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sabato 21 marzo 2015

Il probabile nuovo grande picco di riscaldamento dell'atmosfera nei prossimi 5 anni

Da “Motherboard”. Traduzione di MR (h/t Micheal Mann)



Di Nafeez Ahmed

Lasciate perdere la cosiddetta “pausa” del riscaldamento globale – una nuova ricerca dice che dovremmo essere prossimi ad un'era di riscaldamento profondamente accelerato. Mentre il tasso di riscaldamento atmosferico ha effettivamente rallentato negli ultimi anni a causa di diversi cicli meteorologici naturali – dai quali nascono le tiritere degli scettici sulla “pausa” - il riscaldamento globale, complessivamente, non si è fermato. Anzi. In realtà ha accelerato, drammaticamente, ma mano che il calore in eccesso è stato assorbito dagli oceani. Abbiamo solo cominciato a renderci conto della portata di questo fenomeno negli ultimi anni, dopo che gli scienziati hanno sviluppato nuove tecnologie capaci di misurare le temperature dell'oceano con una profondità ed una precisione precedentemente non disponibili.

Nel 2011, un saggio su Geophysical Research Letters ha fatto la somma totale dei dati del riscaldamento di terra, aria e oceani. Nel 2012, l'autore principale di quello studio, l'oceanografo John Church, ha aggiornato la sua ricerca. Quello che ha scoperto è stato scioccante: negli ultimi decenni, il cambiamento climatico ha aggiunto in media intorno ai 125 trilioni di Joule di energia termica agli oceani al secondo. Come trasmettere questo fatto straordinario? La sua squadra si è inventata un'analogia: era più o meno la stessa quantità di energia che sarebbe stata rilasciata dalla detonazione di due bombe atomiche della dimensione di quella di Hiroshima. In altre parola, questi scienziati hanno scoperto che il clima dell'antropocene sta scaldando gli oceani ad un tasso equivalente a due bombe di Hiroshima al secondo. Ma man mano che arrivavano i nuovi dati, la situazione sembrava peggiore: negli ultimi 17 anni, il tasso di riscaldamento è raddoppiato a circa quattro bombe al secondo. Nel 2013, il tasso di riscaldamento è triplicato, diventando l'equivalente di 12 bombe di Hiroshima al secondo.

Quindi non solo il riscaldamento si sta intensificando, sta anche accelerando. Bruciando combustibili fossili, gli esseri umani stanno di fatto facendo scoppiare 370 milioni di bombe atomiche all'anno negli oceani – questo, insieme all'eccessivo assorbimento di biossido di carbonio da parte dell'oceano, ha alimentato l'acidificazione degli oceani e ora minaccia l'intera catena alimentare marina così come gli animali che si alimentano di specie marine. Come, ehm, molti esseri umani.

Secondo il nuovo saggio di una squadra altamente specializzata di scienziati del clima, una ragione chiave per la quale gli oceani stanno assorbendo tutto questo calore negli ultimi decenni (mascherando così la portata del riscaldamento globale permettendo alle temperature medie atmosferiche di aumentare più lentamente) è dovuto all'Oscillazione Decennale del Pacifico (ODP) uno schema meteorologico simile a El Niño che può durare fra i 15 e i 30 anni.

Nella sua fase positiva precedente, che è stata fra il 1977 e il 1998, la ODP ha significato che gli oceani assorbivano meno calore, operando quindi da acceleratore sulle temperature atmosferiche. Dal 1998, la ODP è stata in una fase ampiamente negativa, durante la quale gli oceani assorbono più calore dall'atmosfera.

Tali cicli oceanici decennali si sono interrotti di recente e sono diventati più sporadici. L'ultima fase prevalentemente negativa, è stata intervallata da una breve fase positiva che è durata tre anni fra il 2002 e il 2005. Gli autori del nuovo studio, il climatologo della Penn State Michael Mann, il geologo dell'Università del Minnesota Byron Steinman e il meteorologo della Penn State Sonya Miller, sottolineano che la ODP, così come l'Oscillazione Atlantica Multidecennale (OAM), hanno così giocato un grande ruolo nello smorzamento temporaneo del riscaldamento atmosferico.

“In altre parole, il 'rallentamento è transitorio e probabilmente scomparirà presto”.

Cos'è successo quindi? Durante questo periodo, mostrano Mann e la sua squadra, c'è stato un aumento del “seppellimento di calore” nell'Oceano Pacifico, cioè un maggiore assorbimento di tutto il calore equivalente di centinaia di milioni di bombe di Hiroshima. Per alcuni, ciò ha creato la falsa impressione, osservando soltanto le temperature medie globali dell'aria di superficie, di “pausa” del riscaldamento. Ma come ha detto Mann, la combinazione della OAM e della ODP “probabilmente compensano il riscaldamento antropogenico dell'ultimo decennio”. Pertanto, la “pausa” in realtà non esiste, piuttosto è un artefatto delle limitazioni dei nostri diversi strumenti di misura.

“La 'falsa pausa' viene in parte spiegata dal raffreddamento dell'Oceano pacifico negli ultimi 1-2 decenni”, mi ha detto Mann, “ma è probabile che si inverta presto: in altre parole, il 'rallentamento' è transitorio e probabilmente sparirà presto”.

La scomparsa del 'rallentamento' significherà, in termini tangibili, che gli oceani assorbiranno meno calore. Mentre tutto il calore accumulato nell'oceano “certamente non tornerà fuori”, mi ha detto lo scienziato climatico capo della NASA, il dottor Gavin Schmidt, è probabile che significhi che meno riscaldamento atmosferico finirà per essere assorbito. “I cicli oceanici possono modulare l'assorbimento di calore antropogenico, come alcuni hanno speculato per quanto riguarda l'ultimo decennio circa, ma... il prossimo flusso andrà ancora nell'oceano”.

Secondo Mann e la sua squadra, a un certo punto ciò si manifesterà sotto forma di un'accelerazione dell'aumento delle temperature globali medie dell'aria di superficie. Nel loro studio su Science, osservano: “Dati gli schemi delle variazioni storiche passate, questa tendenza probabilmente si invertirà con la variabilità interna, aggiungendosi al riscaldamento antropogenico nei prossimi decenni”.

Quindi ad un certo punto, nel prossimo futuro, la ODP passerà dalla sua attuale fase negativa ad una positiva, riducendo la capacità degli oceani di accumulare calore dall'atmosfera. Questa fase positiva della ODP vedrà quindi un rapido aumento delle temperature globali dell'aria di superficie, man mano che la capacità degli oceani di assorbire tutte quelle bombe di Hiroshima equivalenti declina – e le lascia accumulare nei nostri cieli. In altre parole, dopo anni di riscaldamento più lento del previsto, potremmo improvvisamente sentire il calore.

Quando accadrà? Nessuno lo sa per certo, ma alla fine dello scorso anno, sono emersi dei segnali che il passaggio di fase ad una ODP positiva potrebbe avvenire proprio in questo momento. Nei cinque mesi prima di novembre 2014, le differenze delle misure della temperatura di superficie nel Pacifico sono diventate positive, secondo il NOAA. Questo è il passaggio positivo più lungo rilevato in circa 12 anni. Anche se è troppo presto per determinare con certezza se questo sia, di fatto, l'inizio di un passaggio della ODP ad una nuova fase positiva, questa interpretazione è coerente con le attuali variazioni di temperatura, che durante una fase ODP positiva dovrebbe essere relativamente te calda nel Pacifico tropicale e relativamente fredda nelle regioni a nord di circa 20 gradi di latitudine.

Nel gennaio 2015, sono emersi ulteriori segni del fatto che la ODP ora è in transizione verso una nuova fase calda. “Il riscaldamento globale sta per subire una spinta”, ha azzardato il meteorologo Eric Holthaus. I dati recenti che includono l'intensificazione della siccità e gli avvistamenti di pesci tropicali al largo della costa dell'Alaska “sono ulteriori prove di un riscaldamento dell'oceano inconsueto”, che suggerisce che una transizioni della ODP “potrebbe già essere in corso una nuova fase calda”.

Mentre non è ancora chiaro se la ODP stia realmente passando ad una nuova fase proprio ora, quando lo farà non sarà bello. Gli scienziati del britannico Hadley Centre del Met Office condotti dal dottor Chris Roberts del Gruppo per gli Oceani e la Criosfera, stimano in un nuovo saggio su Nature che c'è un 85% di possibilità che la “falsa pausa” finirà entro i prossimi 5 anni, seguita da uno scoppio di riscaldamento che probabilmente consisterà in un decennio circa di oscillazioni di oceano caldo. Roberts e la sua squadra hanno scoperto che un periodo di “rallentamento” di solito (60% delle volte) è seguito da un rapido riscaldamento al doppio del tasso di fondo per almeno cinque anni e potenzialmente più a lungo. E principalmente, questo riscaldamento sarebbe concentrato nell'Artico, una regione dove le temperature sono già più alte della media globale e che è riconosciuto essere il barometro della salute del clima globale perché i cambiamenti nell'Artico alterano drammaticamente le tendenze altrove. I recenti eventi meteorologici estremi in tutto il mondo sono stati attribuiti alla fusione delle calotte glaciali dell'Artico  e all'impatto sulle circolazioni oceaniche e il jet stream.

Ciò che questo significa, se il Met Office ha ragione, è che probabilmente abbiamo cinque anni (probabilmente di meno) prima di essere testimoni di un'ondata sovraccarica di rapido riscaldamento globale che potrebbe durare un decennio, destabilizzando ulteriormente il sistema climatico in modi profondamente imprevedibili.

giovedì 19 marzo 2015

Le oscillazioni climatiche e la falsa pausa del riscaldamento globale

Dahuffingtonpost”. Traduzione di MR


Di Michael Mann

No, il cambiamento climatico non sta attraversando uno iato. No, attualmente non c'è una “pausa” del riscaldamento globale.

Nonostante le diffuse dichiarazioni di questo genere nei circoli degli oppositori, il riscaldamento antropogenico del globo procede senza sosta. Infatti, come riportato qui su The Huffington Post proprio il mese scorso, l'ultimo anno (2014) è stato probabilmente l'anno più caldo mai registrato.

E' vero che la superficie della Terra si è riscaldata un po' meno di quanto abbiano previsto i modelli negli ultimi due decenni e mezzo circa. Ciò non significa che i modelli siano sbagliati. Piuttosto, ciò indica una discrepanza che è probabilmente emersa da una combinazione di tre fattori principali (vedete la discussione sul mio pezzo dello scorso anno su Scientific American). Questi fattori includono la probabile sottostima del reale riscaldamento che si è verificato, a causa di lacune nei dati osservati. In secondo luogo, gli scienziati non hanno incluso nelle simulazioni del modello alcuni fattori naturali (eruzioni vulcaniche di basso livello ma persistenti e una piccola diminuzione dell'attività solare) che avevano un'influenza leggermente raffreddante sul clima terrestre. Infine, c'è la possibilità che le oscillazioni naturali interne della temperatura potrebbero aver mascherato parte del riscaldamento di superficie negli ultimi decenni, proprio come un'infiltrazione di aria artica può mascherare il riscaldamento stagionale della primavera durante un tardo episodio freddo. Lo si potrebbe chiamare “dissuasore di velocità” del riscaldamento globale. In effetti l'ho fatto.

Alcuni hanno sostenuto che queste oscillazioni abbiano contribuito in modo sostanziale al riscaldamento del globo negli ultimi anni. In un articolo i miei colleghi Byron Steinman, Sonya Miller ed io, nell'ultimo numero della rivista Science, mostriamo che la variabilità interna del clima ha in vece parzialmente compensato il riscaldamento globale. Ci siamo concentrati sull'Emisfero Nord ed il ruolo giocato dalle due oscillazioni climatiche conosciute come l'Oscillazione Atlantica Multidecennale o “AOM” (un termine da me coniato nel 2000, come ho raccontato nel mio libro La mazza da hockey e le guerre del clima) e la cosiddetta Oscillazione Pacifica Decennale  o “OPD” (noi usiamo un termine leggermente diverso – Oscillazione Pacifica Multidecennale o “OPM” per chiamare le caratteristiche più a lungo termine di questa oscillazione apparente). L'oscillazione nell'Emisfero Nord in temperature medie (che chiamiamo Oscillazione Multidecennale dell'Emisfero Nord o “OMEN”) si è scoperto che risulta da una combinazione della AOM e della OPM.

In numerosi studi precedenti, queste oscillazioni sono state collegate a qualsiasi cosa, al riscaldamento globale, alla siccità nella regione di Sahel in Africa, all'aumento dell'attività degli uragani nell'Atlantico. Nel nostro articolo, mostriamo che i metodi usati in gran parte se non in tutti questi studi precedenti, sono stati errati. Non danno la risposta corretta se vengono applicati alla situazione (una simulazione di un modello climatico) in cui la vera risposta è conosciuta.

Proponiamo e testiamo un metodo alternativo per identificare queste oscillazioni, che fa uso delle simulazioni climatiche usate nel più recente rapporto dell'IPCC (la cosiddetta simulazione “CMIP5"). Queste simulazioni sono usate per stimare la componente dei cambiamenti di temperatura dovuta all'aumento delle concentrazioni di gas serra e di altri impatti umani più gli effetti delle eruzioni vulcaniche e dei cambiamenti osservati nell'attività solare. Quando vengono rimosse tutte queste influenze, la sola cosa che rimane devono essere le oscillazioni interne. Mostriamo che il nostro metodo dà la risposta corretta se viene testato con le simulazioni dei modelli climatici.


Storia stimata della “AOM” (blu), del “OPM” (verde) e del “OMEN” (nero). Le incertezze sono indicate dalle ombreggiature. Notate come la AOM (blu) ha raggiunto un leggero picco di recente, mentre la OPM  sta scendendo molto drammaticamente. La seconda rappresenta la recente discesa precipitosa della OMEN. 

Applicando il nostro metodo alle osservazioni climatiche reali (vedi figura sopra), scopriamo che la OMEN ha attualmente una tendenza al ribasso. In altre parole, la componente oscillatoria interna sta attualmente compensando parte del riscaldamento dell'Emisfero Nord che altrimenti sperimenteremmo. Questa scoperta si espande sul nostro lavoro precedente giungendo a conclusioni analoghe, ma nello studio attuale localizziamo meglio la fonte della flessione. La tanto decantata AOM sembra avere dato un contributo relativamente piccolo ai cambiamenti di temperatura su vasta scala negli ultimi due decenni. La sua ampiezza è stata piccola e attualmente è relativamente piatta, avvicinandosi alla cresta di un piccolo picco verso l'alto. Ciò contrasta con la OPM, che tende nettamente verso il basso. E' quel declino della OPM (che è collegato alla predominanza di condizioni fredde di tipo La Niña nel Pacifico tropicale nell'ultimo decennio) che sembra responsabile del declino della OMEN, vedi il rallentamento del riscaldamento o la “falsa pausa” come l'ha definita qualcuno.

La nostra conclusione che il raffreddamento naturale nel pacifico è un contributo principale al recente rallentamento del riscaldamento su vasta scala è coerente con alcuni altri studi recenti, compreso uno studio sul quale ho commentato precedentemente mostrando che i venti più forti del normale nel pacifico tropicale durante il decennio scorso hanno condotto ad una maggiore risalita dell'acqua fredda di profondità nel Pacifico orientale equatoriale. Un altro lavoro Kevin Trenberth e John Fasullo del Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica (CNRA) mostra che c'è stato un aumento dello sprofondamento del calore al di sotto della superficie nell'Oceano Pacifico in questo lasso di tempo, mentre un altro studio ancora di James Risbey e dei suoi colleghi dimostra che le simulazioni del modello che seguono più da vicino la sequenza di eventi osservata di El Niño e La Niña nell'ultimo decennio tendono a riprodurre il rallentamento del riscaldamento.

E' possibile che la flessione della OPM stessa rifletta una “risposta drammatica” del clima al riscaldamento globale. Infatti, ho suggerito questa possibilità in precedenza. Ma le simulazioni del modello climatico allo stato dell'arte analizzate nel nostro studio attuale suggeriscono che questo fenomeno è una manifestazione di oscillazioni interne puramente casuali al sistema climatico.

Questa scoperta ha ramificazioni potenziali per i cambiamenti climatici che vedremo nei prossimi decenni. Come osserviamo nell'ultima frase del nostro articolo:

Dati gli schemi della variazione storica passata, questa tendenza probabilmente si invertirà con la variabilità interna, andandosi ad aggiungere al riscaldamento antropogenico nei prossimi decenni.

Questa forse è l'implicazione più preoccupante del nostro studio, perché implica che la “falsa pausa” potrebbe semplicemente essere stata una causa di falsa compiacenza, quando si tratta di evitare il cambiamento climatico pericoloso.

Michael Mann è Professore Emerito di Meteorologia all'Università di Stato della Pennsylvania ed autore de La mazza da hockey e le guerre del clima: dispacci dalla linea del fronte (ora disponibile in edizione economica con una prefazione speciale di Bill Nye "The Science Guy").



sabato 8 marzo 2014

IPCC: Gli impatti climatici "sono molto evidenti, sono diffusi" e "noi non siamo preparati"

Da “Climate Progress”. Traduzione di MR

La scelta dell'umanità (via IPCC, 2013): l'azione climatica aggressiva (immagine a sinistra) minimizza il riscaldamento futuro. La continua inazione (immagine a destra) porta a livelli di riscaldamento catastrofici, con +7°C su gran parte degli Stati Uniti.

Il prossimo grande rapporto dei maggiori scienziati del clima sarà sugli impatti, atteso per la fine di marzo e non sarà gradevole. Quando AP ha riassunto la bozza del rapporto su “Impatti, adattamento e vulnerabilità” del IPCC, “fame, povertà, alluvioni, ondate di calore, siccità, guerra e malattie è probabile che peggiorino mentre il mondo si scalda a causa del cambiamento climatico antropogenico”. Chris Field di Stanford, che co-presiede il lavoro che sta redigendo il rapporto, ha detto lunedì ai giornalisti che “gli impatti del cambiamento climatico già avvenuti sono molto evidenti, sono diffusi, hanno conseguenze”. Un punto chiave posto da Field è che non siamo preparati per il tipo di meteo estremo peggiorato dal riscaldamento – come alluvioni e siccità – che stiamo già sperimentando: “Penso che se si guarda nel mondo ai danni subiti a causa di una vasta gamma di eventi, è molto chiaro che non siamo preparati per il tipo di eventi cui stiamo già assistendo”. A novembre, Climate Progress ha riferito, su una prima bozza trapelata del rapporto, che in un passaggio dice: “Durante il 21° secolo, gli impatti del cambiamento climatico rallenteranno la crescita economica e la riduzione della povertà, eroderanno ulteriormente la sicurezza alimentare innescando nuove trappole di povertà, la seconda in particolare nelle aree urbane e nelle punti caldi emergenti della fame”. Il rapporto avverte che il cambiamento climatico pone una estrema minaccia alla sicurezza alimentare e a quella dell'acqua per miliardi di persone da metà secolo. Ho chiesto all'eminente climatologo dottor Michael Mann un suo commento. Il direttore del Centro per la Scienza del Sistema Terrestre dell'Università di Stato della Pennsylvania ha detto:

I più recenti rapporti sugli impatti del cambiamento climatico del IPCC rafforzano ciò che già sapevamo: Che il cambiamento climatico sta già avendo un impatto dannoso su di noi e sul nostro ambiente, sia che parliamo di cibo, acqua, terra, sicurezza nazionale o salute dell'ecosistema dal quale dipendiamo in modo cruciale. Il rapporto chiarisce anche che quello che abbiamo visto è solo la punta di un vero e proprio iceberg. Se continuiamo con le emissioni da combustibili fossili come se nulla fosse nei prossimi decenni, come mostra il rapporto, il riscaldamento risultante e il cambiamento del clima infliggerà impatti di gran lunga più pericolosi e potenzialmente irreversibili su di noi e sul pianeta.

La buona notizia è che un mondo in cui gli esseri umani tagliano drasticamente l'inquinamento da carbonio il prima possibile ha impatti sostanzialmente inferiori di uno in cui le emissioni rimangono alte. Field ha notato che, “C'è una differenza davvero molto grande fra quei due mondi”. Potete vederlo nella figura in alto, che proviene dal rapporto di settembre del IPCC “La Scienza Fisica di Base”. La finestra per raggiungere lo scenario  RCP2.6 — cioè una concentrazione atmosferica di biossido di carbonio di 421 ppm – si sta chiudendo rapidamente ma non è ancora chiusa del tutto. Ha una riscaldamento generale modesto rispetto al devastante scenario RCP 8.5, di circa 936 ppm di CO2, che è dove siamo diretti nel nostro attuale percorso del fare poco. Mann aggiunge che il meteo estremo peggiorato dal riscaldamento è qui adesso e è molto costoso:

Non c'è dubbio, quando guardiamo all'aumento del pedaggio che il cambiamento climatico si sta prendendo sotto forma di super tempeste più devastanti, siccità più prolungate e più gravi, eventi alluvionali più estremi, agricoltura e allevamento decimati e massicci incendi, che stiamo già percependo gli impatti avversi del cambiamento climatico. Gli economisti hanno stimato che i danni collegati al clima ci stanno già costando più di un trilione di dollari in tutto il mondo in PIL globale. Quei costi aumenteranno soltanto se non facciamo nulla per questo problema.

Per approfondire sulla stima del trilione di dollari, vedi qui. La IEA ha informato non più tardi del 2009 che “Il mondo dovrà spendere 500 miliardi di dollari per tagliare le emissioni di carbonio per ogni anno di ritardo nell'attuare un grande assalto al riscaldamento globale”.

Il momento di agire è ora.

venerdì 9 marzo 2012

Difendere la scienza: Michael Mann si fa sentire!



Michael Mann è l'autore della ricostruzione della “mazza da hockey” che mostra come i decenni passati siano stati caldi in modo anomalo come conseguenza del riscaldamento globale. In questo video ci racconta la sua esperienza, del calvario che ha attraversato e che sta ancora vivendo.


Per il suo lavoro scientifico, Michael Mann è stato attaccato da professionisti delle pubbliche relazioni che hanno scatenato una campagna propagandistica contro di lui. E' stato molestato e denigrato in ogni modo possibile, anche con minacce di morte a lui ed alla sua famiglia. Eppure Mann resiste.

Abbiamo bisogno di resistere alle forze che stanno cercando di distruggere la scienza del clima e la scienza in generale. Michael Mann, definito “indurito dalle battaglie” in questo clip, lo sta facendo e ci sta riuscendo, ma ha bisogno di tutto l'aiuto ed il sostegno che possiamo dargli. Abbiamo tutti bisogno di esprimerci liberamente contro le forze dell'anti-scienza!

(Vedi anche un mio post precedente: "long live the hockey stick!")


Traduzione da "Cassandra's Legacy" e sottotitoli a cura di Massimiliano Rupalti

giovedì 13 gennaio 2011

30 denari per tradire Michael Mann



Continua la caccia alle streghe nella forma di attacchi personali contro Michael Mann, il climatologo. Arriva da Richard Littlemore la notizia di un tale chiamato "Kent Clibze"; apparentemente ex-impiegato della CIA, che ha mandato (e sta ancora mandando) lettere ai climatologi, invitandoli a trovare, produrre, o inventarsi dati che possano in qualche modo mostrare irregolarità o frodi nella gestione dei fondi di ricercca di Mann. Il tutto dietro la promessa di un premio in denaro che lui quantifica come "oltre 12 milioni di dollari" (e, fra le altre cose, non sa nemmeno fare il conto di quanto sono esattamente il 30% di 50 milioni di dollari).

La bassezza umana e morale di questa gente è pari soltanto alla loro incompetenza e alla loro sete di denaro. Lavorano solo per quello; non fosse altro che per i 50 centesimi che guadagnano per ogni commento che mandano ai blog per conto della lobby dei combustibili fossili.

La loro fissazione sul denaro è dimostrata anche dall' accusa che continuano a ripetere che la scienza del clima sarebbe solo un complotto dei climatologi per lucrare sui contratti di ricerca. Non riescono nemmeno a concepire che si possa ragionare in modo diverso da come ragionano loro.

Non faccio ulteriori commenti. Segue il testo completo del post di Richard Littlemore che comprende le lettere di questo spione ("spook"), incompetente oltre che infame.



Da DeSmog Blog

Spook's antics would be creepy if they were competent

A self-proclaimed counter-terrorism expert and former CIA case worker is soliciting for "whistleblowers" who will make allegations of impropriety against Dr. Michael Mann, director of Penn State's Earth System Science Center and author of the apparently bulletproof Hockey Stick climate reconstruction.

Kent Clizbe has been sending letters, annually, to Mann's colleagues promising them a big payout if they can offer any evidence that Mann has been misusing his federal research funds. In the first such letter that Clizbe sent, more than a year ago, he reported that the U.S. False Claims Act stipulates that whistleblowers can claim up to 30% of any recovered money and that Mann has received $50 million. Clizbe adds: "30% of $50 million is more than $12 million."

In this single sentence, Clizbe reveals all you need to know about the man: he doesn't care about the accuracy of his facts; and he can't wrangle a calculator effectively enough to establish that 30% of 50 is 15. (Neither do his math skills improve over time, in this year's version, he writes: "Up to 30% of $50 million (the total Dr Mann claims to have received for climate research) could net a whistleblower more than $10 million.")

For the record, Mike Mann lists his research grants proudly on his CV - they total something under (a very impressive) $6 million. As Mann has quite obviously used this money to produce research that continues to give fits to his detractors, it's hard to imagine there is sufficient slush left over to provide a big enough payday to keep Clizbe or any of his would-be accomplices in Ray Bans.

But this attack - silly on the surface - is still pointedly unfunny for Mann. First, according to the suspiciously well-informed Telegraph columnist and libertarian mouthpiece James Delingpole, Clizbe sent his solicitation last year to all 27 of his (Mann's) colleagues at the Earth System Science Center. Purely as a matter of freelance character assassination, this is an afront - an organized effort to encourage Mann's co-workers to think that he is cheating.

Now Mr. Cloak-and-Dagger is back, this time invoking the witch hunt launched against Mann by Virginia Attorney General Ken Cuccinelli. Apparently Clizbe plans to sustain the campaign and to make common cause with others who are harassing Mann.

The letter also raises questions about Clizbe himself: Who is this guy, really? And who's paying his bills?

You can more or less answer the first question by reading Clizbe's website, and you can learn more by looking at his blog, which features all manner of paranoid raving, including a charge that President Barack Obama's "minions in ACORN revealed their plans to spend federal funds to import illegal alien child sex slaves for Obama-brothels." (I obviously missed 60 Minutes that year.)

So Clizbe is either an ex-CIA contractor - a mercenary who finds that anti-Islamic "counter-terrorism" is no longer paying the bills, forcing him to take money from people who want to make trouble for legitimate climate scientists. Or he's a kook. In the current climate, neither of those possibilities is reassuring.

The full text of Clizbe's frankly libelous letters are below. The first is the one reported by Delingpole (and by ClimateProgress's Joe Romm, here, a year ago.) The second was passed along by one of Mann's colleagues in the last week.
[January 2010 letter]

Hi,
Greetings and best wishes for a prosperous New Year.
National Search
After the recent whistleblower revelations of emails between climate researchers and data from the University of East Anglia’s Climate Research Unit, there are on-going investigations into potential fraudulent use of grant funds in Climate Research in the US.  I am assisting interested parties who may have details of fraud in climate research to make contact with the proper authorities, and to share in the rewards paid when the funds are recovered.
Whistleblower Rewards Program
The federal government has established vigorous programs to identify and prosecute fraudulent grant applications and administration.  The US Department of Justice (DOJ) administers the False Claims Act.  It allows rewards for those who come forward with details of grant fraud to share in the recovery of federal funds.  This reward can be as much as 30% of the total amount reclaimed.  The program is almost completely reliant on insiders to report their knowledge of the fraud in their institutions.
Attorney Literally “Wrote the Book” on Fraud Recovery Lawsuits
Joel Hesch, Esq., of Hesch and Associates, literally wrote the book on how to report federal fraud.  He has an extensive background in representing whistleblowers in all types of federal funding fraud cases, including Educational/ Research Grant Fraud.  According to Mr Hesch: “Many institutions receive grants, whether for research or educational purposes. When they lie to get the grant or keep the grant or if they use the funds for purposes outside the grant, they are liable under the DOJ program. There have been many grant cases brought by whistleblowers. ”
If you know of anyone who might have details about fraudulent statements or actions by recipients of federal grant funds for climate research, please have them contact me immediately at the below email or cell phone.  Alternatively, they may also contact Mr Hersch directly,  and let him know that they were referred by me.  All communications are completely confidential.  They may want to consider using a third party email service (Yahoo, Hotmail, or other) instead of work email to communicate.
30% of $50 million is more than $12 million.  Ask your friends to do the right thing, and be rewarded for doing it.
Our country, and in fact, the entire world is counting on someone to stand up and tell the truth about climate research. The effects of moving forward with taxes and policies based on fraudulent science could potentially cripple the US economy and cost lives and jobs for generations.
Look forward to hearing from you.
All the best
Kent Clizbe

[January 2011 letter]
Greetings and best wishes for a prosperous New Year.
I understand that you worked in the University of Virginia's Department of Environmental Sciences with Dr Michael Mann, during the period 1999-2005.
National Search
After last year's whistleblower revelations of emails between climate researchers and data from the University of East Anglia's Climate Research Unit, there are on-going investigations into potential fraudulent use of grant funds in Climate Research in  the   US. I am assisting interested parties who may have details  of  fraud  in climate research to make contact with the proper   authorities, and  to share in the rewards paid when the funds are recovered. I have no  financial interest in this whatsoever. My role is simply to help  those who would like to do the right  thing  make contact with the  proper authorities. This is my own  personal  project, to help the  truth come to light.
University of Virginia Stonewalling Search for Evidence
In April of last year, the Attorney General of Virginia requested the University of Virginia to produce documents related to Dr Michael Mann's tenure at U.Va between 1999 and 2005. The State is researching the potential of fraud in Mann's receipt of nearly half a million dollars in State grants for climate-research. It  is possible that information from Mann's time at U.Va. could  also   illuminate potential fraudulent receipt of federal grants  in his   later work, at the Pennsylvania State. U.Va refuses to  cooperate,  so  far.
Whistleblower Rewards Program
The federal government has established vigorous programs to identify and prosecute fraudulent grant applications and administration. The  US Department of Justice (DOJ) administers the False Claims Act. It  allows rewards for those who come forward with details of grant  fraud to share in the recovery of federal funds. This reward can be  as much as 30% of the total amount reclaimed.  The program is almost  completely reliant on  insiders to report their knowledge of the  fraud in their institutions.
Attorney Literally "Wrote the Book" on Fraud Recovery Lawsuits
Joel Hesch, Esq., of Hesch and Associates, literally wrote the  book  on how to report federal fraud.  He has an extensive background in  representing whistleblowers in all types of federal funding fraud cases, including Educational/Research Grant Fraud.  According to Mr Hesch: "Many institutions receive  grants, whether for research or educational purposes. When they  lie to get the grant or keep the grant or if they use the funds  for purposes outside the grant, they  are liable under the DOJ  program. There have been many grant cases  brought by  whistleblowers."
http://howtoreportfraud.com/examples-of-federal-fraud/grant-fraud
http://howtoreportfraud.com/do-i-have-a-case
Do you know of anyone with details on potentially fraudulent  grant activities at U.Va or PSU?
If you know of anyone who might have details about fraudulent statements or actions by recipients of federal grant funds for climate research, please have them contact me immediately at the below email or cell phone.  Alternatively, they may also contact  Mr Hesch directly, and let him know that they were referred by  me. All communications are completely confidential.  They may  want to consider using a third party email service (Yahoo,  Hotmail, or other) instead of work email to communicate.
Up to 30% of $50 million (the total Dr Mann claims to have  received  for climate research) could net a whistleblower more  than $10   million.  Ask your friends to do the right thing, and be rewarded for doing it.
Our country, and in fact, the entire world is counting on someone   to  stand up and tell the truth about climate research. The  effects of  moving forward with taxes and policies based on  fraudulent  science  could potentially cripple the US economy and  cost lives  and jobs for  generations.
Look forward to hearing from you.
All the best.
Kent Clizbe
Intelligence Education, Training, Consulting, Commentator
kent@kentclizbe.com
571-217-0714
www.kentclizbe.com


Ringrazio Luca Lombroso per la segnalazione