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lunedì 8 giugno 2020

Giornata Mondiale degli Oceani: Un post di Ilaria Perissi sul nuovo libro "Il Mare Svuotato"

Il nuovo libro di Ugo Bardi e Ilaria Perissi è ricco di informazioni e di dettagli poco noti sul mare e sulla pesca. Qui, Ilaria ce ne descrive una curiosità trattata nel libro: cos'ha a che fare la pesca con la scollatura femminile?


Guest post di Ilaria Perissi


In occasione della odierna Giornata Mondiale degli Oceani🐳 potrebbe interessarvi sapere che la moda del #decolleté femminile potrebbe avere a che fare con la storia della pesca e non per ragioni frivole...bensì per la cura delle malattie ossee come #osteoporosi e #rachitismo.

Queste malattie si manifestano sia in età adulta che in età pediatrica quando la nostra dieta non contiene abbastanza #vitaminaD e non ci esponiamo a sufficienza alla #LucedelSole: per questa ragione sono storicamente più ricorrenti nei paesi nordici, ma ...non da sempre!

Infatti, solo da quando il nord Europa cominciò ad essere più urbanizzato dall'arrivo di persone che lasciarono le coste meridionali in concomitanza con il declino delle Impero Romano (V secolo d.C.), il pesce, ricco in Vitamina D (formula chimica nella foto), che rappresentava l'elemento fondamentale della dieta degli europei del Nord, non era più sufficiente a sfamare la crescente popolazione e la dieta fu integrata principalmente con cereali. Già che in questi paesi l'irraggiamento solare -che serve per attivare vitamina D nel processo di calcificazione ossea- non era molto, se in più la vitamina D cominciava a scarseggiare, l'aumento delle suddette malattie ossee fu la conseguenza.

Il rimedio era allora "scoprirsi" di più, ma non che questo venne fatto coscientemente: nessuno aveva la minima idea di cosa fosse la vitamina D e che ruolo avesse nel metabolismo umano. È probabile che, semplicemente, la #moda, che variava a quell’epoca così come varia oggi, abbia fatto si che le donne che scoprivano un po’ di più il collo e le spalle, presentavano una salute e una forma migliore e così il loro stile è stato imitato dalle altre.

Ma come mai proprio spalle e collo? Perchè non le gambe o le braccia? ....eh eh...per l'intera storia vi invito a leggere Il Mare Svuotato di Ugo Bardi e Ilaria, lo trovate su Amazon e in Libreria! https://www.amazon.it/mare-svuotato-Ilaria-Perissi/dp/8835981387

Da una idea di Ugo Bardi!


venerdì 29 maggio 2020

Le balene e io: la strana storia di un libro

"Il Mare Svuotato" di Ugo Bardi e Ilaria Perissi (con Ugo in mezzo alle balene). Si può già ordinare dall'editore. Disponibile dagli altri distributori a partire dal 4 Giugno. Qui vi racconto qualcosa dell'origine di questo libro che non parla solo di balene, ma parecchio di balene. Poi vi darò qualche ulteriore dettaglio di cosa contiene il libro in futuri post.


Tutta la storia comincia, credo, negli anni 1980, quando mi trovai al largo di San Francisco in una crociera di "Whale Watching". L'idea era di vedere le balene dal vero. Quel viaggio è stata la mia unica esperienza come baleniere e vi posso raccontare che non abbiamo visto neanche una balena -- solo qualche spruzzo in lontananza, e forse solo nell'immaginazione di chi ha detto di averlo visto. Per quanto riguarda me, per la maggior parte del viaggio sono stato a pregare che finisse presto e con quello finisse il mal di mare che mi ha fatto star male come non ero mai stato prima in vita mia. Le onde dell'Oceano Pacifico non perdonano i marinai dilettanti.

Eppure, vi devo anche dire che ho un certo feeling per le balene nonostante non ne abbia mai vista una viva e vegeta nel suo ambiente naturale. Non solo un feeling, proprio una cosa particolare, un interesse che non so da dove venga fuori, ma c'è. Altro che se c'è! Per le balene ci sento enormemente, tantissimo, una cosa che mi manda fuori di testa!

Forse sarà che uno dei primi libri che ho letto da piccolo è stato "Moby Dick", forse perché ho vissuto in California, dove le balene sono un vero culto. Ma credo di non essere il solo ad avere questo feeling particolare. Le balene sono creature aliene, ma veramente tanto aliene. Eppure, abbiamo un antenato comune che ha vissuto su questo pianeta forse 65 milioni di anni fa. Ed è questa la cosa affascinante. Noi siamo esseri umani, loro balene: siamo così diversi ma abbiamo qualcosa in comune.

Non so se questo spiega perché mi sono messo a scrivere questo libro insieme alla mia collaboratrice Ilaria (una terragna anche lei). Il libro non parla solo di balene, parla anche di tante altre cose, ma le balene ricompaiono qua e là praticamente in tutti i capitoli. Ma, come per tante cose, si trova una ragione anche dove forse non c'è. O forse si. Ma andiamo avanti.

Allora, le balene sono qualcosa di ricorrente nella mia vita, ogni tanto mi ritrovo a ragionarci sopra per un motivo o per un altro. E così, anni fa è successo che quando ho cominciato a occuparmi di petrolio mi sono messo a cercare un modello matematico che descrivesse il processo di estrazione. E, non so come, mi sono trovato a cercare dati sull'industria baleniera. Li ho trovati e mi sono sorpreso a scoprire che le curve di produzione dell'olio di balena avevano la stessa forma di quelle di produzione del petrolio. Si, la "curva a campana" detta la "curva di Hubbert" -- quella del famoso "Picco del Petrolio."

E così succedono le cose: impegnarsi in un nuovo campo di studio è un po' come innamorarsi. Prima una certa persona non la consideravi neanche, poi trovi che ha degli aspetti che ti incuriosiscono. Poi ti accorgi che è una persona interessante, poi che è anche bella, in effetti molto bella. E poi ti trovi completamente preso: non riesci a pensare a niente altro che a quella persona. Nel mio caso, erano le balene. Ci si può innamorare delle cose più cose strane, sapete? In effetti, si dice che l'amore e cieco (e le balene non è che ci vedano bene).

La storia prosegue con il primo modello che ho fatto della caccia alla balena che ho sperimentato un giorno che ero a letto con l'influenza. Non sapevo che fare e avevo tra le mani un computer portatile così vecchio e brutto che non so come è stato comunque in grado di far girare un algoritmo di fitting fatto alla buona. E, miracolo, dimostrando che il modello funzionava. Da lì, sono nati altri modelli e, si, anche quello dell' Effetto Seneca di cui parlo spesso.

Poi c'è stato il mio allievo e poi collaboratore Alessandro Lavacchi, molto più bravo di me a maneggiare numeri ed equazioni che mi ha aiutato a fare un modello migliore. E poi Ilaria Perissi, anche lei mia allieva e poi collaboratrice, anche lei molto più brava di me in tante cose, che ha applicato il modello a casi diversi di pesca oltre a quello delle balene, trovando che funzionava quasi sempre. A furia di lavorarci sopra, abbiamo trovato che gli esseri umani stanno veramente svuotando il mare. Proprio così, distruggendo ogni forma di vita che nuota, e va sempre peggio. E non solo quello, abbiamo scoperto tantissime cose che hanno a che vedere non solo con il mare, ma con come stiamo distruggendo mezzo pianeta, anzi, piano piano, proprio tutto.

E alla fine ci siamo detti, io e Ilaria, "Beh, se abbiamo trovato tutte queste cose interessanti, perché non ci scriviamo un libro sopra? Una cosa semplice, magari che piaccia ai bambini, senza perderci troppo tempo. Abbiamo troppe altre cose da fare." Ma scrivere un libro è come avere un figlio, è un impegno che non è mai leggero, e non ti puoi mai aspettare di non perderci troppo tempo. E così è stato. L'abbiamo scritto, è stato un gran lavoro, ma ora c'è -- come un bambino che è nato (fra le altre cose, è il primo libro di Ilaria).


Quindi, ci siamo trovati con questo manoscritto in mano, un po' titubanti. Il curioso di questa faccenda è che né io né Ilaria siamo esperti di pesca o di cose marine. Siamo tutti e due terragni fiorentini e Firenze non è che sia nota come una città di mare. Anzi, si diceva una volta che c'erano tanti fiorentini che non avevano mai visto il mare. E, chissà, forse c'è ancora qualche vecchio fiorentino che davvero non il mare non l'ha mai visto. E allora, come fanno due fiorentini a scrivere un libro sul mare?

A quel punto mi è venuto in mente di sentire quello che è probabilmente il più grande esperto mondiale di pesca, Daniel Pauly, che sta in Canada e che mi era capitato di incontrare una volta in Svizzera. Sempre un po' titubanti, gli abbiamo chiesto, "ma tu che ne penseresti di un libro così e così?" Lui ci ha risposto, "mandatemelo. Io non parlo italiano, ma sono di madrelingua francese, forse una scorsa glie la posso dare."

Il bello della vicenda è che il libro gli è piaciuto talmente tanto che si messo a decifrarlo parola per parola anche senza sapre bene l'Italiano e poi si è offerto di scrivere l'introduzione. E nell'introduzione ha scritto qualcosa tipo, "guardate, questi due tali, Bardi e Perissi, non sono esperti di pesca, ma proprio per questo gli esperti di pesca dovrebbero leggere il loro libro per imparare certe cose che non sanno. Come ne ho imparate io!"

Beh, nella vita ci sono delle soddisfazioni e questa è stata piuttosto notevole, ma non la sola. Alla fine, è venuta fuori anche una versione in inglese del libro che sarà stampata da Springer e che diventerà anche un "Rapporto al Club di Roma" della stessa serie che ha come capostipite il famoso, famosissimo, "I Limiti dello Sviluppo" del 1972. Uscirà prima dell'estate. Anche questa è stata una bella soddisfazione!

E così questa è la storia del libro. Piano, piano, vi racconterò altre cose in proposito su questo blog, nel frattempo stiamo già pensando al prossimo, anche se non abbiamo ancora deciso quale sarà il soggetto. La vita è tutta una scoperta e continui sempre a innamorarti di cose nuove. Così, vi lascio con una foto di io e Ilaria davanti alla statua in grandezza naturale del capodoglio Giovanni che è stato per un po' di tempo nel "Giardino dei Semplici" a Firenze. Il vantaggio della statua è che per vederla da vicino non c'è bisogno di farsi venire il mal di mare!





giovedì 1 settembre 2016

L'esaurimento è reale, l'esaurimento è adesso, e se vi punge una medusa ora sapete il perché

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR

di Ugo Bardi



La mia collaboratrice, Ilaria Perissi (sulla destra nella foto), mentre spiega i risultati del nostro lavoro sull'esaurimento del pesce alla 34ma conferenza della società di dinamica dei sistemi a Delft, in Olanda. Abbiamo scoperto che gli stessi modelli che descrivono l'esaurimento del petrolio possono essere applicati all'esaurimento del pesce e che l'eccesso di sfruttamento è il meccanismo principale che porta al declino della pesca mondiale. Se desiderate una copia dell'articolo, scrivetemi a ugo.bardi(arneseaspirale)unifi.it.


Solo qualche giorno fa, una mia amica mi ha mostrato tre strisce rossastre che aveva sul braccio. Era il risultato di uno sfortunato incontro con una medusa mentre nuotava nel Mar Mediterraneo. Oggi, questo tipo di incontri è diventato un evento normale; sembra normale che, quando si snuota in mare si deve avere un atteggiamento quasi paranoico e continuare a guardare in tutte le direzioni per evitare una dolorosa strisciata con una di queste creature. Ti fa invidiare gli australiani che, dopo tutto, hanno solo gli squali di cui preoccuparsi quando nuotano. (In realtà hanno anche meduse estremamente velenose, ma gli squali sono più spettacolari, come si può evincere da alcuni recenti film hollywoodiani).

Eppure, questa invasione di meduse aliene non era normale solo pochi decenni fa. E, di sicuro, non era normale un secolo fa, quando la costa del Mediterraneo era la casa di molti pescatori locali che si guadagnavano da vivere con quello che pescavano. Ma oggi cosa si porterebbero a casa? Al massimo, un carico di meduse, ma le loro proprietà nutritive non sono il massimo. Così, c'è stato un cambiamento, un grande cambiamento nella popolazione di pesce nel mare. E questo cambiamento ha una causa: si tratta dello sfruttamento eccessivo che ha esaurito la pesca. Il mare è stato quasi svuotato dal pesce e questo ha generato un boom della popolazione di meduse e di altri invertebrati, come i granchi e le aragoste., il cui numero, una volta, veniva tenuto sotto controllo dai pesci.

Così avrei potuto dire alla mia amica che le strisce rosse dolorose sul suo braccio erano il risultato della tendenza umana a sfruttare eccessivamente le risorse naturali: petrolio, pesce o quello che sia. La nostra tendenza a massimizzare il nostro profitto immediato porta a distruggere le risorse che ci permettono di vivere. Tuttavia, ovunque le persone riescano ancora a guadagnarsi da vivere con qualcosa, menzionare l'esaurimento di quel qualcosa di solito è un tabù. Quella parola semplicemente non la dici in una conversazione civile. Ma è una lunga storia che è cominciata quando i cacciatori di balene giurarono che il fatto di non poter prendere più tante balene era perché le balene “erano diventate timide” (come potete leggere su “Storia della pesca americana alle balene” del 1876 di William Starbuck). In tempi moderni, menzionare l'esaurimento e lo sfruttamento eccessivo spesso incontra disprezzo, specialmente da parte degli economisti che rimangono convinti che il meccanismo del mercato possa ottimizzare tutte le attività economiche. Per esempio, Daniel Pauly ed altri hanno già pubblicato nel 1998 un articolo intitolato “Pescare in profondità nella catena alimentare marina”, descrivendo esattamente il fenomeno che porta il mare ad essere vuoto di pesce e pieno di invertebrati. Ma, come ci si potrebbe aspettare, questo è stato definito come un mito. Ti verrebbe da dire a questa gente di farsi una bella nuotata nel Mar Mediterraneo e vedere da soli l'abbondanza che c'è lì di invertebrati.

Alla fine, di tutto si può dibattere, discutere, sostenere o negare. Ma penso che io e i miei collaboratori abbiamo dato un contributo non trascurabile alla comprensione dell'eccessivo sfruttamento della pesca marina. Abbiamo potuto farlo applicando alla pesca gli stessi modelli di dinamica dei sistemi che vengono usati per il picco del petrolio. Ed abbiamo scoperto che i modelli funzionano. Il ciclo di crescita e declino di molti tipi di pesca può essere descritto come un semplice modello che ipotizza che il fattore principale che condiziona la produttività è l'abbondanza della riserva di pesce. E il modello mostra che la riserva di pesce declina. Il pesce viene rimosso dagli oceani più rapidamente di quanto la riserva possa rigenerarsi con la riproduzione. Ecco i dati sulla pesca giapponese che abbiamo presentato a Delft.


Quindi, l'esaurimento è reale, l'esaurimento è adesso e se vi punge una medusa ora sapete il perché.


Se volete avere una copia dell'articolo presentato alla conferenza di Delft, scrivetemi a ugo.bardi(cosabriosa)unifi.it. L'articolo completo è attualmente in revisione. Devo anche ringraziare i mie collaboratori Ilaria Perissi, Alessandro Lavacchi e Toufic El Asmar. 

sabato 5 settembre 2015

Come il cambiamento climatico si manifesta nei dettagli della vita degli oceani

Da “New York Times”. Traduzione di MR 

Di William J. Broad



Marcos Chin

Il piccolo pesce noto come Vinciguerria Poweria è parte di un romanzo poliziesco che influenza tutto, dall'alimentazione del pianeta al monitoraggio della salute dell'oceano per imparare come prevedere meglio il cambiamento climatico. Il caso si svolge nell'area oscura dell'oceano – una regione tenebrosa che si estende da appena sotto le acque illuminate dal sole alle profondità di 1.000 metri. La sua oscurità viene spezzata solo dai raggi che filtrano giù nei giorni limpidi. Questa luce debole, anche al suo massimo, è insufficiente a sostenere la fotosintesi e le piante microscopiche. Quindi la zona non può alimentare una catena alimentare oceanica dal nulla. 

lunedì 23 febbraio 2015

La scommessa di Seneca: perché la strada per la rovina è rapida

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi




Perché le persone possono così facilmente distruggere le risorse che danno loro da vivere? I pescatori, per esempio, hanno distrutto la loro risorse di pesca ripetutamente ed ogni volta si sono rifiutati di prendere la benché minima precauzione per evitare il disastro. Alla fine, sono giunto a pensare che tutto sia da attribuire a degli errori di cablaggio della mente umana: è “la fallacia dello scommettitore”. I pescatori, a quanto sembra, vedono la pesca come se fosse una lotteria e raddoppiano i loro sforzi pensando che, alla fine, saranno fortunati e diventeranno ricchi. Ahimè, non funziona in questo modo e tutto ciò che ottengono è di distruggere le riserve di pesce e creare uno spettacolare collasso dei rendimenti della pesca. Questo modo di creare la propria rovina potrebbe essere chiamato “Scommessa di Seneca”, dalle parole del filosofo Romano Lucio Anneo Seneca che ha affermato che “la strada per la rovina è rapida”.


La “Martingala” è una strategia che si gioca con giochi che hanno un 50% di possibilità di vincita. Consiste nel raddoppiare la scommessa dopo ogni perdita. L'idea è che, alla fine, una vincita pagherà per tutte le perdite e fornirà un guadagno. La Martingala è un esempio della “fallacia dello scommettitore”. Tipicamente, gli scommettitori tendono a pensare che un alcuni eventi – come i numeri che escono alla roulette – siano collegati fra loro. Così, credono che se il rosso esce diverse volte di fila, sia più probabile che uscirà il nero al giro successivo. Questo non è vero, naturalmente, e la Martingala è un modo infallibile per rovinarsi e di farlo molto rapidamente. Ciononostante, molte persone trovano l'idea affascinante, senza rendersi conto che questo è l'effetto di un errore di cablaggio della mente umana.

La fallacia dello scommettitore potrebbe spiegare alcuni aspetti del comportamento umano che sarebbero altrimenti impossibili da capire. Per esempio, in un post precedente mostravo questa figura che descrive i rendimenti dell'industria ittica del Regno Unito (da Thurstan et al.).


Confrontate il riquadro superiore e quello inferiore e vedrete che l'industria ittica stava incrementando ad una velocità incredibile la sua “potenza di pesca” proprio quando i rendimenti della pesca avevano cominciato a declinare. Notate anche come avesse ancora molta potenza di pesca quando le rese della pesca erano completamente collassate. Come poteva essere che continuassero a pescare così tanto anche quando era rimasto poco o niente da pescare?

Pensando a questo argomento, possiamo solo giungere alla conclusione che i pescatori ragionassero come gli scommettitori ad un tavolo da gioco. Gli scommettitori sanno – o dovrebbero sapere – che le scommesse in un casinò sono un gioco a somma negativa. Eppure, la fallacia dello scommettitore li fa pensare che una sequenza di cattivi risultati aumenterà in qualche modo la probabilità che la scommessa successiva sarà quella giusta. Così, continuano a provare finché non si rovinano da soli. 

Ora, considerate i pescatori: forse loro sanno – o dovrebbero sapere – che a un certo punto il rendimento generale della pesca è diventato negativo. Ma, come gli scommettitori che giocano alla roulette, credono che una sequenza sfortunata aumenterà in qualche modo la probabilità che la successiva battuta di pesca sarà quella giusta. Quindi continuano a provare finché non si rovinano con le proprie mani. 

L'errore di cablaggio mentale che da adito a questo comportamento di scommettitori e pescatori può creare anche grandi disastri. Con le risorse minerali stiamo assistendo a qualcosa di analogo: gli operatori raddoppiano gli sforzi di fronte ai ritorni decrescenti dell'estrazione. Forse questo viene fatto sperando che – in qualche modo – la distruzione di una riserva minerale aumenterà la probabilità di trovarne una nuova (o di crearne una con qualche miracolo tecnologico). Così, al posto di cercare di far durare le riserve minerali il più a lungo possibile, ci affanniamo a distruggerle il più velocemente possibile. Ma, a differenza delle riserve di pesce che possono rigenerarsi da sole, i minerali non si riproducono. Una volta che avremo distrutto i ricchi depositi minerali che hanno creato la nostra civiltà, non ci resterà niente. Avremo rovinato noi stessi per sempre. 

Alla fine, la fallacia dello scommettitore è uno dei fattori che portano le persone, le imprese e intere civiltà ad un rapido collasso. E ciò che ho chiamato “Dirupo di Seneca”, dalle parole dell'antico filosofo Romano che per primo ha osservato che “la strada per la rovina è rapida”. In questo caso, potremmo chiamarla la “Scommessa di Seneca” ma, in ogni caso, è una rovina che creiamo con le nostre stesse mani. 



martedì 27 gennaio 2015

Anguille: un altro dirupo di Seneca

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Aggiungo a questo testo che queste "sandeels" ("cicerelli" in italiano) vengono pescate non per il consumo umano, ma come cibo per l'allevamento di pesci più pregiati, salmoni e cose del genere. L'allevamento viene spesso indicato come la soluzione a tutti i problemi di esaurimento degli stock ittici, ma questi dati fanno vedere come anche qui il problema esiste, viene soltanto spostato di una tacca più in su della catena alimentare (UB)

Di Ugo Bardi





Una volta che si inizia a cercare “dirupi di Seneca” nello sfruttamento di risorse naturali, li si trova in tutta la letteratura scientifica. Ecco la mia ultima scoperta di una curva di produzione in cui il declino è molto più rapido della crescita: le catture delle anguille chiamate "cicerelli". Se non sapete cos'è un cicerello, eccone uno: 


giovedì 18 dicembre 2014

Dirupi di Seneca del terzo tipo: come il progresso tecnologico può generare un collasso più rapido

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi




L'immagine sopra (da Wikipedia) mostra il collasso delle riserve di merluzzo del Nord Atlantico. Il disastro della pesca dei primi anni 90 è stato il risultato di una combinazione di avidità, incompetenza e supporto governativo ad entrambe. Sfortunatamente, è solo uno dei numerosi esempi di come gli esseri umani tendono a peggiorare i problemi che cercano di risolvere. E' una cosa che il filosofo Lucio Anneo Seneca aveva capito già 2000 anni fa, quando ha detto "Sarebbe una consolazione per la nostra debolezza e per i nostri beni se tutto andasse in rovina con la stessa lentezza con cui si produce e, invece, l'incremento è graduale, la rovina precipitosa.” 


Il collasso della pesca al merluzzo del Nord Atlantico ci fornisce un buon esempio del collasso improvviso della produzione di risorse – anche di risorse che in teoria sono rinnovabili. La forma della curva degli sbarchi del merluzzo mostra una certa analogia con la “curva di Seneca”, un termine generale che ho proposto da applicare a tutti i casi in cui si osserva un rapido declino della produzione di una risorsa non rinnovabile o lentamente rinnovabile. Ecco la forma tipica della curva di Seneca:


L'analogia con gli sbarchi di merluzzo è solo approssimativa ma, chiaramente, in entrambi i casi abbiamo un declino molto rapido dopo una crescita lenta che, nel caso della pesca del merluzzo, è durato per più di un secolo. Cosa ha causato questo comportamento? La curva di Seneca è un caso particolare della “curva di Hubbert”, che descrive lo sfruttamento di una risorsa non rinnovabile in una ambiente di libero mercato. La curva di Hubbert è “a campana” e simmetrica (ed è l'origine del famoso concetto di “picco del petrolio”). La curva di Seneca è simile, ma inclinata in avanti. In generale, l'inclinazione in avanti può essere spiegata col tentativo dei produttori di mantenere la produzione di una risorsa in via di esaurimento ad ogni costo.

Ci sono diversi meccanismi che possono alterare la curva. Nella mia prima nota su questo tema, ho osservato come il comportamento Seneca potrebbe essere originato dall'aumento dell'inquinamento e, in seguito, come potrebbe essere invece il risultato dell'impiego di più risorse per la produzione come conseguenza dell'aumento dei prezzi di mercato. Tuttavia, nel caso della pesca del merluzzo, nessuno dei due fattori sembra essere fondamentale. L'inquinamento sotto forma di cambiamento climatico potrebbe aver svolto un ruolo, ma non spiega il picco verso l'alto degli anni 60 nella produzione di pesce. Inoltre, non abbiamo prove di aumenti netti dei prezzi del merluzzo durante questa fase del ciclo di produzione. Piuttosto, ci sono prove chiare che il picco ed il successivo collasso siano stati originati dai miglioramenti tecnologici. L'effetto di tecnologie migliori e nuove viene chiaramente descritto da Hamilton et al. (2003).

La pesca è cambiata quando si è sviluppata una nuova tecnologia per pescare merluzzo e gamberi e i pescherecci sono aumentati di dimensioni. Un pugno di pescatori sono passati alla pesca a strascico o agli attrezzi “da traino”. Il governo federale ha svolto un ruolo decisivo introducendo nuova tecnologia e fornendo risorse finanziarie ai pescatori che erano disposti a prendersi il rischio di investire in nuovi attrezzi e barche più grandi.
... I pescatori su imbarcazioni aperte e i palangari hanno continuato a pescare merluzzi, aragoste e foche verso la costa. Nel frattempo i pescherecci a strascico ed altri palangari si sono spostati in oceano aperto, pescando merluzzo e gamberi quasi tutto l'anno. Al culmine del boom, i capitani dei pescherecci a strascico guadagnavano 350.000-600.000 dollari all'anno dal solo merluzzo... Il governo federale ha aiutato a finanziare miglioramenti delle navi,  fornendo contributi che coprivano il 30-40% dei loro costi. 
...

Per la fine degli anni 80, alcuni pescatori hanno riconosciuto segni di declino. Le imbarcazioni aperte e i palangari raramente potevano raggiungere le loro quote. Per trovare il merluzzo rimasto, i pescatori hanno navigato sempre più verso nord, dispiegato più attrezzi e intensificato i loro sforzi. Alcuni hanno cominciato a spostarsi su specie alternative come i granchi. Infrangere le regole della pesca – vendendo il pescato non dichiarato di notte, usando reti a maglie piccole e buttando il pesce indesiderato in mare – si diceva che fosse una pratica comune. Grandi catture illegali, oltre a quote legali troppo alte, hanno ridotto la risorsa. Alcuni dicono di ever percepito il problema in arrivo, ma si sono sentiti impotenti nel fermarlo. 

Non ci servono quindi modelli complicati (ma vedete sotto) per capire come l'avidità umana e l'incompetenza – e l'aiuto da parte del governo – abbia generato il disastro del merluzzo. I merluzzi sono stati uccisi più rapidamente di quanto si potessero riprodurre e il risultato è stato la loro distruzione. Notate anche che nel caso della caccia alle balene del 19° secolo, la tecnologia di pesca non poteva “progredire”, non poteva essere così radicale come è stata nel 20° secolo. Il collasso di Seneca della pesca del merluzzo dell'Atlantico è solo uno dei molti casi in cui gli esseri umani “tirano la leva dalla parte sbagliata”, generando direttamente il problema che cercano di evitare. Se c'è una qualche speranza, un giorno, che la pesca del merluzzo possa riprendere, la situazione è ancora più chiara con le risorse completamente non rinnovabili come petrolio e la maggior parte dei minerali. Sembra che nessuno si preoccupi del fatto che più velocemente lo si estrae, più velocemente lo si esaurisce: tutto il concetto della curva di Seneca è qui. Quindi fate attenzione: c'è un dirupo di Seneca in vista anche per il petrolio!
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Un modello dinamico semplice per descrivere come il progresso tecnologico possa generare il collasso della produzione di una risorsa lentamente rinnovabile, come nel caso della pesca 

Di Ugo Bardi

Nota: questo non è un saggio scientifico formale, solo una breve nota per tratteggiare come possa essere costruito un modello dinamico che descrive la pesca eccessiva. Vedete anche un modello analogo che descrive l'effetto dei prezzi sulla produzione di una risorsa non rinnovabile.

I fondamentali di un modello di dinamica dei sistemi che descrive lo sfruttamento di una risorsa non rinnovabile in un libero mercato sono descritti nei dettagli in un saggio del 2009 di Bardi e Lavacchi. Secondo il modello sviluppato in questo saggio, viene ipotizzato che la risorsa non rinnovabile (R) esista sotto forma di riserva iniziale di misura determinata. La riserva di risorsa viene gradualmente trasformata in una riserva di capitale (C) che a sua volta declina gradualmente. Il comportamento delle due riserve come funzione del tempo è descritto da due coppie di equazioni differenziali.

R' = - k1*C*R 
C' = k2*C*R – k3*C,

dove R' e C' indicano il flusso delle riserve come una funzione del tempo (R' è ciò che chiamiamo “produzione”), mentre le “ks” sono costanti. Questo è un modello essenziale che, ciononostante, può riprodurre la curva “a campana” di Hubbert e adattarsi ad alcuni casi storici. Aggiungere una terza riserva (inquinamento) al sistema genera la “Curva Seneca”, che è una curva di produzione, col declino più rapido della crescita. Il sistema a due riserve (che non tiene conto dell'inquinamento) può a sua volta produrre una curva Seneca se l'equazione sopra viene leggermente modificata. In particolare, possiamo scrivere:

R' = - k1*k3*C*R 
C' = ko*k2*C*R – (k3+k4)*C.

Qui, “k3” indica esplicitamente la percentuale di capitale reinvestito in produzione, mentre k4 è proporzionale al deprezzamento del capitale (o qualsiasi altro uso non produttivo). Possiamo quindi ipotizzare che la produzione è proporzionale alla quantità di capitale investito, cioè a k3*C. Notate come il rapporto di R' rispetto al flusso di capitale nella creazione di risorsa descriva la produzione energetica netta (EROEI), che risulta essere uguale a k1*R. Notate anche che “ko” è un fattore che definisce l'efficienza della trasformazione di risorse in capitale. Può essere visto come collegato all'efficienza tecnologica.

Il modello descritto sopra vale per una risorsa completamente non rinnovabile. Avendo a che fare con la pesca, che in teoria è rinnovabile, dovremmo aggiungere un fattore di crescita ad R', sotto forma di k5*R. Ecco il modello come l'ho implementato usando il software Vensim (TM) per la dinamica dei sistemi. Alle “ks” sono stati dati dei nomi espliciti. Sto anche usando la convenzione di “modelli a portata di mente” con riserve di energia libera maggiori che appaiono al di sopra delle riserve di energia libera minore.


Se le costanti rimangono costanti durante il run, il modello è lo stesso del famoso “Lotka-Volterra”. Se il tasso di riproduzione viene regolato a zero, il modello genera una curva di Hubbert simmetrica. Per simulare il progresso tecnologico, la costante di “efficienza di produzione” è ipotizzata raddoppiare intorno metà ciclo. Un possibile risultato è il seguente, che qualitativamente riproduce il comportamento della pesca del merluzzo del Nord Atlantico.


Fra le altre cose, questo risultato conferma le conclusioni di un mio saggio (2003) su questo tema, sulla base di un diverso metodo di modellazione.

Lasciate che sottolinei ancora una volta che questo non è un saggio accademico. Sto semplicemente mostrando i risultati di prove fatte con semplici ipotesi riguardo alle costanti. Ciononostante, questi calcoli mostrano che il dirupo di Seneca è un comportamento generale che si verifica quando i produttori tendono il loro sistema allocando percentuali sempre maggiori di capitale in produzione. Se ci fosse qualche volontario per darmi una mano a fare modelli migliori, sarei felice di collaborare!