sabato 14 aprile 2012

Un po' di paglia in fondo al dirupo

Guest post di Dmitri Orlov
Traduzione a cura di Massimiliano Rupalti da Club Orlov




C'è un vecchio detto russo che dice: “Se avessi saputo dove sarei caduto, ci avrei messo sotto un po' di paglia” (“Знал бы, где упаду—соломки бы подостлал”). E' uno delle migliaia di detti che sono i depositari dell'antica saggezza popolare. Normalmente viene utilizzato per esprimere l'inutilità di tentare di anticipare l'inatteso. Qui, gli do un'accezione scherzosa, per sottolineare la follia del rifiuto di anticipare l'inevitabile.

Ho cominciato a pensare a queste righe quando sono stato invitato a parlare alla conferenza annuale di ASPO (Association for the Study of Peak Oil) che si è tenuta a Washington nell'ottobre dello scorso anno. Si profilava come qualcosa tipo un giro d'onore per il movimento del Picco del Petrolio, ora che il momento in cui il petrolio convenzionale globale aveva raggiunto il suo picco storico è veramente ben alle nostre spalle, mentre le più recenti risorse non convenzionali di combustibili liquidi si sono rivelate non abbastanza abbondanti e troppo costose sia per il portafogli che per l'ambiente. Vorrei usare questa opportunità per provare ancora a correggere quello che vedo come il maggior difetto della narrativa sul Picco del Petrolio: l'idea di un declino gentile e geologicamente gestito della produzione di petrolio, che sembra molto irrealistico, come ho detto nei dettagli nel mio articolo “Il Picco del Petrolio è Storia passata” più di un anno fa. Ma volevo anche guardare oltre a questo, abbozzare qualche piano che funzionasse, dopo che la produzione di petrolio si sarà tuffata da un dirupo, e cosa servirebbe per farli decollare.

E' cosa buona e giusta presentare argomenti verbali, ma le parole non valgono contro i numeri e le curve, quindi ho cominciato a guardarmi intorno in cerca di un modello che cogliesse l'essenza di ciò che avevo stabilito. Ho chiesto alla gente di contattarmi se volevano collaborare e sono stato molto felice di ricevere una email dal Prof. Ugo Bardi dell'Università di Firenze che mi chiedeva cosa avessi in mente. Ugo è un'autorità sul modello, tanto calunniato ma ora vendicato, de “I limiti dello Sviluppo”, avendone fornito un aggiornamento in un suo recente libro.




Ho risposto ad Ugo:

“Vorrei argomentare che, mentre il metodo usato per modellare il Picco del Petrolio usando una curva Gaussiana è ragionevole per quanto riguarda specifici giacimenti petroliferi, provincie e nazioni, non è ragionevole se guardiamo all'intero pianeta, perché, diversamente da provincie e nazioni che hanno un declino della produzione, il pianeta non può importare petrolio, mentre gli shock petroliferi causano il collasso delle economie industriali piuttosto del loro declino graduale lungo una curva geologica forzata. Nel mio articolo, ho fatto un lungo elenco di effetti come declino dell'EROEI, l'effetto dell'esportazione della terra, ecc., per avvalorare l'ipotesi di un declino rapido piuttosto che uno graduale”.


“Se prendiamo il nostro bel modello Gaussiano semplice del Picco del Petrolio e ci allontaniamo sufficientemente, questo sembrerà un impulso. L'ampiezza del picco e la larghezza non sono tanto  interessanti, ma sappiamo cos'è l'area sotto la curva: il massimo estraibile. Questa è la visione “Gola di Oduvai” del Picco del Petrolio. Tornando indietro, vediamo che la linea in salita è la linea di “crescita”, influenzata dalla crescita economica, miglioramento tecnologico, esplorazioni sempre più ampie e così via, e ci aspettiamo e vediamo la crescita economica. La linea in discesa, dall'altra parte, dominata dall'improvviso collasso delle economie industriali dovuta a tutti i fattori che ho elencato, ci si aspetterebbe che somigliasse ad un declino esponenziale, ma è così ripida che la potremmo paragonare ad una funzione a gradi. Questo è ciò che vediamo in genere quando un processo di crescita raggiunge il suo limite. La produzione della birra è un esempio famoso: la popolazione di lieviti e l'uso di zucchero aumentano esponenzialmente finché collassano”.

“Mentre il petrolio è la fonte di energia “attivante”, che rende possibile esaurire tutte le altre risorse ad un tasso elevato, un graduale declino della disponibilità arresterebbe il processo di esaurimento di (quasi) tutte le altre risorse (la legna da ardere nelle aree rurali e poche altre sono le eccezioni). Quindi, più il collasso viene ritardato, meno rimarrà per ricominciare, rendendo ogni tentativo di prolungare l'era del petrolio vano. Questo è un tema ecologico: più grande è il superamento (overshoot), più la capacità di carico finale è ridotta. Per questo, investire in schemi e imprese “a prova di collasso” è dannoso”.

Un'alternativa è quella di accantonare risorse (forniture, strumenti ed attrezzature, progetti, pacchetti di conoscenze) che possano essere facilmente distribuiti in caso di collasso. L'intera chiave di volta degli schemi d'impresa può essere sviluppata e capitalizzata, nell'aspettativa di collasso. Ciò 1. accelererebbe il collasso attraverso il ritiro di risorse dall'economia pre collasso (un positivo netto) e 2. provvederebbe ad un rapido sviluppo di imprese post collasso praticabili, come l'agricoltura manuale e biologica, trasporti a vela ed altri trasporti non motorizzati e così via (anche questi un positivo netto). Visto che c'è già una distinta mancanza di buone modalità per investire i soldi (Tesoro americano dei “Subprime”? Lingotti d'oro? Terreni agricoli africani colpiti da siccità?) questo potrebbe essere presentato alla comunità degli investitori come un modo per circoscrivere il collasso”.

Ugo ha risposto:

“Hmmm.... vediamo se ho capito quello che intendi: dici che una curva Gaussiana non va bene, che la discesa “dall'altra parte” del picco dovrebbe essere molto più rapida della crescita. Dico bene?

"Se sì, è curioso che io stessi lavorando a questo concetto proprio oggi – e penso di avere decifrato il problema proprio un'ora fa!! Forse era già ovvio ad altre persone, ma non lo era per me. Forse non sono così intelligente, ma almeno ora sono contento. Quindi, posso dirti che hai ragione sulla base del mio modello di dinamica dei sistemi. La discesa E' molto più veloce dell'ascesa!!”

“Quando ho ricevuto il tuo messaggio stavo giusto cominciando a preparare un post per “Cassandra's Legacy” su questo argomento. Così, se puoi aspettare un paio di giorni, completerò il mio post e lo pubblicherò. Quindi gli potrai dare un'occhiata e potremo discutere la cosa più a fondo. E farò in modo di citare il tuo post, perché penso che abbia centrato il bersaglio”.

Poco dopo Ugo ha pubblicato il suo post Effetto Seneca. Il nome proviene dalla citazione seguente di Seneca:

"Sarebbe una consolazione per la nostra debolezza e per i nostribeni se tutto andasse in rovina con la stessa lentezza con cui si produce e, invece,l'incremento è graduale, la rovina precipitosa.”
Lucio Anneo Seneca, Lettera a Lucilius, n. 91 

Ho risposto:

“L'effetto Seneca é eccezionale ed ha un nome azzeccato. (L'inverno scorso ho riletto le lettere di Seneca a Lucilius mentre ero a letto con l'influenza e le ho trovate molto rilevanti). Penso che dovrei essere capace di lavorare su questo modello per includervi alcuni altri effetti”.

Nel post di Ugo c'erano i dettagli di due modelli molto semplici.

Il primo modello riproduce la curva di esaurimento canonica, che è simile ad una curva Gaussiana. E' basata solo su un paio di relazioni intuitivamente ovvie: in primo luogo, il tasso al quale la base della risorsa viene sfruttata è proporzionale sia alla dimensione della base della risorsa stessa, sia alla dimensione dell'economia che è solita sfruttarla; in secondo luogo, l'economia decade nel corso del tempo (deprezzamento, entropia, ecc.). Imposta le condizioni iniziali, fa partire il tempo ed esce fuori la curva attesa.  

Il secondo modello incorpora il concetto di inquinamento, o burocrazia, o sovraccarico: gli inevitabili costi esterni dello sfruttamento delle risorse. Circa un terzo del flusso viene dirottato nel secchio dell'inquinamento, il quale anche decade nel tempo. Il primo modello, risulta, deve riempire il secchio dell' “inquinamento” sfruttando alcune altre risorse, attraverso l'importazione. Ma siccome il Pianeta nel suo complesso non importa nulla, il primo modello non è rilevante per fare un modello del Picco del Petrolio globale e quindi dobbiamo usare un secondo modello al suo posto.

Ho trovato il modello del dirupo di Seneca molto facile da riprodurre, prima usando un foglio di calcolo, poi scrivendo un breve programma su Python:


Ho mostrato i miei risultati ad Ugo e mi ha risposto: “Sì, sembra che funzioni”. Poi ho cominciato ad aggiungere elementi a questo modello, per vedere  cosa potrebbe servire per “riavviare” l'economia in un “sistema operativo” post combustibili fossili e post industriale. Sono partito da un assunto fortemente ideologico e molto ottimista: quando una massa critica di gente si rende conto che il Picco del Petrolio globale è avvenuto e che l'economia globale sta cominciando a collassare senza alcuna speranza di recupero, questa farà la cosa giusta, cioè prendere il 10% del rimanente prodotto industriale, dirottarlo e immagazzinarlo perché venga usato per “riavviare” in modo post industriale, una volta che il collasso avrà largamente fatto il suo corso. 

C'è un problema con questo piano: per un profano, il Picco del Petrolio globale è piuttosto difficile da individuare e porta ad uno stato di confusione e fibrillazione. Fino al collasso finale, sembra un plateau, in cui la produzione di petrolio si rifiuta di aumentare nonostante i prezzi siano storicamente alti.





Ma ignorare questo problema (bisogna idealizzare un po', per amor di chiarezza, quando si lavora con modelli concettuali), se cominciamo col mettere da parte un “Picco del Petrolio piccino” intorno a quando avviene il Picco del Petrolio e se distribuiamo tutto ciò che abbiamo accumulato quando l'economia dei combustibili fossili non ci può più sostenere, il quadro risulta essere questo:




Avvicinandoci, ci sono due inneschi: quando il “piccino” comincia ad accumulare (poco dopo il picco) e quando viene distribuito per costruire un'economia post collasso (quando l'economia dei combustibili fossili è ridotta al 50% del suo picco).


L'economia post collasso che ne risulta è molto più ridotta dell'economia dei combustibili fossili, ma ancora abbastanza grande per sostenere una porzione significativa della popolazione attuale, sebbene ad uno standard di vita molto più basso. Potrebbero non esserci riscaldamento o acqua calda nelle abitazioni, di sicuro niente vacanza ai tropici in inverno o frutta fuori stagione, niente trattamenti medici avanzati e così via. Ma sarebbe ancora meglio dell'alternativa, o, piuttosto, della mancanza totale di un'alternativa. 

Ho presentato questi grafici alla conferenza ASPO, dove sono stati accolti con un garbato silenzio. C'erano alcuni “investitori” alla conferenza, ma erano occupati a seguire una sessione dedicata a discutere le opportunità di investimento nell'economia dei combustibili fossili. Nessuno ha portato dei contro-argomenti, ma nessuno si è sentito in dovere di agire sulla base di quello che ho detto. Cosa pensate che sia? Perché questi individui ragionevolmente razionali che sono in grado di seguire un argomentazione e, incapaci di confutarla, non sono in grado di fare la transizione dal pensiero all'azione? Cosa li frena? Gli esseri umani sono chiaramente più intelligenti del lievito, ma che differenza c'è se sono incapaci di agire intelligentemente? Cercherò di affrontare questa domanda in un prossimo post.



giovedì 12 aprile 2012

"La Terra Svuotata:" presentazione a Firenze il 13 Aprile.


Quale giorno migliore che un Venerdì 13 per presentare questo libro?




Presentazione del libro "La Terra svuotata, il futuro dell'uomo dopo l'esaurimento dei minerali" 

di Ugo Bardi

Venerdì 13 aprile, ore 17:00
Sala delle Collezioni - Palazzo Bastogi
Consiglio Regionale della Toscana
via Cavour 18 - Firenze

Saluti iniziali:
Mauro Romanelli,
Segretario Questore Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale della Toscana

Intervengono:
Ugo Bardi
Autore del libro
Fabio Roggiolani
Presidente dell'associazione Ecquologia
Eugenio Baronti
Presidente di Zefiro - Ricerca Innovazione

“Cassandra cercò di avvertire i troiani
del pericolo che la città correva; ma non
fu creduta. Allora come oggi, preferiamo le
bugie rassicuranti alle verità scomode.”

[...] Le preoccupazioni sull'esaurimento del petrolio sono all'ordine del giorno, ma sono solo una parte di un problema molto più grande. Quando si esauriranno i minerali? Partendo da questa domanda, Ugo Bardi costruisce un racconto di tutta la storia dell'attività mineraria umana, dall'età della pietra fino al petrolio ai nostri giorni. Abbiamo ancora tante cose da scavare e tanto petrolio da estrarre ma, in tempi non lunghissimi, ci troveremo di fronte al limite della capacità umana di sfruttare il nostro pianeta per le sue risorse minerali. Sarà la “fine del popolo dei minatori” che ci porterà a percorrere strade nuove e sconosciute per tenere in piedi la nostra civiltà. [...


Segreteria organizzativa:
via Cavour 4 Firenze
Tel 055/2387506 - Fax 055/2387662

Ugo Bardi è docente dal 1990 presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze. La sua carriera precedente include periodi di studio e insegnamento presso le università di New York, Marsiglia, Berkeley e Tokyo. Attualmente si occupa di nuove tecnologie energetiche e di politica dell’energia. È membro dell’associazione ASPO, un gruppo di scienziati indipendenti che studiano le riserve di petrolio mondiali e il loro esaurimento. Ha pubblicato: La fine del petrolio, Editori Riuniti, 2003; Il libro della Chimera, Edizioni Polistampa Firenze, 2008; con Giovanni Pancani, Storia petrolifera del bel paese, Edizioni Le Balze, 2006; The Limits to Growth Revisited, Springer Briefs in Energy, 2011.

martedì 10 aprile 2012

Picco? Quale picco? Sta tornando Re Carbone!

Re Carbone potrebbe tornare per salvarci dal picco del petrolio, ma condannandoci ad un peggior destino in termini di riscaldamento globale (immagine dal National Media Museum).

Recentemente, Rembrandt Koppelaar ha pubblicato su the Oil Drum  un riassunto delle tendenze mondiali nella produzione di energia. La relazione ci dice che l'industria del petrolio sta lottando per mantenere l'attuale livello di produzione. Potrebbe non avere ancora raggiunto il picco, ma chiaramente non può riprendere le  passate tendenze ad incrementare. Ciò non sorprende, è stato previsto già nel 1998 da Colin Campbell e Jean Laherrere (link). Ciò che colpisce è il balzo in avanti del carbone. La produzione mondiale complessiva di energia non ha raggiunto il picco e questo a causa della rapida crescita del carbone, come potete vedere qui, dalla relazione di Koppelaar:



Il carbone sembrava aver raggiunto il proprio picco nel 1990, ma era un'illusione. La crescita della produzione di carbone durante il primo decennio del 21mo secolo è stata impressionante: mai vista prima nella storia. Quindi, Re Carbone sta tornando e potrebbe presto reclamare il titolo di sovrano del mondo dell'energia che aveva perso negli anni 60.

Non vediamo niente di simile ad una tendenza a raggiungere il picco per il carbone e questo, sfortunatamente, non è buono per il clima. Ciò è visibile “dall'altra parte” della reazione chimica, che vede i combustibili fossili trasformati in anidride carbonica, CO2, la cui concentrazione in atmosfera sta crescendo più rapidamente in tempi recenti (la figura sotto proviene da "think progress", vedete anche
questo post precedente).



Non possiamo dire se l'esplosione dell'anidride carbonica che stiamo osservando sia dovuta al carbone, ma collima con il picco della produzione di carbone ed è sicuramente ed esso collegato. La situazione del clima globale sembra andare rapidamente fuori controllo e questo rapido aumento delle concentrazioni di CO2 non promette nulla di buono per il futuro. Inchinarsi di nuovo a Re Carbone potrebbe rivelarsi essere la peggiore scelta che abbiamo fatto nella storia.

Traduzione da Cassandra's legacy di Massimiliano Rupalti


giovedì 5 aprile 2012

Il picco delle uova di pasqua: Hubbert e il coniglio pasquale

Traduzione da "Cassandra's Legacy"

Questo è un post pasquale dove cerco di fare un modello della caccia alle uova come se fosse la produzione di una risorsa minerale. Viene fuori che un modello semplice basato sulla dinamica dei sistemi può essere equivalente a quello di Hubbert per l'estrazione del petrolio. Possiamo avere il "Picco delle Uova" e viene anche fuori che il picco può avere la forma asimmetrica del "Picco di Seneca." Così, anche questo modello semplice conferma quello che il filosofo romano ci aveva detto tanto tempo fa: che la rovina è molto più rapida della fortuna. (Immagine da uptownupdate)

Per quelli di voi che non conoscono la tradizione del coniglio pasquale, posso dire che negli Stati Uniti i conigli fanno le uova e non solo. Per Pasqua fanno uova colorate. La tradizione è che il coniglio pasquale sparpaglia queste uova nel giardino e poi i bambini si divertono a cercarle. E' un gioco che piace molto ai bambini e può durare anche a lungo se il coniglio è stato abbastanza cattivo da nascondere le uova molto bene e se il giardino è grande.

Una curiosità della caccia alle uova è che somiglia alla ricerca dei minerali. Con i minerali, proprio come con le uova, bisogna cercare dei tesori nascosti e, dopo che uno ha trovato i minerali "facili" (o le uova), trovare quelli ben nascosti può richiedere un bel po' di lavoro. Così tanto che di solito ci sono delle uova che rimangono nascoste, proprio come ci sono dei minerali che non saranno mai estratti.

Ora, se la ricerca dei minerali è simile alla ricerca delle uova pasquali, forse potremmo imparare qualcosa di molto generale se proviamo a fare un piccolo esercizio di modellizzazione. Possiamo usare la dinamica dei sistemi per costruire un modello che risulta essere capace di descrivere sia la caccia alle uova pasquali, sia il comportamento in stile "Hubbert" della produzione dei minerali. Il modello ci può anche dire qualcosa di come la dinamica dei sistemi può essere usata per fare dei modelli "a misura di mente" (per usare un'espressione coniata da Seymour Papert). Allora, proviamo.

Nella dinamica dei sistemi, i modelli si basano sul concetto di "stock," ovvero la quantità delle cose che il modello descrive (in questo caso, le uova). Gli stock non rimangono costanti (altrimenti il modello sarebbe ben poco interessante) ma cambiano col tempo. Diciamo che uno stock "fluisce" in un altro. In questo caso, le uova cominciano nello stock che chiamiamo "uova nascoste" e si trasferiscono nello stock che chiamiamo "uova trovate". Poi, dobbiamo anche considerare un altro stock, il numero dei bambini.

Per fare il modello, dobbiamo fare delle assunzioni. Potremmo dire che il numero di uova trovato per ogni intervallo di tempo è proporzionale al numero dei bambini, che potremmo prendere come costante. Poi, potremmo anche dire che diventa sempre più difficile trovare uova via via che ce ne sono di meno di nascoste. Questo è tutto quello di cui abbiamo bisogno per fare una versione molto di base del modello.

Queste sono tutte considerazioni che potremmo scrivere in forma di equazioni, ma qui possiamo usare un metodo ben noto nella dinamica dei sistemi che costruisce le equazioni partendo da una versione grafica del modello. Tradizionalmente, gli stock sono mostrati come rettangoli ("scatole") e i flussi come frecce a due tratti. Frecce a singolo tratto collegano fra loro le varie scatole e flussi. per questo modello, ho usato un programma chiamato "Vensim," fatto da Ventana systems (freeware per uso personale o accademico). Allora, ecco qui la versione più semplice possibile del modello della caccia alle uova pasquali.



Come vedete, ci sono tre scatole, ognuna col nome della cosa che contiene. La freccia a due tratti mostra come lo stesso tipo di stock (uova) fluisce da una scatola all'altra. L'aggeggio a forma di farfalla è la "valvola" che regola il flusso. La produzione dipende da tre parametri: 1) l'abilità dei bambini nel trovare le uova, 2) il numero dei bambini (qui preso come una costante) e 3) il numero di uova nascoste che rimangono.

Il modello produce un output che dipende dai valori dei parametri. Più in basso, vediamo i risultati per la produzione con 50 uova iniziali, 10 bambini e un'abilità uguale a 0.006. Notate che il numero di uova varia in modo continuo. Ci sono altri metodi per fare modelli che utilizzano numeri interi, ma è così che funziona la dinamica dei sistemi. Come tutti i metodi di modellizzazione, è un'approssimazione della realtà




Qui, la produzione va quasi a zero via via che i bambini esauriscono la loro riserva di uova. In questa versione del modello abbiamo dei bambini-robot che continuano a cercare all'infinito e, alla fine, troveranno tutte le uova. Nella pratica, dei bambini reali si stancheranno e a un certo punto smetteranno di cercare. Ma questo modello può essere una descrizione approssimata di una vera caccia alle uova quando c'è un numero costante di bambini, cosa che si verifica in pratica quando ce ne sono pochi.

Possiamo fare un modello più generale? Immaginiamo che ci siano molti bambini e che non tutti si stanchino allo stesso momento. Assumiamo allora che si stanchino in modo casuale. Poi, possiamo assumere che la caccia alle uova diventa così interessante che attira un numero crescente di bambini? Questo si può simulare. Un modo semplice di farlo è di assumere che il numero di bambini che arrivano è proporzionale al numero di uova prodotte. Ecco allora un modello basato su queste ipotesi (notate le nuvolette. Indicano che non teniamo conto della dimensione degli stock dove i bambini vanno, oppure da dove arrivano) 



Questo modello è un tantino più complicato, ma non tanto. Notate che ci sono due nuove costanti, "k1" e "k2," utilizzate per regolare la variazione dello stock dei bambini. Qui ne troviamo anche una terza (k3) che utilizzeremo più tardi in un modello leggermente diverso. I risultati per la produzione di uova sono i seguenti:



Ora la produzione di uova mostra un bel picco, dalla forma a campana. Questa forma è una caratteristica "robusta" del modello. Ci si può divertire a cambiare i valori delle costanti, ma questo è quello che si ottiene, normalmente: un picco simmetrico. Come probabilmente giù sapete, questa forma è la caratteristica del  modello di Hubbert della produzione petrolifera, dove il picco si chiama di solito "Picco di Hubbert." In effetti, questo semplice modello di caccia alle uova pasquali è equivalente a un modello che ho usato, insieme al mio collaboratore Alessandro Lavacchi, per descrivere casi storici di produzione di risorse non rinnovabili. (si veda questo articolo pubblicato su "Energies" e qui  per un riassunto)

Possiamo giocherellare un altro po' con il modello. Che ne dite di immaginare che i bambini possono imparare a cercare meglio le uova, via via che il tempo passa? Questo si può simulare assumendo che il parametro "abilità" aumenti di una tacca per ogni uovo trovato. I risultati? Beh, ecco un esempio:


Abbiamo ancora un picco, ma adesso è diventato asimmetrico. Non è più il picco di Hubbert ma quello che ho chiamato il "picco di Seneca" secondo quello che ha scritto il filosofo romano Seneca quando ha notato che la rovina è di solito più rapida della fortuna. In questo esempio, la rovina arriva così rapidamente proprio perché si cerca disperatamente di evitarla. E' un classico esempio di "spingere le leve nella direzione sbagliata", come ci ha raccontato Donella Meadows qualche tempo fa. Non è per niente intuitivo ma, quando si sfruttano risorse non rinnovabili, aumentare l'efficienza non è una buona idea.

Ci sono molti modi di spellare un coniglio, per così dire. Così, questo modello può essere modificato in molti modi, ma possiamo fermarci qui. Credo che ci abbia dato una buona illustrazione di come giocherellare con dei modelli "a misura di mente" e come questi modelli basati sulla dinamica dei sistemi ci possono dare qualche interessante idea di come funziona il mondo reale. Detto questo, buona Pasqua a tutti!


(In Italia non si usa molto la ricerca delle uova pasquali, ma se qualcuno avesse voglia di prendere dei dati per questa Pasqua, potremmo provare a confrontarli con il modello!)

mercoledì 4 aprile 2012

Rabbia

Guest post di Antonio Turiel apparso su The Oil Crash il 13 Febbraio 2012. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Atene in fiamme, 12 Febbraio 2012. http://t.co/gN46b9JX

Di Antonio Turiel

Cari lettori,

Nel suo documentato ed altamente istruttivo libro “Collasso: come le società scelgono di vivere o di morire” (per chi non abbia il libro e sappia l'inglese, può vedere "il film"), Jared Diamond ripete una domanda che è passata per la testa a dozzine di antropologi quando studiano l'isola di Pasqua ed il suo collasso per eccesso di sfruttamento delle esigue risorse di cui disponeva: che cosa sarà passato per la testa all'uomo che ha tagliato l'ultimo albero? Anche assumendo che una comunità disperata sia incapace di vedere il deterioramento progressivo ed inesorabile dei suoi boschi, quell'ultimo albero significava un punto di non ritorno ovvio anche per coloro che hanno poca capacità di anticipare il futuro. Come è potuto accadere che quell'uomo non vedesse che era l'ultimo albero, che dopo di quello non ci sarebbe più stata legna? Che per un così misero guadagno si condannava?

Mi immagino quell'uomo e medito su quello che gli possa essere passato per la testa. E' salito su per la collinetta a cercare legna per il fuoco, per una canoa o per fare un palo per spostare un Moai. Da bambino aveva visto quella collina ancora coperta da un bosco rado, molto diverso da quello tanto fitto che gli raccontava suo nonno – anche se sicuramente suo nonno coloriva le sue memorie giovanili. Ma era vero che lì rimaneva solo il suo albero. Si è fermato un secondo prima di cominciare ad abbatterlo: quando avesse finito non ci sarebbero più stati alberi in tutta l'isola. Sentiva un peso freddo nello stomaco. "Be'", pensava per tranquillizzarsi, "chi lo dice che non ci sono alberi in tutta l'isola?" Era da molto tempo che non vedeva i territori delle tribù rivali e sicuramente loro stavano preservando i loro alberi per assicurarsi la vittoria, innalzando i Moai più grandi. "Maledetti"; dovrà andare a cercare legna lì. L'ultima guerra non è andata molto bene, ma stavolta potrebbe essere diverso. Sarà diverso. "In realtà stiamo tanto male per colpa loro. Se non ci daranno la loro legna con le buone gliela dovremo strappare. Dobbiamo buttarli a mare questi malnati". Ha esitato ancora un po', ma poi ha pensato: "se non taglio io l'albero, verrà il mio vicino e lo taglierà lui. Che non sia mai". E senza pensarci oltre ha cominciato a tagliarlo.

Noi siamo così diversi? In una conferenza tenuta da un mio collega dell'Istituto delle Scienze del Mare, parlando di eccesso di pesca, l'oratore ha mostrato un lucido con le specie di pesci documentate all'inizio del ventesimo secolo come proprie del Mediterraneo Occidentale che non abbiamo fatto in tempo a conoscere. Erano una trentina solo quelle documentate, che non sono che una frazione infima. I più anziani del mio istituto hanno visto pesci che i giovani non vedranno mai. E anche così continuiamo a spingere sull'acceleratore, a vedere quanto possiamo spremere la popolazione di tonno rosso del Mediterraneo, a vedere se il piccolo aumento registrato l'anno scorso permette di aumentare le quote di pesca. Lo abbiamo già fatto con l'acciuga del Cantabrico perché di fatto l'abbiamo sterminata. E, in realtà, se guardate bene, succede la stessa cosa con tantissime risorse. Siamo realmente diversi da quell'abitante dell'Isola di Pasqua che ha tagliato l'ultimo albero?

Nel suo libro, a partire dagli indizi a disposizione, Diamond medita su come dovessero essere gli ultimi 100 o 200 anni prima dell'arrivo degli esploratori europei, quando la popolazione declinava irreversibilmente e non a causa di estranei. I resti di ossa umane con ferite da arma, alcuni rosicchiati... i Moai deliberatamente demoliti o sfregiati... alcuni retaggi della tradizione orale dei pochi discendenti che popolavano l'isola quando sono arrivati gli europei...

Diamond tesse una trama forse non del tutto realistica, ma in ogni caso molto evocativa. Secondo lui, sembra probabile che nel bel mezzo del cataclisma ambientale e delle risorse, con la gente disperata che moriva di fame, c'è stata una rivolta. La gente si è sollevata contro i suoi vecchi leaders politici e religiosi e l'antica religione (che li portava ad erigere, con gran dispendio di risorse, i pesanti Moai) è caduta nel discredito totale. La gente provava rabbia, entrava nelle case dei ricchi e vedeva come vivessero molto meglio di loro. Le hanno rase al suolo. Hanno distrutto alcuni Moai, gli stessi che poco prima veneravano ed erano motivo di orgoglio per ogni tribù. La pura rabbia, l'impotenza per non sapere come uscire dal buco nel quale si erano infilati da soli, li ha portati ad una voragine di morte e distruzione che li ha lasciati più indeboliti e impotenti di prima.

Siamo tanto diversi? Ieri, il parlamento greco, in una sessione da agonia, ha approvato l'ennesimo pacchetto di misure di aggiustamento, più repressivo e minaccioso dei precedenti, ai quali si va a sommare. Molta gente non lo ha più sopportato ed è scesa in strada, a migliaia, dando vita a gravi scontri. La polizia è rimasta senza lacrimogeni, la folla ha saccheggiato e bruciato decine di edifici del centro di Atene, principalmente banche. I grandi simboli del trionfo di un decennio fa, i banchieri, vengono ora additati, alla stessa stregua dei politici (l'analogia con i leaders religiosi e politici dell'isola di Pasqua è inevitabile, soprattutto tenendo conto della massima per cui l'unico vero Dio è il denaro, che in modo tacito si accettava anche fino a solo 10 anni fa). E tutto questo per ottenere il secondo pacchetto di aiuti economici dalla UE, che permetterà al paese ellenico di venire a capo delle proprie obbligazioni di pagamento del mese di marzo, ma forse non a lungo. Che senso ha prolungare questa agonia quando sappiamo che questa crisi non finirà mai? Che la recessione che sta cominciando ora renderà ancora più complicato non il rientro del debito greco, ma quello della maggior parte dei paesi europei? Che negare di accettarlo ci può portare solo al collasso? Non sarebbe più logico accettare che il modello che tentiamo di conservare non funziona più e che si deve ridefinire? Fare questo non ha forse più senso che, spinti dall'impegno di pagare un debito impagabile, finire per svendere quel poco che ci resta o finire col tagliare l'ultimo albero dell'isola?


Il futuro non è scritto, ma il passato sì. La più grande superbia sta nel crederci migliori dei nostri antenati; lo saremo solo se siamo capaci di apprendere dai loro insegnamenti. Ci serve un piano, e ci serve ora.


Saluti,
Antonio Turiel

domenica 1 aprile 2012

Rivoluzione nell'Energia a costo zero: il B-Cat



In un comunicato stampa di oggi, il prof. Ugo Bardi ha reso noto lo sviluppo di un nuovo sistema che produce energia a costo zero che ha definito come in grado di risolvere tutti i problemi energetici del mondo. Il congegno, chiamato "B-Cat" (mostrato schematicamente più sopra*) genera continue e infinite oscillazioni che possono essere utilizzate per produrre energia.

Il Prof Bardi non ha rivelato i dettagli del meccanismo che fa funzionare il B-Cat, lasciando capire, tuttavia, che è prova di una "nuova fisica" che va ben al di la delle polverose cosiddette "Leggi della Termodinamica". Questi vecchi concetti devono oggi essere abbandonati, nonostante la rigida opposizione della lobby dei combustibili fossili, della lobby delle rinnovabili, degli Gnomi di Zurigo e del Vecchio della Montagna.

Il professor Bardi ha detto che il termine "B-Cat" si riferisce a uno speciale catalizzatore nucleare localizzato all'interno dell'oggetto a forma di cappello in cima al braccio oscillante (e non alla parola inglese "bird", uccello). Questo catalizzatore genera una reazione di fusione fredda fra idrogeno generato dal liquido che sta alla base del braccio (la cui composizione è coperta da segreto industriale) e una massa di kriptonite verde che si trova all'interno del cappello. Il bordo del cappello è in piombo e scherma completamente tutti i raggi gamma generati dal congegno, rendendolo completamente sicuro per applicazioni domestiche, come affettare il salame o dare energia alle sedie a dondolo.

Bardi ha rivelato che la NASA, Siemens, la General Motors e l'ARCI-Caccia hanno tutti espresso interesse nella ricerca e nello sviluppo del B-Cat. I brevetti sono stati richiesti all'ufficio brevetti dello Stato di Transilvania e la certificazione della sicurezza del congegno è in corso di produzione da parte dei Laboratori Elfici S.p.A. Bardi ha anche rivelato che una fabbrica robotizzata in grado di produrre un milione di B-Cat all'anno è in costruzione in una località non specificata al di sopra del Circolo Polare Artico. 

L'attuale modello del B-Cat ha una potenza di 1 kW. Ulteriore ricerche sono in corso in collaborazione con l'università di Paperopoli per migliorare le prestazioni del congegno. Un modello di B-Cat da1 MW è stato sviluppato ed è mostrato in questo filmato


* Il  disegno del "drinking bird" viene dal sito dell'Università di California, Fresno, che è completamente, totalmente e assolutamente estranea a qualsiasi cosa menzionata in questo post del primo Aprile. Se non tutti i punti di questa storia vi sono chiari (ma, in questo caso, dovete essere appena ritornati da un'isola deserta dove siete rimasti abbandonati per più di un anno) potete leggervi questo post di Steven Krivit sull'E-Cat di Andrea Rossi oppure uno dei miei post precedenti, qui, e qui Vedi anche un post su "nuove tecnologie energetiche" dove si spiega come funziona il drinking bird.

giovedì 29 marzo 2012

Energia gratis, motore ad acqua, l'eredità di Tesla ed altri vaneggiamenti

Guest post di Antonio Turiel da "The Oil Crash". Traduzione di Massimiliano Rupalti

Soluzioni meravigliose sulla carta..ma l'appiccicosa realtà le intrappola.

Di Antonio Turiel

Cari lettori,

com'era prevedibile nel momento in cui cresce il marasma economico e sociale e la distruzione inesorabile a cui ci conduce questa crisi che non potrà mai finire, l'angoscia di una classe media che si rifiuta di scomparire fa sì che la stessa sia molto vulnerabile alle storie di tecnologie magiche di ogni sorta di truffatore che veda in questa disperazione un terreno adatto ai suoi oscuri affari. Perché ciò funzioni servono certi ingredienti: questa disperazione che abbiamo appena menzionato, ignoranza in materia scientifica della popolazione in generale ed una credulità generalizzata in artificiose teorie della cospirazione, le quali si alimentano delle pratiche corrotte di sempre a livello politico ed economico, ma che con la crisi sono diventate evidenti ed insopportabili ai più – per riassumerlo come lo farebbe UgLY YoUtH (un utente che è solito commentare i post di Turiel, ndT): la roba marrone è venuta a galla. Rispetto a questo ultimo punto devo dire che io, anziché credere nell'intelligenza illimitata e terribilmente malvagia di una élite onnipotente che porta a compimento con precisione millimetrica un grande piano, mi sembra più verosimile credere alla stupidità, questa sì senza limiti, della razza umana (e non è che non ci sia questa élite, è che non sono tanto intelligenti, non come essi credono).

Alla fine, è in questo contesto che cominciano ad apparire tutti questi video su youtube sull'energia libera, che è una variante del vecchio motore ad acqua, ma che ora ingloba mille altre tecnologie... be', definirle tecnologie è dir molto: tutto quello che si può vedere sono dei video con delle descrizioni molto superficiali, ma che suonano molto tecniche, di certi dispositivi. Le più spettacolari fra queste tecnologie si basano su concetti di base dell'elettromagnetismo classico, niente che permetta di ottenere energia gratuitamente in realtà, ma con un comportamento tanto poco intuitivo per il profano che sembrano praticamente magia. Tutto ciò è condito con alcuni paragrafi della triste storia di uno dei grandi geni della scienza moderna e padre dell'elettricità commerciale moderna, Nikola Tesla, ed alcuni concetti completamente confusi presi a prestito dalla Teoría Quantica dei Campi, in particolare i concetti di energia di punto zero e di fluttuazioni del Vuoto Quantico – e siccome la Teoria Quantica dei Campi è probabilmente il ramo più astruso e complicato della fisica, tutto quello che ha a che fare con essa è incomprensibile e riuscire a tirarne fuori della parole a caso suona intelligente.

Tutti questi presunti miracoli tecnologici hanno sempre certi requisiti, che sono necessari perché l'imbroglio funzioni:
  1. La tecnologia permette di ottenere energia in quantità ingente, al punto che questa è gratuita, pertanto si sta di fatto creando un moto perpetuo.
  2. Qualsiasi persona mediamente istruita sa che questo è impossibile in applicazione del Primo e del Secondo Principio della Termodinamica, i quali sono inesorabili, come abbiamo già discusso in questo blog. Pertanto deve sconfessare la scienza classica e per questo ricorre alla teoria della cospirazione: gli scienziati fanno parte di una grande mascherata o sono talmente imbecilli che non hanno previsto cose che un tipo in un garage è capace di fabbricare in un pomeriggio. 
  3. Ma bene, lasciamo da parte questi poveri diavoli di scienziati, abbiamo queste meraviglie di dispositivi che tutti potremmo usare. Allora, perché non li usiamo? Perché ci sono multinazionali malvagie che hanno comprato i brevetti e li tengono sotto chiave e nel caso di tecnologie non brevettate i loro poveri inventori sono stati assassinati ed i loro progetti rubati e/o distrutti. La cospirazione si allarga.
  4. Ed ora i popoli del mondo devono sollevarsi ed esigere dai loro leader corrotti che liberino queste energie libere, situazione paradossale. E così la storia avrà un finale felice.
Ma, cosa c'è di vero in tutto questo? E' semplice, niente di niente, è tutto un'aberrazione e di fatto i presunti prototipi, se fossero testati in modo controllato, rivelerebbero che non forniscono energia gratuitamente e nemmeno che sono più efficienti delle fonti che usiamo attualmente, né che si possano riprodurre in scala, niente di niente. Tutto fumo.

Sarebbe lungo, lunghissimo descrivere tutte le cavolate e aberrazioni che si raccontano. Qui farò un compendio delle più comuni e può essere che in un momento successivo, nella misura in cui la gente diventi ancora più pazza e che vengano pubblicate nuove fantasie sulle pagine de El Pais o La Vanguardia,  ne aggiunga delle altre.

  • Una variante attualmente popolare di queste fantasie è un motore che funziona con una miscela “gorgogliante” di benzina al 20% ed acqua all'80%. Data la densità energetica della benzina, una tale miscela ben emulsionata (dal li la necessità di un “gorgogliatore”) è combustibile e può essere usata in un motore semplice. Questo sì, come è naturale le potenza di ritorno (normalmente misurata come Momento Meccanico) è sufficiente ad alimentare un alternatore, ma è proporzionalmente minore a quella che si ottiene con benzina pura e inoltre l'invenzione non può essere applicata a tutti i motori (per esempio, a quelli a iniezione). Quello dello “stato di plasma dell'acqua” che vengono riferiti in alcuni di questi video è una vaneggiamento assoluto.
  • Non può esistere un motore ad acqua pura. L'acqua è la “cenere” della combustione dell'idrogeno e per questo, per il fatto che non si può bruciare (ossigenare), serve di più per spegnerlo il fuoco. Cercare il motore ad acqua è come cercare il motore a cenere.
  • Si è soliti affermare che esistano centinaia di invenzioni colossali che ci libererebbero dalla tirannia delle compagnie petrolifere ma che queste abbiano comprato i brevetti e che le tengano chiuse a doppia mandata. Dire questo significa non avere idea di come funziona il sistema dei brevetti – io ne ho uno e so per esperienza ciò di cui parlo. Un brevetto è un documento pubblico (chiunque può consultarlo, è una pubblicazione) in cui il titolare dello stesso pubblica i dettagli di una certa invenzione e rivendica che, se qualcuno voglia usarne una parte o tutta, gli si debbano pagare i diritti. Pertanto, i dettagli di questi fantastici motori sarebbero, se davvero esistesse qualcosa di operativo, perfettamente conosciuti e, in più, potresti fartene una copia a casa tua. Ciò che vine proibito dal brevetto è il suo sfruttamento commerciale. In più c'è da dire che i brevetti scadono dopo 20 anni (per questo ora abbiamo gelocatil e ibuprofene generici, ormai chiunque li può fabbricare), per cui alcuni di questi motori, che già si annunciavano come rivoluzionari dalle prime crisi petrolifere dalle quali sono passati più di trenta anni, sarebbero liberamente a disposizione di qualsiasi impresa che li volesse sfruttare commercialmente. Se nessuna lo ha fatto è perché, semplicemente, non hanno nessun interesse commerciale perché, semplicemente, non sono migliori di ciò che già esiste. 
Credere che si possano avere fonti di energia libera, gratuita ed abbondante è come credere ai Re Magi e non voler crescere; sarebbe molto conveniente per il nostro stile di vita, ma la Natura è implacabile e va nell'altra direzione. Nessuna delle quattro interazioni fisiche fondamentali che conosciamo permettono di violare i principi della Termodinamica, i quali escludono qualsiasi moto perpetuo o fonte energetica inesauribile. Nella scienza tutto si discute e si contesta e applicando il metodo scientifico. FALSIFICHIAMO logicamente le nostre teorie, dimostrando o confutando la loro validità. E anche se qualsiasi verità umana è per forza provvisoria, si devono portare elementi razionali per affermare una determinata cosa.

Saluti,
AMT