioni che mettono a rischio il nostro status, facilmente dirottate da nuovi stimoli, un forte pregiudizio cognitivo del fatto che la nostra visione del mondo sia quella giusta, ecc., tutto contribuisce in modi unici a storpiare la nostra capacità di intuire una traiettoria futura praticabile.

Il pensiero stesso degli esseri umani che esistono da 200.000 anni (che ci porrebbe in un punto a metà strada) sembra un po' fantascienza, ma perché dovrebbe? Prima di liberare gli schiavi di carbonio e di diventare dipendenti dalla loro generosità, non c'era una ragione a priori per la quale gli esseri umani non andassero avanti molto più a lungo di così, in grandi numeri su un pianeta sano. Tuttavia, attualmente assegniamo un valore essenzialmente pari a zero ad un tale futuro, perché non ci crediamo – non gran parte di noi, non proprio.

Mi aspetto che la nostra società avrà una spina dorsale, o almeno alcune vertebre in un futuro non molto lontano. Non siamo ancora sufficientemente saggi ma non siamo nemmeno idioti. Sia come sia, quelli della nostra specie che sono consapevoli e preoccupati sono probabilmente impediti sia dall'inerzia dell'attuale sistema sia dall'inquietante vacuità dell'insieme delle 'soluzioni' praticabili che vediamo di fronte a noi. Per gli scopi di questo Bivacco, ignoriamo l'atto terzo in arrivo e concentriamoci invece sul futuro lontano, quando tutti noi che leggiamo oggi e i nostri figli non saremo più un fattore nel nostro pensiero.

Atto IV – L'anno 2100 e oltre

Il mio pensiero qui è che siamo tutti concentrati troppo sui prossimi 20 anni – è naturale, perché li vivremo. Ma se è questo il nostro focus, la gente litigherà sull'impossibilità di questo e quello dovuta alla ragione X e Y. Ci sarà una buona rappresentanza ai poli di “ci inventeremo un modo” o di “ci estingueremo”. Se concentriamo l'immaginazione oltre il 2100 potremmo trovare qualche idea praticabile riguardo a cosa potrebbero aspirare e realizzare gli esseri umani e la scienza potrebbe essere applicata ad una visione coerente. Se siete come me, non pensata a questo troppo spesso, o mai.

Alcune domande per il Bivacco:

  • Qual è la popolazione e la produttività energetica pro capite relativa ad oggi? 
  • Qual è il mix energetico? Come interagiamo fra di noi e con le altre specie?
  • Come sarà organizzata la società umana nel 2100?
  • Quali sono gli obbiettivi e le aspirazioni dei giovani?
  • Cos'è desiderabile, o indesiderabile, riguardo a dove saremo arrivati nel 2.100?
  • Com'è il resto della Terra? Quali reti di vita prevalgono? Qual è l'animale più grande del mondo? Quali animali consapevoli sono rimasti oltre agli umani?
  • Cosa penseranno di coloro che sono vissuti 100 anni prima? Dei, diavoli, santi, pazzi? Ci ricorderanno?
  • Quale parte del collo di bottiglia abbiamo ormai alle spalle e quale abbiamo ancora di fronte?
  • Stessa domanda, ma per il 12.100? Cioè 10.000 anni nel futuro; sembra un tempo lungo ma non così lungo nella storia umana. 

Siate generici o dettagliati, a vostro piacere. Rispondete alle singole domande o a tutte che ho suggerito o fatene di vostre con lo stesso spirito. Probabilmente sarà una discussione più produttiva se ci concentriamo su quanto 'dovrebbe' o 'potrebbe' accadere anziché su quanto 'accadrà', ma tutti gli stimoli che migliorino il silenzio sono benvenuti.

 “Ed avevano questa cosa... e questa poteva fare il lavoro di MILLE uomini!...”

Parlate, amici.

venerdì 4 ottobre 2013

Il cambiamento climatico antropogenico richiede un'azione urgente



Documento dell'American Geophysical Union (AGU). Traduzione di MR

L'umanità è il fattore di maggior influenza sul cambiamento climatico osservato negli ultimi 50 anni. Risposte rapide da parte della società possono diminuire significativamente le conseguenze negative.

“Le attività umane stanno cambiando il clima della Terra. A livello globale, le concentrazioni atmosferiche di biossido di carbonio ed altri gas serra che intrappolano il calore sono aumentati nettamente dalla Rivoluzione Industriale. La combustione di combustibili fossili domina questo aumento. Gli aumenti di gas serra causati dagli esseri umani sono responsabili di gran parte del riscaldamento medio globale sulla superficie di circa 0,8°C (1,5°F) avvenuto negli ultimi 140 anni. Siccome i processi naturali non possono rimuovere rapidamente alcuni di questi gas (in particolare il biossido di carbonio) dall'atmosfera, le nostre emissioni passate, presenti e future influenzeranno il sistema climatico per millenni.

Osservazioni indipendenti estese confermano la realtà del riscaldamento globale. Queste osservazioni mostrano aumenti su larga scala delle temperature dell'aria e del mare, del livello del mare e del vapore acqueo atmosferico. Essi documentano diminuzioni nell'estensione dei ghiacciai di montagna, della copertura nevosa, del permafrost e del ghiaccio marino artico. Questi cambiamenti sono sostanzialmente in linea con la fisica riconosciuta e con le previsioni di come ci si aspetta che il sistema climatico risponda agli aumenti di gas serra causati dagli esseri umani. I cambiamenti non sono coerenti con le spiegazioni secondo le quali il cambiamento climatico dipende da influenze naturali conosciute.

I modelli climatici prevedono che le temperature globali continueranno a salire e la quantità di riscaldamento sarà principalmente determinata dal livello di emissioni. Maggiori emissioni di gas serra porteranno ad un riscaldamento maggiore e a rischi maggiori per la società e gli ecosistemi. Un po' di riscaldamento aggiuntivo è ormai inevitabile a causa delle emissioni già avvenute. Non ci si aspetta che il cambiamento climatico sia uniforme nello spazio e nel tempo. Deforestazione, urbanizzazione e inquinamento da particolato possono avere complessi effetti geografici, stagionali e a lungo termine su temperature, precipitazioni e proprietà delle nuvole. Inoltre, il cambiamento climatico di origine umana potrebbe alterare la circolazione atmosferica, spostando gli schemi storici di variabilità naturale e quelli delle tempeste.

Nel clima attuale, il tempo esistente in una data località o regione varia di anno in anno; nel clima che cambia, sia la natura della variabilità sia gli schemi di base del tempo meteorologico hanno subito dei cambiamenti, a volte in modi controintuitivi – alcune aree possono aver registrato un raffreddamento, per esempio. Ciò non solleva nessuna contestazione alla realtà del cambiamento climatico indotto dagli esseri umani. Attualmente si stanno già sperimentando impatti dannosi per la società, compreso l'aumento di estremi di caldo, di precipitazioni e di acqua alta sulle coste e sono previsti in aumento. Altre conseguenze previste comprendono minacce alla salute pubblica, alla disponibilità d'acqua, alla produttività agricola (in particolare in paesi in via di sviluppo alle basse latitudini) e alle infrastrutture costiere, anche se qua e là potrebbe esserci qualche beneficio. Ci si aspetta un'accelerazione della perdita di biodiversità sia a causa del cambiamento climatico sia a causa dell'acidificazione degli oceani, che è un risultato diretto dell'aumento dei livello di biossido di carbonio.

Mentre rimangono alcune importanti incertezze scientifiche in quando a quali impatti specifici si verificheranno e dove, non ci sono incertezze che possano rendere gli impatti del cambiamento climatico irrilevanti. Inoltre, conseguenze a sorpresa, come la perdita inaspettatamente rapida del ghiaccio marino estivo nell'Artico, possono implicare cambiamenti ancora più drammatici del previsto. Le azioni che potrebbero diminuire le minacce poste dal cambiamento climatico alla società e agli ecosistemi includono un taglio sostanziale delle emissioni per ridurre le proporzioni del cambiamento climatico, così come prepararsi ai cambiamenti che sono ormai inevitabili. La comunità degli scienziati ha delle responsabilità nel migliorare la comprensione generale del cambiamento climatico e dei suoi impatti. I miglioramenti verranno nel perseguire la ricerca necessaria a capire il cambiamento climatico, lavorando con le parti interessate per identificare le informazioni rilevanti e convogliando la conoscenza in modo chiaro ed accurato, sia ai decisori politici sia al grande pubblico”.

Adottato dall'American Geophysical Union nel dicembre 2003; rivisto e ribadito nel dicembre 2007, febbraio 2012 e agosto 2013.