venerdì 28 maggio 2010

Sir David Attenborough: la verità sul cambiamento climatico

Di Carlo Fusco

David Attenborough è la ragione per cui sono diventato un biologo. È il mio eroe personale. I suoi documentari sulle scienze naturali, presentati dentro l'indimenticabile Quark di Piero Angela, sono impressi per sempre nella mia memoria di ragazzino. Ricordo che ne guardai uno proprio la sera prima dell'inizio dei miei esami di stato e in quel momento presi la decisione definitiva: se non mi bocciavano, mi sarei iscritto a Biologia. Non mi bocciarono.

In questo breve filmato DA spiega con la sua inimitabile flemma inglese come lui si sia convinto della realtà del riscaldamento globale.

Con l'aiuto di Peter Cox, climatologo dell'università dell'Exeter, ci mostra tre grafici, proiettati al suolo in dimensioni giganti. Il primo rappresenta le temperature reali degli ultimi 150 anni. Il secondo un modello che non tiene conto della forzante dei gas serra antropici, ma solo dei fattori naturali ed il terzo è un modello completo che tiene conto di tutti gli elementi, inclusi quelli di origine antropica. Per sapere quali dei due modelli si sovrappone perfettamente su tutto il grafico delle temperature reali, dall'inizio alla fine e non solo fino al 1970 circa, dovrete guardarvi il video, ma dubito che sia troppo difficile fare una previsione personale:

Interessante notare che DA è rimasto in silenzio per un lungo periodo sull'AGW, infatti in un'intervista ha dichiarato che essendo un naturalista e non un climatologo non  poteva comprendere la  fisica dell'atmosfera ed i princìpi alla base della climatologia. Quindi, dato anche il peso della sua immagine pubblica, in queste condizioni non se la sentiva di esporsi in prima persona. Ma poi l'accumularsi di evidenze nella letteratura scientifica, in particolare sulla solidità dei modelli, lo hanno infine convinto ad esporsi ed indotto a parlare. Traduco la sua frase conclusiva del video:
Ecco dunque, non ci sono molti dubbi che questo aumento, questo rapido aumento della temperatura è dovuto alle attività umane
Yes Sir, little doubt indeed.

mercoledì 26 maggio 2010

Astroturfing

Di Carlo Fusco


Rovistando su google news, scopro che la signora Chasity Goddard sull'Examiner scrive: Proteste per la  laurea Honoris Causa ad Al Gore dall'Università del Tennessee. E dice:
"Il cambiamento climatico globale viene difeso con la stessa veemenza di una religione; i suoi princìpi si accettano come una fede. Phil Jones, ex direttore dell'unità di ricerca climatica dell'università dell'East Anglia, si è dimesso dalla sua posizione a seguito dello scandalo climategate. Jones ha ammesso che la terra durante il medioevo potrebbe essere stata più calda di oggi e che nessun documentato, significativo riscaldamento ha avuto luogo in oltre 15 anni. Le sue affermazioni hanno riacceso ancora una volta il dibattito circa il riscaldamento globale di origine antropica."
La parte in grassetto non contiene neppure 1 (U N A) affermazione che non sia una menzogna, consapevole, voluta e studiata nei minimi dettagli. L'intervista a Phil Jones con quello che lui ha veramente detto si trova sul sito della BBC. Chi avesse dei dubbi vada pure a leggerla. Sul fatto che la climatologia, su i cui princìpi si basano centinaia di studi peer reviewed sul cambiamento climatico, operi sull'accettazione fideistica tipica delle religioni meriterebbe solo il dito medio proteso verso l'infinito, ma qui non sono a casa mia per cui non metto alcuna immagine volgare.

OK, andiamo di google. Vediamo che dice wikipedia sull'Examiner:

"Examiner.com is a media company based in Denver, Colorado, that operates a network of hyperlocal news websites, allowing citizen journalists to share their city-based knowledge on a blog-like platform, in over 100 marketsUnited States and parts of Canada. Examiner.com is a division of Clarity Media Group, with the primary investor being conservative Philip Anschutz, owner of Anschutz Entertainment Group (AEG), throughout the businessman, billionaire [...]"
In pratica ci dice che l'Examiner è un blog travestito da giornale che offrirebbe l'opportunità di fare "giornalismo dal basso" e che questo appartiene al miliardario, conservatore ed affarista Philip Anschutz.

OK e che cosa ci dice wikipedia di questo nostro miliardario, conservatore ed affarista?

"Philip Frederick Anschutz [...] is an American entrepreneur. Anschutz bought out his father's drilling company in 1961[...]Anschutz's father was a land investor who invested in ranches in Colorado, Utah and Wyoming, and eventually went into the oil-drilling business."
Oil-drilling indeed, non ti potevi certo sbagliare. Manco la legge di gravitazione universale è così riproducibile. Dove c'è una menzogna sul clima (ed in particolare sui climatologi ed ancora più in particolare su Phil Jones o Michael Mann) c'è qualcuno che in qualche modo ha a che fare con delle trivelle.

A proposito di giornalismo dal basso, questa è l' immagine che tipicamente lo rappresenta:

grassroots appunto, qualche cosa di naturale e spontaneo. Quello che fanno questi signori non è giornalismo dal basso, ma astroturfing. Artificiale come questo:
Tragicamente l'astroturfing sul web è ovunque, a massacrare la vita a delle persone oneste, che chiedono solo di poter fare il proprio lavoro, ed a spingere l'opinione pubblica verso una politica demenziale e autodistruttiva che serve solo per arricchire qualche imbecille senza scrupoli, mettendo così in pericolo le generazioni future, la nostra unica opportunità di dare un senso alla nostra attuale esistenza.

martedì 25 maggio 2010

Le bugie hanno vita eterna

 
Vi passo un interessante pezzetto apparso su Repubblica il 24 Maggio che si intitola "Vita eterna per le bugie"

Si tratta un po' di una riscoperta dell'acqua calda, ovvero di un concetto che credo che sia ben noto a chi si occupa di PR. Non importa quale fesseria viene lanciata in rete e sui giornali; e non importa che sia poi smentita. L'effetto è comunque quello di essere creduta. Anzi, la smentita rinforza la credenza che la notizia sia vera.

Il trucco si usa parecchio in politica, ma sicuramente viene usato anche nel dibattito sul riscaldamento globale. Le statistiche dicono chiaramente che le bugie raccontate ultimamente sul clima hanno avuto un eccellente effetto nel convincere la gente che il riscaldamento non esiste o, addirittura, che stiamo andando verso una nuova era glaciale. Le smentite, molto probabilmente, hanno solo rinforzato queste convinzioni.

Per esempio, in campo climatico molta gente rimane perfettamente convinta che il "bastone da hockey" (le misure paleoclimatologiche degli ultimi 2000 anni) sia un falso, che nel cosiddetto "periodo medievale caldo" le temperature fossero più alte di quelle di oggi, che i ghiacciai si stanno espandendo piuttosto che contraendo, eccetera. In più rimane viva e vegeta quella che è un po' la madre di tutte le leggende: quella che gli autori dello studio "I Limiti dello Sviluppo" del 1972 avessero "sbagliato le previsioni".

Si dice che le bugie hanno le gambe corte, ma oggi scopriamo che vivono a lungo. Possiamo solo sperare che non vivano in eterno, come suggerisce questo articolo.


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Repubblica il 24 Maggio 2010

Vita eterna per le bugie
soprattutto se "rettificate"

Uno studio dimostra che le rettifiche avvalorano le convinzioni esistenti, anche se palesemente false. Si tratta di un meccanismo mentale di autodeterminazione che condiziona anche le votazioni politiche

di SARA FICOCELLI

Vita eterna per le bugie soprattutto se "rettificate"

Mettere un'informazione sbagliata in circolazione è un po' come sciogliere una goccia di petrolio nell'oceano: potrà rendersi invisibile frammentandosi in mille parti, ma non scomparirà mai. Per spiegare la meccanica che sta dietro l'immortalità delle "bugie" e i motivi per cui, malgrado le smentite, ci sarà sempre qualcuno disposto a dargli credito, gli scienziati politici Brendan Nyhan dell'università del Michigan e Ann Arbor e Jason Reifler della Georgia State University di Atlanta hanno condotto alcuni esperimenti chiedendo ai partecipanti di leggere notizie false contenenti dichiarazioni fuorvianti di alcuni politici, e assegnando poi ad alcuni, a caso, una versione dell'articolo contenente delle rettifiche.

"Dai risultati ottenuti - ha spiegato Brendan Nyhan al New York Times - è emerso che la diffusione di rettifiche non solo non elimina i fraintendimenti ma anzi li fa peggiorare. In un esperimento, ad esempio, abbiamo riscontrato che la porzione di elettori conservatori che credono che i tagli alle tasse dell'ex presidente George W. Bush abbiano contribuito alla crescita economica è salita dal 36% al 67% proprio quando questa notizia è stata smentita. Le persone tendono ad accanirsi contro la correzione delle informazioni già messe in circolazione e alle quali avevano dato credito. Paradossalmente le smentite rafforzano i fraintendimenti".

Lo studio americano, presentato al meeting annuale dell'American Political Science Association, è partito dai dati raccolti dal collega James H. Kuklinski, che nel 2000 illustrò la differenza tra disinformazione e cattiva informazione, concludendo che spesso gli elettori basano le preferenze politiche su false informazioni ritenute attendibili, e dai ricercatori Charles S. Taber e Milton Lodge, che nel 2006 dimostrarono con una serie di sondaggi che spesso i cittadini rifiutano di credere alle opinioni contrastanti con le loro, anche se è dimostrato che sono vere. Nyhan, Arbor e Reifler hanno condotto la propria ricerca con una serie di quattro esperimenti, suddividendo i volontari in gruppi e riscontrando come sia praticamente impossibile far cambiare idea a qualcuno smentendo un'informazione ritenuta fino a quel momento attendibile.

Dalle cause scatenanti della guerra in Iraq alla riforma sanitaria di Obama, sono tanti gli esempi di notizie false, poi corrette, che hanno continuano e continuano a circolare come vere sul web, sui giornali e quindi tra le opinioni della gente. E questo, come nel 2007 spiegò in un altro studio Brian J. Gaines, è un meccanismo di ragionamento che ha a che vedere con l'autodeterminazione. "Sono due i procedimenti mentali che regolano l'assimilazione delle informazioni", ha spiegato Nyhan. "Innanzitutto chi le riceve va alla ricerca di pregiudizi: quando leggiamo qualcosa cerchiamo in realtà una conferma ai nostri preconcetti, qualcosa che avvalori le nostre convinzioni. Non una vera informazione. Il secondo procedimento scatta invece al momento dell'eventuale smentita: noi lo chiamiamo backfire effect ("effetto ritorno di fiamma") ed è quel meccanismo mentale che porta a rafforzare le proprie convinzioni proprio perché qualcuno le ha messe in discussione o controdimostrate". Come diceva Mark Twain, "non è ciò che non sai a crearti dei problemi, ma ciò che sai per certo".

lunedì 24 maggio 2010

Non c'è limite al peggio: Si ripeterà il destino di Ipazia?


Non ci sono rimasti ritratti di Ipazia, intellettuale del tardo impero romano massacrata da una banda di fanatici nel 415 a.d. Questa immagine, tuttavia, ci da un'idea di come poteva essere una donna del suo tempo.

In un post precedente, ho fatto un parallelo fra l'assassino di Ipazia, intellettuale del tempo della fine dell'Impero Romano, e quello che sta succedendo oggi con gli attacchi ai climatologi. Mentre lo scrivevo, mi sembrava che forse stavo esagerando un po'. Ma quello che leggo oggi mi fa pensare che non ero tanto distante dalla situazione reale. In effetti, sta andando sempre peggio. Michael Mann è ormai l'obbiettivo designato di questa banda di moderni fanatici, anche peggiori quelli che uccisero Ipazia a colpi di pietra. Oggi si trova a vedere la sua foto su internet con sotto scritto "Ebreo". E sembra che siamo solo all'inizio.




Dal blog "Discover" che ci riferisce su un rapporto dell'ABC

Il climatologo Michael Mann ne ha ricevute a centinaia - messaggi elettronici e chiamate al telefono dove lo chiamano un criminale, un comunista o peggio
"Dovresti stare a tre metri di profondità, sotto le radici." si legge in un'emai
"Ti so che uno ti ha strappato le p*lle, speravo di leggere che ti sei suicidato. Fallo."
"Mi hanno offeso in tutti i modi possibile, " ha detto ad ABC Mann, che dirige il centro di ricerca sulla scienza dei sistemi terrestri all'università statale della Pennsylvania. "E' un tentativo di congelare il dibattito e io credo che sia la cosa più sconcertante"
Man non è il solo. L'FBI dice che sta vedendo un balzo in avanti delle minacce contro i climatologi. Recentemente, un sito di suprematisti bianchi ha postato sul web delle foto di Mann e di parecchi dei sui colleghi con la parola "Ebreo" sotto ciascuna.
Un climatologo che non desidera essere identificato ha detto ad ABC che ha trovato un animale morto lasciato davanti alla porta di casa e che oggi viaggia a volte accompagnato da guardie del corpo.
"Il riscaldamento globale antropogenico è una realtà," ha detto Mann. "Chiaramente c'è gente che trova questo fatto poco conveniente e sfortunatamente sembra che siano disposti a qualunque cosa per cercare di sopprimere il messaggio

Testo originale:

Climate scientist Michael Mann has received hundreds of them — threatening e-mails and phone calls calling him a criminal, a communist or worse.
“6 feet under, with the roots, is were you should be,” one e-mail reads. “How know 1 one has been the livin p*ss out of you yet, i was hopin i would see the news that you commited suicide, Do it.”
“I’ve been called just about everything in the book,” Mann, who runs of the Earth System Science Center at Penn State University, told ABC News. “It’s an attempt to chill the discourse, and I think that’s what’s most disconcerting.”
Mann is not the only one. The FBI says it’s seeing an uptick in threatening communications to climate scientists. Recently, a white supremacist website posted Mann’s picture alongside several of his colleagues with the word “Jew” next to each image.
One climate scientist, who did not wish to be identified, told ABC News he’s had a dead animal left on his doorstep, and now sometimes travels with bodyguards.
“Human-caused climate change is a reality,” Mann said. “There are clearly some who find that message inconvenient, and unfortunately they appear willing to turn to just about any tactics to try to suppress that message.”

sabato 22 maggio 2010

Ipazia e gli altri


Questa immagine, dal cosiddetto "Medaglione Ficoroni," è spesso definita come un ritratto di Galla Placidia, figlia dell'imperatore Teodosio, vissuta nel quinto secolo a.d.. Quasi certamente, tuttavia, è più antico e proviene dall'Egitto. Per cui, sarebbe semmai da vedersi come un ritratto di Ipazia. Comunque sia. è un volto che ci arriva da un mondo sofisticato, elegante, raffinato - e moribondo: gli ultimi anni dell'Impero Romano.


Nei tempi crepuscolari dell'inizio del quinto secolo, in un impero romano ormai ridotto allo stremo, si intrecciano storie di uomini e donne che cercano di cavarsela come meglio possono. E' curioso per noi notare come quel mondo sia per tanti versi simile al nostro.

Il 410 è l'anno del sacco di Roma da parte dei Visigoti. Durante l'assedio, Galla Placidia, figlia di Teodosio I, si trova a Roma e viene rapita dai Visigoti. Poi sposerà il re dei Visigoti, Ataulfo, per poi diventare imperatrice di Occidente nel 425. Sono i tempi in cui il giovane Patricius, che conosciamo come San Patrizio, arriva in Irlanda come messaggero di Cristianità. Dalla parte opposta del mondo romano, nel 415, Ipazia, intellettuale di Alessandria d'Egitto, viene assalita e massacrata da una folla di fanatici. Solo un anno dopo, nel 416, Rutilio Namaziano, patrizio romano, lascia una Roma ormai invivibile per la Gallia; il suo paese natale. Di questo viaggio ci lascerà una cronaca: il "De Reditu Suo"

Ci incuriosisce sapere se questi personaggi di quel mondo così remoto sapessero l'uno della sorte dell'altro. Namaziano aveva vissuto sicuramente i tempi drammatici dell'assedio e del sacco di Roma. Forse aveva partecipato alla convulsa seduta del Senato dove la madre adottiva di Galla Placidia - Serena - era stata condannata a morte. Dal testo del "De Reditu", sappiamo che Namaziano conosceva Palladio, il primo vescovo d'Irlanda che forse ha preceduto Patrizio; o forse era la stessa persona. Patrizio stesso, sperduto fra i suoi barbari, poco sapeva e probabilmente poco gli importava delle sorti di un impero di cui aveva fatto parte. E Ipazia? Sicuramente sapeva di Galla Placidia, anche se è poco probabile che si interessasse a quella di un patrizio romano come Namaziano, o di un giovane vescovo che predicava nella remota Irlanda.

Invece, è perfettamente possibile che Namaziano abbia saputo della fine di Ipazia ad Alessandria. Ci racconta lui stesso che era stato prefetto di Roma e, come tale, non poteva certamente ignorare quello che succedeva in una delle città principali dell'impero, Alessandria d'Egitto. Doveva aver fatto molto rumore la storia di un'intellettuale pagana uccisa da una banda di fanatici cristiani: massacrata a colpi di tegola, il suo corpo smembrato e bruciato in una manifestazione di odio selvaggio. Ancora più stupefacente doveva essere stato sapere che le autorità imperiali non solo non erano riuscite a impedire l'assassinio, ma nemmeno a punire i colpevoli. Può darsi che Namaziano, intellettuale pagano anche lui, abbia fatto i suoi conti e deciso che se non voleva fare la fine di Ipazia era meglio per lui lasciare Roma il più presto possibile.

Di Namaziano ho già scritto come la sua cronaca di viaggio lungo le coste dell'Italia coglie perfettamente il momento del crollo dell'antico impero. Di San Patrizio, sopravvivono due lettere autentiche interessantissime. Di Galla Placidia, ci resta il suo mausoleo a Ravenna, che ci dice qualcosa di come poteva pensare una come lei, vissuta in tempi così duri. Il mausoleo è completamente spoglio all'esterno ma ricco di decorazioni all'interno: era un tempo in cui le cose belle andavano tenute nascoste. Di Ipazia, non ci rimane niente di scritto di suo pugno, ma la sua storia terribile ce la racconta Socrate Scolastico:

Ad Alessandria c'era una donna chiamata Ipazia, figlia del filosofo Teone, che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo. Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltare le sue lezioni.
Facendo conto sulla padronanza di sé e sulla facilità di modi che aveva acquisito in conseguenza dello sviluppo della sua mente, non raramente apparve in pubblico davanti ai magistrati. Né lei si sentì confusa nell'andare ad una riunione di uomini. Tutti gli uomini, tenendo conto della sua dignità straordinaria e della sua virtù, l'ammiravano di più.
Fu vittima della gelosia politica che a quel tempo prevaleva. Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo.
Alcuni di loro, perciò, spinti da uno zelo fiero e bigotto, sotto la guida di un lettore chiamato Pietro, le tesero un'imboscata mentre ritornava a casa. La trassero fuori dalla sua carrozza e la portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l'assassinarono con delle tegole. Dopo avere fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e là li bruciarono.

Queste antiche storie ci dicono come, in situazioni difficili, la tendenza umana è di serrare i ranghi, di stringersi intorno a qualcosa: idee, luoghi, credenze, religioni, qualsiasi cosa che ti possa dare un minimo di sicurezza; che ti possa dare l'impressione di non essere abbandonato davanti a un mondo che crolla, qualcosa che prenda il posto della legge, delle istituzioni, delle consuetudini che - da un certo punto in poi - hanno cessato di esistere o sono diventati delle ombre di se stessi.

E da questo nasce il fanatismo; a volte religioso, a volte politico, a volte semplicemente descritto dalla visione brutale del "noi contro di loro". Il fanatismo non tollera il dissenso. Non c'è posto per idee diverse, per dubbi, per domande. Chi dubita, domanda, o esplora, è una minaccia. Se persiste, deve essere eliminato, come Ipazia. A meno che non se ne scappi prima, come ha fatto Namaziano. L'impero uccideva o cacciava via i suoi uomini (e donne) migliori; proprio quelli di cui avrebbe avuto bisogno per sopravvivere.

Qualche sintomo di uno sviluppo simile lo stiamo vedendo oggi: le ondate di "caccia all'intellettuale" non sono cosa nuova, ma ultimamente si stanno facendo sempre più preoccupanti. L'ultima in ordine di tempo è quella scatenata contro i climatologi. Abbiamo visto l'accanimento dell'autorità giudiziaria, le minacce di morte che ricevono in continuazione, e il vero e proprio "omicidio bianco" di alcuni di loro.

Certo non siamo arrivati a vedere un climatologo massacrato a colpi di pietra da una banda di fanatici religiosi ma, come sempre, quello specchio lontano che è la storia dell'Impero di Roma ci fa pensare. Il fanatismo di certa gente potrebbe portare a eliminare, o comunque neutralizzare, proprio quelle persone di cui abbiamo più bisogno per cercare di capire cosa ci aspetta nel futuro. Eppure, abbiamo tragicamente bisogno di queste persone per limitare i danni che cose come il cambiamento climatico ci potrebbero fare.

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Questo post è ispirato dal film "Agora" che racconta la storia di Ipazia. Peccato che sia un film sciocco e banale - o almeno così mi è parso. Più che altro, molto noioso; al punto che non sono nemmeno riuscito a vederlo fino in fondo. Su Ipazia, si veda anche questo bel post di Kelebek.

mercoledì 19 maggio 2010

Il supermercato delle idee


Questo post è ispirato da una presentazione di Dalma Domeneghini al convegno di climalteranti di Firenze del 13 Maggio. Mi sono permesso di rielaborare una parte della sua presentazione - quella dove ha parlato di "frame cognitivi" - in termini di un'immagine: quella del "supermercato delle idee".


Non so cosa succede a voi, ma non vi fa rabbia quando la gente certe cose proprio non le capisce? Quando fate vedere il record delle temperature mondiali, fate vedere che quest'anno è il più caldo della storia, e quelli vi guardano scuotendo la testa, dicendo cose tipo: "ma oggi non fa tanto caldo". E quando cercate di fargli capire come veramente il riscaldamento globale è una cosa pericolosa, quelli vi guardano come se foste un marziano.

L'incapacità, o forse l'impossibilità, per la maggior parte di noi di reagire correttamente di fronte all'evidenza è ormai una cosa che comincia a essere ben nota, come possiamo leggere, fra i tanti esempi, in questo articolo su "The New Scientist" (segnalato da Cristiano Bottone). Nell'articolo si racconta, fra le altre cose, come molti podisti utilizzano i farmaci anti-infiammatori, i FANS, convinti che questo migliori le loro prestazioni. Quando gli si fa vedere l'evidenza sperimentale che i FANS non servono a niente, anzi fanno peggio, la maggior parte di loro non ci credono e continuano a prenderli.

C'è qualcosa che non funziona nella testa della gente? Per la verità, no. La nostra testa funziona in un certo modo e bisogna tenerne conto. Il cervello umano è il risultato di molte migliaia di anni di evoluzione in tempi in cui il metodo scientifico non era stato ancora inventato. E allora non c'è troppo da stupirsi che sia difficile per tutti agire su basi puramente razionali e basate soltanto sui dati.

In un mondo sempre più complicato, tutti cerchiamo di mettere in ordine le nostre percezioni secondo degli schemi che abbiano una certa logica. Questi schemi vengono chiamati a volte "frame" ("cornici"). Le cose che non entrano negli schemi, tendiamo a ignorarle o a considerarle poco importanti. Questo punto è ben noto a chi si occupa di "public relations", di pubblicità, di propaganda politica e di campi correlati. Lo ha ben spiegato Dalma Domeneghini, ex PR commerciale, al convegno di Firenze sul cambiamento climatico del 13 Maggio 2010.

Per spiegare il concetto di frame cognitivo, pensiamo al mondo come a un "supermercato delle idee". Ci sono tantissime idee in giro; là fuori ce n'è un vero supermercato. Ma ognuno di noi, al massimo, può portarsi dietro un carrello. Dal grande supermercato delle idee, scegliamo quelle cose che ci piacciono e che riteniamo che vadano bene insieme. Ognuno di noi ha un suo carrello e tutto sommato i carrelli non sono molto diversi. Ma se qualcuno viene da una cultura diversa, allora la composizione può cambiare. In tutti i supermercati, per esempio, c'è uno scaffale con i prodotti orientali: sushi, salsa di soia, miso, tofu, ramen, eccetera. Soltanto se uno viene da una cultura orientale oppure se è un po' eccentrico, nel suo carrello ci troverete queste cose.  Ma se a un italiano medio gli dite di mettere del sushi nel carrello, la reazione sarà (spesso ancora oggi) "Pesce crudo? Ma sei matto????"

Ora, qui sta il problema. La scienza del clima è stata fino ad oggi un po' come lo scaffale dei prodotti orientali al supermercato. E' uno scaffale che esiste, ma che viene ignorato da chi non cerca proprio quei prodotti. Soltanto chi ha una cultura scientifica e si interessa di queste cose ha nel carrello mentale (nel frame) il fatto che il riscaldamento globale è una cosa reale e pericolosa. Per tutti gli altri, è uno scaffale che proprio non esiste.

Ne consegue che una comunicazione che riguarda il cambiamento climatico non verrà accettata da chi ha un frame mentale basato su quello che si vede alla TV e si legge sui giornali. Nella cronaca spicciola si parla di politica, di contrapposizione fra destra e sinistra, di Berlusconi, di stipendi, di pensioni, della borsa e degli speculatori, del terrorismo e di tante altre cose, ma tutte estremamente lontane dall'evidenza scientifica del riscaldamento globale. E' difficile sperare di convincere una persona che forma il suo frame mentale in questo modo facendogli vedere i dati della temperatura globale. E' un po' come cercare di convincere uno che è abituato alla pizza e agli spaghetti ad assaggiare il pesce crudo. E' possibile, ma non immediato. E se uno insiste troppo, il risultato può essere una reazione negativa - anche aggressiva.

Questa analisi spiega abbastanza bene quello che stiamo vedendo e lo spiega a un livello strategico. Si, è vero, gli scienziati non sono bravi divulgatori, ma anche se lo diventano la cosa cambia poco. Sembra di ricordare una famosa frase di Gibbon che diceva, più o meno, "la capacità di essere bravi educatori serve a poco eccetto in quei pochi casi fortunati dove è quasi superflua." Quello che ne deduciamo è che:

Il messaggio del cambiamento climatico non passa se viene diretto a persone che non sono preparate a riceverlo.

Detta così la faccenda, sembra che non ci sia speranza, ma non vi scoraggiate. Identificare il problema è già il primo passo per risolverlo. Sappiamo che le persone a cui indirizziamo il messaggio non sono né stupide né prevenute (con qualche eccezione, ovviamente). La maggioranza sono perfettamente in grado di capire cosa sta succedendo e la necessità di agire in tempi brevi. Ma devono essere in qualche modo "sintonizzati" con il messaggio; altrimenti non gli daranno importanza - semplicemente non troverà posto nel loro carrello mentale.

Su questo punto, Dalma Domeneghini ha fatto un altro esempio interessantissimo. "Pensate a cosa sentite alla radio tutte le mattine," ha detto, "gli oroscopi e la borsa. A furia di sentirli, sono diventate cose accettate e importanti. Ma cosa succederebbe se tutte le mattine ci dessero l'area dei ghiacci polari? Cosa succederebbe se se ne discutesse a lungo fra persone incravattate e serissime che ragionano sull'aumento o la diminuzione dello stesso?" In questo caso, il nostro frame cognitivo si centrerebbe molto di più sui problemi fisici del pianeta e sul cambiamento climatico.

Quindi, vedete che ci sono delle possibilità e che entriamo in una serie di concetti estremamente interessanti e che meritano una discussione. Fra gli altri esempi, da quello che si è detto viene fuori l'importanza enorme della metafora nel dibattito. Parlare in termini di metafore vuol dire rendere certe cose compatibili con il carrello mentale medio della gente, un po' come definire il tofu giapponese come "formaggio di soia". Il tofu non sa per niente di formaggio, ma definirlo come tale lo rende compatibile con gli schemi mentali comuni. Avrete notato, infatti, come io stesso ho usato la metafora del "supermercato delle idee" per rendere più evidente e comprensibile il concetto di "frame cognitivo". In un altro caso ho parlato di "pattumiera del clima;" un'altra metafora.

Ovviamente, non basta parlare per metafore per far passare il messaggio del pericolo del riscaldamento globale. C'è ben di più e ben altro. Però, per non dilungarmi troppo, mi fermo qui con questo post. Spero che vogliate continuare a parlarne nei commenti.



domenica 16 maggio 2010

2010: l'anno più caldo della storia?

Di Ugo Bardi

Dati del NOAA per le temperature dei primi 3 mesi del 2010 da "Climate Progress"


Continuano i record di temperatura, uno dopo l'altro. A questo punto, i primi quattro mesi del 2010 si prefigurano come parte di quello che potrebbe essere l'anno più caldo della storia, da quando si fanno misure di temperatura. La cosa si sta facendo preoccupante, soprattutto in considerazione del fatto che siamo a un minimo storico dell'attività solare - se riprende a salire, cosa succede?

Tutto questo avviene in corrispondenza di una fluttuazione artica che sta portando aria fredda dall'Artico sulle regioni Europee e degli Stati Uniti che, di conseguenza, stanno subendo un raffreddamento. Come vedete nel diagramma in alto a sinistra, c'è una striscia blu di raffreddamento che parte dalla Cina e arriva fino agli Stati Uniti. Chi vive in questa zona, incluso noi, ha difficoltà a rendersi conto della situazione. Nel resto del mondo, invece, ci sono delle zone, come il Canada, dove abbiamo sei gradi in più rispetto alla media stagionale. Non oso pensare cosa potrebbe succedere se avessimo temperature del genere qui da no.

Insomma, il riscaldamento continua; così come continua la testardaggine di chi rifiuta di rendersene conto.