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lunedì 20 febbraio 2017

Aggiornamento sull'esaurimento dei minerali: abbiamo bisogno di quote di estrazione?

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR


Attualmente, il problema dell'esaurimento delle risorse manca completamente dal dibattito politico. Dev'esserci una qualche ragione per cui alcuni problemi tendono a scomparire dalla percezione dell'opinione pubblica man mano che peggiorano. Sfortunatamente, il problema dell'esaurimento non scompare solo perché l'opinione pubblica non se ne interessa. Ho parlato di esaurimento in profondità nel mio libro del 2014 “Extracted” ed ora Theo Henckens aggiorna la situazione con questo post basato sulla sua tesi di dottorato “Gestire la scarsità di materie prime, salvaguardare la disponibilità di risorse minerali geologicamente scarse per le future generazioni” (16 ottobre 2016, Università di Utrecht, Olanda). La tesi completa può essere scaricata tramite il link http://dspace.library.uu.nl/handle/1874/339827.  (UB)


I minerali stanno finendo: servono quote di estrazione

Di Theo Henckens

Per fare in modo che ci siano a disposizione zinco, molibdeno e antimonio a sufficienza per la generazione dei nostri pronipoti, abbiamo bisogno di una accordo internazionale sulle risorse minerali.

lunedì 15 settembre 2014

Esaurimento dei minerali: il problema dell'oro

DaResource crisis”. Traduzione di MR.




Il punto principale che pongo nel mio ultimo libro “Extracted” è che l'esaurimento dei minerali è una delle maggiori sorgenti dei nostri attuali problemi economici ed ambientali. Spiegare questo punto non è facile: la maggior parte della gente sembra credere che esaurimento significhi “finire” qualcosa. Ma non è così. L'esaurimento è un fenomeno graduale che avviene lungo tutto il ciclo di estrazione di tutte le risorse minerali. L'estrazione comincia con le risorse “facili” ed altamente concentrate, ma gradualmente deve passare a quelle meno concentrate. Di conseguenza, i ritorni dell'estrazione diminuiscono nel tempo (e l'estrazione causa anche più danni all'ecosistema). Una delle conseguenze sono i prezzi alti che stiamo vedendo oggigiorno per tutti i beni minerali. Il fatto non è che abbiamo finito qualcosa, ma la concentrazione dei depositi minerali sta diminuendo ovunque, l'estrazione sta diventando sempre più cara e questo deve avere un effetto sui prezzi di mercato. La graduale sparizione dei minerali a basso costo/alta densità è osservabile praticamente in tutti i beni minerali, ma è particolarmente evidente in alcuni di essi. L'articolo sotto è una riproduzione dal blog di Steven S. Rocco e descrive la situazione attuale dell'oro. Come potete vedere, l'industria dell'oro sta trattando sempre più minerale per produrre sempre meno oro. E' una legge inesorabile in atto: non stiamo finendo l'oro e probabilmente non lo finiremo mai. Ma dovremo far fronte ad un'offerta in diminuzione.

Da “SRSRocco report” 

I più grandi cercatori d'oro: i rendimenti scendono al minimo livello di sempre

Di Steven S. Rocco 


Con l'arrivo, finalmente, dei risultati del 2013, il rendimento medio dei grandi cercatori d'oro è sceso al livello più basso di sempre. Questo è uno sviluppo sorprendente considerando che il prezzo medio dell'oro è sceso a un minimo di 4,411 dollari nel 2013. Di solito quando il prezzo dell'oro scende, i cercatori d'oro passano a un minerale a maggior densità perché la cosa rimanga redditizia. Tuttavia, il rendimento medio dei primi cinque cercatori d'oro è declinato del 5% nel 2013. Se guardiamo il grafico sotto, il rendimento medio dei primi cinque cercatori d'oro (Barrick, Newmont, AngloGold, Goldfields* e Goldcorp) è sceso da 1,25 grammi a tonnellata (g/t) nel 2012 a 1,20 g/t nel 2013. (Nota: GoldFields ha scoporato tre miniere in una nuova azienda chiamata Sibanye Gold nel 2012. I dati sotto comprendono entrambe le aziende elencate sotto il nome GoldFields).




Inoltre, il rendimento medio dell'oro del gruppo è declinato da 1,68 g/t nel 2005 a 1,20 g/t nel 2013. Il che significa che questi minatori hanno perso 0,48 g/t in soli 8 anni... un declino del 29%. Potrebbe non sembrare molto, ma se facciamo i conti... è una perdita sostanziale. Il prossimo grafico fornisce il colpo sorprendente all'industria mineraria dell'oro. Nel 2005, il gruppo ha trattato 464 milioni di tonnellate di minerale per produrre 25,2 milioni di once di oro con un rendimento medio di 1,68 g/t. Nel 2013, questo stesso gruppo ha trattato 592 tonnellate di minerale (il 27% in più) per produrre 22,9 milioni di tonnellate d'oro.


Questo è il lato negativo dell'industria estrattiva dell'oro. Inoltre, la quantità di rifiuti è a sua volta maggiore. Per esempio, Newmont ha riportato i seguenti dati nel suo Rapporti sulla Sostenibilità del 2007 e del 2013:

Statistiche Newmont

  • Produzione di oro 2005 = 8,2 milioni di once
  • Roccia di scarto totale 2005 = 425 milioni di tonnellate
  • Rapporto roccia di scarto/produzione del 2005 = 52 tonnellate/per oncia d'oro
  • Produzione d'oro del 2013 = 5,5 milioni di once
  • Roccia di scarto totale 2013= 620 milioni di tonnellate
  • Rapporto roccia di scarto/produzione del 2013 = 113 tonnellate/per oncia d'oro

La Newmont ha raddoppiato la quantità di roccia di scarto generata per produrre un'oncia d'oro nel 2013 rispetto a quanto ha fatto nel 2005. Non è stato un aumento diretto nel lasso di tempo di otto anni. Tuttavia, il rapporto roccia di scarto produzione è stato di 86 tonnellate per oncia d'oro nel 2012... il 65% in più del 2005. Più roccia di scarto deve rimuovere la Newmont più energia viene consumata nel processo. Nel 2005, la Newmont ha consumato 19 galloni di gasolio nelle sue operazioni per produrre un'oncia di oro. Nel 2012, questo è aumentato fino alla cifra impressionante di 31 galloni per oncia... un 63% di aumento in sette anni. Come si può vedere, il crollo della densità dei minerali diventa un fattore molto costoso per l'industria mineraria.

Non tutti e cinque i cercatori d'oro hanno sofferto di un declino del rendimento medio nel 2013. Barrick, Newmont e AngloGold hanno visto una diminuzione nei rendimenti medi del 2013, mentre GoldFields (che comprende Sibanye Gold) e GoldCorp hanno riportato un leggero aumento. L'azienda che ha sofferto il declino maggiore nel rendimento è stata AngloGold:



Il rendimento medio di AngloGold è sceso del 15% nel 2013 rispetto al 2012, mentre quello di Newmont è sceso del 10% e quello di Barrick del 6%. Anche se questi declini sembrano molto grandi, immagino che potremmo vedere un livellamento o un aumento nei rendimenti di queste aziende nel 2014. Sfortunatamente, aumentare la classificazione delle loro miniere perché siano redditizie a prezzi più bassi è solo una soluzione temporanea. Peggio ancora, il link fornisce informazioni su come questo metodo possa lasciare una grande quantità di oro nel sottosuolo a causa della selezione del minerale ad alta densità mentre rimane il minerale a minore densità non economico da estrarre. Quindi, se questi grandi cercatori d'oro decidono di aumentare la classificazione le loro miniere, potremmo vedere un livellamento (o un leggero aumento) dei rendimenti nel 2014. Tuttavia, ciò potrebbe in realtà accelerare i tassi di declino dei rendimenti ulteriormente.

Sto aspettando i dati che stanno per essere rilasciati da due aziende in modo da poter aggiornare il mio grafico sul consumo medio di gasolio per oncia da parte dei cinque principali cercatori d'oro. Con la maggior parte dei risultati già arrivati... posso onestamente dire che il consumo di gasolio per oncia nel 2013 raggiungerà un nuovo record. Mentre la densità dei minerali continua a declinare, il costo di produzione dell'oro aumenterà inevitabilmente. Alcuni lettori credono che il più alto prezzo dell'energia sarà il fattore che spingerà il valore dell'oro verso nuovi massimi. In realtà, non credo che sarà così. Il mondo non si può permettere prezzi del petrolio alti. Potrebbero verificarsi PICCHI DEL PREZZO DEL PETROLIO, ma dubito che il prezzo di un barile di greggio Brent continuerà ad aumentare fino ai 200 dollari.

Il prezzo dell'oro e dell'argento aumenterà a livelli estremi in futuro non sulla scia di prezzi del petrolio più alti, ma piuttosto a causa di una mancanza di offerta di petrolio e del suo impatto sui trilioni di dollari di inutile cartapesta che fluttuano per i mercati del mondo.



lunedì 16 giugno 2014

Il nuovo libro di Ugo Bardi, "Extracted," commentato da Nafeez Ahmed sul "Guardian"

Da “The Guardian” (1, 2). Traduzione di MR

Di Nafeez Ahmed

L'esaurimento delle risorse minerali a buon mercato sta trasformando la Terra – un rapporto scientifico

L'aumento dei costi dell'estrazione di risorse richiede una transizione ad una 'economia circolare' post industriale per evitare il collasso




L'umanità potrebbe aver esaurito le risorse minerali a basso costo della Terra entro la fine di questo secolo – ma una migliore gestione delle risorse può evitare i rischi peggiori. Foto: REX

Un nuovo rapporto scientifico fondamentale che attinge dal lavoro dei migliori esperti di minerali prevede che l'estrazione da parte della civiltà industriale di minerali cruciali e combustibili fossili sta raggiungendo i limiti della fattibilità economica e potrebbe portare a un collasso delle infrastrutture chiave, a meno che non vengano attuati nuovi modi di gestire le risorse.

Lo studio peer-reviewed – 33° Rapporto al Club di Roma – è opera del professor Ugo Bardi del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze, dove insegna chimica fisica. Lo studio contiene contributi specialisti da parte di 15 scienziati ed esperti che coprono i campi di geologia, agricoltura, energia, fisica, economia, geografia, trasporti, ecologia, ecologia industriale e biologia, fra le altre cose. Il Club di Roma è un gruppo di pensiero globale con base in Svizzera fondato nel 1968 composto da capi di stato (in carica ed ex), funzionari dell'ONU, funzionari di governi, diplomatici, scienziati, economisti e capi d'impresa.

Il suo ultimo rapporto, che verrà pubblicato il 12 giugno, fa una panoramica globale della storia e dell'evoluzione dell'estrazione mineraria e sostiene che l'aumento dei costi di estrazione dei minerali dovuti a inquinamento, rifiuti ed esaurimento delle fonti a basso costo alla fine renderanno l'attuale struttura della civiltà industriale insostenibile. Gran parte del focus del rapporto è sul concetto di EROEI, che misura la quantità di energia necessaria per estrarre le risorse. Mentre chiarisce che “non stiamo finendo nessun minerale”, il rapporto scopre che “l'estrazione sta diventando sempre più difficile man mano che i minerali facili si esauriscono. Serve più energia per mantenere i tassi di produzione passati e ne serve ancora di più per aumentarli”. Di conseguenza, nonostante le grandi quantità di riserve minerali rimaste:

“La produzione di molti beni minerali sembra essere sulla via del declino... potremmo essere sul punto di entrare in un ciclo di un secolo che porterà alla scomparsa dell'estrazione mineraria come la conosciamo”.

L'ultimo decennio ha visto il passaggio del mondo a risorse di combustibili fossili più costosi e più difficili da estrarre, sotto forma di petrolio e gas non convenzionali, che hanno livelli di EROEI molto più bassi del petrolio convenzionale. Anche con gli avanzamenti tecnologici nel fracking e le relative tecniche di trivellazione, questa tendenza è improbabile che si inverta significativamente. Un ex dirigente dell'industria petroloifera, del gas e del carbone australiano, Ian Dunlop, descrive nel rapporto come il fracking possa “aumentare rapidamente la produzione fino al picco, ma poi declina anche rapidamente, spesso dal 80 al 95% nei primi tre anni”. Ciò significa che spesso sono necessari “diverse migliaia di pozzi” per un singolo sito di scisto per fornire “un ritorno sull'investimento”.  L'EROEI medi per far funzionare “la società industriale per come la conosciamo” va da 8 a 10 circa. Il petrolio e il gas di scisto, le sabbie bituminose e il gas da giacimento di carbone sono tutti “a quel livello, o sotto, se si tiene conto dei suoi costi complessivi... Così il fracking, in termini energetici, non fornirà un fonte sulla quale sviluppare una società globale sostenibile”.

Il Club di Roma applica l'analisi del EROEI anche all'estrazione di carbone e uranio. La produzione mondiale di carbone raggiungerà il picco al più tardi nel 2050 e potrebbe farlo anche nel 2020. La produzione statunitense di carbone ha già raggiunto il picco e la produzione futura sarà in gran parte determinata  dalla Cina. Ma l'aumento della domanda interna di quest'ultima, e da parte dell'India, potrebbe generare prezzi più alti e scarsità nel prossimo futuro: “Pertanto, non ha assolutamente senso sostituire il petrolio e il gas col carbone”.

Per quanto riguarda l'offerta globale di uranio, il rapporto dice che l'attuale produzione di uranio dalle miniere è già insufficiente ad alimentare i reattori nucleari, una mancanza che  che viene compensata recuperando uranio dagli arsenali militari e dalle vecchie testate nucleari. Mentre si è potuto sopperire alla mancanza di produzione agli attuali livelli di domanda, un'espansione mondiale dell'energia nucleare sarebbe insostenibile a causa degli “enormi investimenti” necessari. Il collaboratore al rapporto Michael Dittmar, un fisico nucleare al CERN, l'Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, sostiene che nonostante le grandi quantità di uranio nella crosta terrestre, solo un “numero limitato di depositi” sono “sufficientemente concentrati da poter essere estratti con profitto”. Estrarre depositi meno concentrati richiederebbe “di gran lunga più energia di quella che l'uranio estratto potrebbe alla fine produrre”. L'aumento dei costi dell'estrazione dell'uranio, fra gli altri costi, ha significato che gli investimenti in energia nucleari si stiano gradualmente assottigliando.

Le proposte di estrarre uranio dall'acqua di mare sono al momento “inutili” perché “l'energia necessaria per estrarre e processare l'uranio dall'acqua di mare sarebbe più o meno la stessa che potrebbe essere ottenuta dallo stesso uranio usando l'attuale tecnologia nucleare”. Pertanto entro questo decennio il rapporto prevede un “inevitabile” declino della produzione delle attuali miniere di uranio. I dati del USGS analizzati dal rapporto mostrano che cromo, molibdeno, tungsteno, nichel, platino-palladio, rame, zinco, cadmio, titanio e stagno avranno un picco di produzione seguito da declini entro questo secolo. Questo perché le riserve dichiarate sono spesso “più ipotetiche che misurate”, il che significa che “l'assunto di una cuccagna dei minerali... è lontano dalla realtà”. In particolare, il rapporto evidenzia il destino di rame, litio, nichel e zinco. Il Fisico professor Rui Namorado Rosa prevede nel rapporto un “imminente rallentamento della disponibilità di rame”. Anche se la produzione è cresciuta esponenzialmente, la densità dei minerali estratti è in costante declino, facendo lievitare i costi di estrazione. Il 'picco del rame' è probabile che arrivi nel 2040, ma potrebbe anche avvenire entro il prossimo decennio.

La produzione di litio, attualmente usato per le batterie delle auto elettriche, verrebbe a sua volta messa sotto stress in caso di una elettrificazione dell'infrastruttura e dei veicoli da trasporto su larga scala, secondo la collaboratrice Emilia Suomalainen, un'ecologista industriale dell'Università di Losanna, in Svizzera. La produzione sostenibile di litio richiede un 80-100% di riciclaggio – attualmente siamo a meno del 1%. Nichel e zinco, che vengono usati per combattere l'erosione di ferro e acciaio e per l'accumulo di elettricità nelle batterie, possono a loro volta affrontare picchi di produzione in soli “pochi decenni” - anche se il nichel potrebbe essere esteso per circa 80 anni – secondo l'ingegnere e specialista di metalli Philippe Bihoux:

“La parte facilmente sfruttabile delle riserve è già stata rimossa e quindi sarà sempre più difficile e costoso investire e sfruttare le miniere di nichel e zinco”.

Mentre la sostituzione potrebbe aiutare in molti casi, sarebbe anche costosa ed incerta e richiederebbe un investimento considerevole. Forse la tendenza più allarmante nell'esaurimento dei minerali riguarda il fosforo, che è cruciale per fertilizzare il suolo e sostenere l'agricoltura. Anche se le riserve di fosforo non stanno finendo, fattori fisici, energetici ed economici fanno sì che solo una piccola percentuale di esso possa essere estratta. Il rendimento delle colture nel 40% delle terre coltivabili del mondo è già limitato dalla disponibilità economica del fosforo. Nello studio del Club di Roma, il Fisico Patrick Dery dice che diverse grandi regioni di produzione di rocce di fosfato – come l'isola di Nauru e gli Stati uniti, che sono il secondo produttore mondiale – sono post picco ed ora sono in declino, con forniture globali di fosforo che diventano potenzialmente insufficienti a soddisfare la domanda agricola entro 30-40 anni. Il problema può potenzialmente essere risolto in quanto il fosforo può essere riciclato. Una tendenza parallela documentata nel rapporto dall'agronomo della FAO Toufic El Asmar è un declino accelerato della produttività della terra causata da metodi di agricoltura industriale che stanno degradando il suolo, in alcune aree, del 50%.

Il professor Rajendra K. Pachauri, presidente del IPCC, ha detto che il rapporto è “un lavoro molto efficace” per valutare la ricchezza minerale del pianeta “all'interno del quadro della sostenibilità”. Le sue scoperte offrono una “base preziosa per le discussioni sulle politche sui minerali”. Ma la finestra per un'azione politica significativa si sta rapidamente chiudendo. “L'allarme principale è la tendenza dei prezzi dei beni minerali”, mi ha detto il professor Bardi.

“I prezzi sono aumentati di un fattore 3-5 e sono rimasti a queto livello negli ultimi 5-6 anni. Non scenderanno di nuovo, perché sono causati da degli aumenti irreversibili dei costi di produzione. Questi prezzi stanno già causando il declino delle economie meno efficienti (diciamo Italia, Grecia, Spagna, ecc.). Non ci troviamo ancora al punto di inversione, ma siamo vicini – meno di un decennio?”.

Gli scienziati vendicano “I Limiti dello Sviluppo (Crescita)' – urgono investimenti in “economia circolare”


Le prime avvisaglie di collasso sociale dall'inizio alla metà del 21° secolo sono stati sorprendentemente preveggenti – ma si aprono opportunità per la transizione




La Terra ha risorse minerali finite, ma gli esseri umani le stanno usando troppo velocemente che non riescono a rigenerarsi, con l'aumento dei costi economici ed ambientali. Foto: Corbis

Secondo un nuovo rapporto scientifico peer-reviewed, è probabile che la civiltà industriale esaurisca le risorse minerali a basso costo entro il secolo, con impatti debilitanti sull'economia globale e sulle infrastrutture chiave entro i prossimi decenni. Lo studio, il 33° rapporto al Club di Roma, è stato scritto dal professor Ugo Bardi del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze e comprende contributi di una vasta gamma di scienziati delle discipline rilevanti. Il Club di Roma è un gruppo di pensiero con sede in Svizzera di attuali ed ex capi di stato, funzionari dell'ONU, funzionari di governo, diplomatici, scienziati, economisti e capi d'azienda.

Il suo primo rapporto del 1972, I Limiti dello Sviluppo (Crescita), è stato condotto da una squadra scientifica al MIT ed ha avvertito che la disponibilità limitata di risorse naturali in relazione all'aumento dei costi avrebbe minato la crescita economica continua circa nel secondo decennio del 21° secolo. Anche se è stato fortemente ridicolizzato, recenti revisioni scientifiche confermano che le proiezioni del rapporto originale, nel suo scenario “caso base” rimangono robuste. Nel 2008, l'Agenzia per la Ricerca Scientifica del governo federale dell'Australia CSIRO ha concluso che la previsioni de I Limiti della Crescita di potenziale “collasso ecologico ed economico in arrivo a metà del 21° secolo” dovuto alla convergenza di “picco del petrolio, cambiamento climatico e sicurezza alimentare e dell'acqua” è “in arrivo”. Le tendenze reali attuali in queste aree “risuonano fortemente con lo scenario 'business-as-usual' di superamento dei limiti e collasso mostrato nel libro”.

Nel 2009, l'American Scientist ha pubblicato scoperte simili da parte di altri scienziati. Quella analisi, fatta dall'eminente ecologo dei sistemi professor Charles Hall dell'Università dello Stato di New York e dal professor John W Day dell'Università di Stato della Louisiana, concludeva che mentre le “previsioni del modello dei limiti della crescita di inquinamento estremo e di declino della popolazione non si sono avverati”, i risultati del modello sono:

“... quasi esattamente in linea circa 35 anni dopo nel 2008 (con qualche assunzione appropriata) … è importante riconoscere che le sue previsioni non sono state invalidate e infatti sembrano propri aver centrato l'obbiettivo. Non siamo a conoscenza di nessun modello fatto dagli economisti che sia altrettanto preciso in un lasso di tempo così lungo”.

Il nuovo rapporto al Club di Roma dice che:

“La fase dell'estrazione mineraria da parte degli esseri umani è un episodio spettacolare ma breve nella storia geologica del pianeta... I limiti dell'estrazione mineraria non sono limiti di quantità, sono limiti energetici. Estrarre minerali richiede energia e più questi sono dispersi, più energia è necessaria... Solo i minerali convenzionali possono essere estratti in modo redditizio con le quantità di energia che possiamo produrre oggi”.

La combinazione dell'esaurimento minerario, associato all'inquinamento da radiazioni e da metalli pesanti, e l'accumulo di gas serra dallo sfruttamento dei combustibili fossili sta lasciando ai nostri discendenti una “eredità pesante” di un mondo virtualmente trasformato:

“La Terra non sarà mai più la stessa, è stata trasformata in un pianeta nuovo e diverso”.

Attingendo al lavoro di emeinenti scienziati climatici, compreso james Hansen, l'ex capo dell'Istituto Goddard per gli Studi Spaziali della NASA, il rapporto avverte che continuare lo sfruttamento 'business-as-usual' dei combustibili fossili del mondo potrebbe potenzialmente innescare un riscaldamento globale fuori controllo che, in alcuni secoli o migliaia di anni, distrugge permanentemente la capacità del pianeta di ospitare la vita. Nonostante questo verdetto, il rapporto sostiene che né un “collasso” dell'attuale struttura della civiltà Nè “l'estinzione” della specie umana sono inevitabili. Una riorganizzazione di fondo del modo in cui le società producono, gestiscono e consumano le risorse potrebbe sostenere una nuova civiltà ad alta tecnologia, ma ciò comporterebbe una nuova “economia circolare”, basata su pratiche su vasta scala di riciclaggio attraverso le filiere di produzione e consumo, un passaggio completo all'energia rinnovabile, l'applicazione di metodi agro-ecologici di produzione del cibo e, con tutto questo, tipi molto diversi di strutture sociali.

In assenza di un grande salto tecnologico nella produzione di energia pulita come la fusione nucleare – che finora sembra improbabile – riciclaggio, conservazione ed efficienza nella gestione delle risorse minerali rimaste accessibili del pianeta dovranno essere intrapresi con attenzione e in modo cooperativo, con l'aiuto della scienza avanzata. Limiti alla crescita economica, o persino “decrescita”, dice il rapporto, non devono implicare una fine della prosperità, ma piuttosto richiedere una decisione consapevole, da parte delle società, di ridurre il proprio impatto ambientale, di ridurre il consumo superfluo e di aumentare l'efficienza – cambiamenti che potrebbero di fatto aumentare la qualità della vita e diminuire le disuguaglianze. Queste scoperte del nuovo rapporto al Club di Roma sono state confermate da altri grandi progetti di ricerca. Nel gennaio dello scorso anno, un dettagliato studio scientifico dell'Istituto per la Sostenibilità Globale dell'Università Anglia Ruskin commissionato dall'Istituto dei periti, ha scoperto prove “schiaccianti” dei limiti delle risorse:

“... su una gamma di risorse sul breve (anni) e medio (decenni) termine... I limiti delle risorse aumenteranno, bene che vada, i prezzi dell'energia e dei beni durante il prossimo secolo e, male che vada, innescheranno un declino a lungo termine dell'economia globale e il disordine civile”.

La buona notizia, però, è che “Se i governi e gli agenti economici anticipano i limiti delle risorse ed agiscono in modo costruttivo, molti degli effetti peggiori possono essere evitati”. Secondo il dottor Aled Jones, autore principale dello studio e capo dell'Istituto per la Sostenibilità Globale:

“I limiti delle risorse, bene che vada, aumenteranno costantemente i prezzi di energia e beni durante il prossimo secolo e, male che vada, potrebbero rappresentare un disastro finanziario, con i patrimoni dei regimi pensionistici di fatto spazzati via e le pensioni ridotte a livelli trascurabili”.

E' imperativo riconoscere che “la riduzione di risorse aumentano la possibilità di un limite alla crescita economica nel medio termine”. Nel suo rapporto del 2014 al Club di Roma, il professor Bardi adotta una visione a lungo termine delle prospettive per l'umanità, osservando che le molte conquiste tecnologiche delle società industriali significano che c'è ancora una possibilità ora di assicurare la sopravvivenza e la prosperità ad una futura società post industriale:

“Non è facile immaginare i dettagli della società che emergerà su una Terra spogliata dei sui minerali ma che mantiene ancora un alto livello tecnologico. Possiamo dire, tuttavia, che gran parte delle tecnologie cruciali per la nostra società possono funzionare senza minerali rari o con delle quantità molto ridotte di quei minerali, anche se con modifiche e con un'efficienza minore”.

Anche se strutture industriali costose e ambientalmente invasive “come autostrade e viaggi aerei” diventeranno obsoleti, tecnologie come “Internet, computer, robotica, comunicazioni a lungo raggio, trasporti pubblici, case confortevoli, sicurezza alimentare ed altro” potrebbero rimanere accessibili col giusto approccio – anche se le società attraversano crisi disastrose nel breve termine. Bardi è sorprendentemente pratico circa il significato del suo studio. “Non sono un catastrofista”, mi ha detto. “Sfortunatamente, l'esaurimento è un fatto della vita, come la morte e le tasse. Non possiamo ignorare l'esaurimento – proprio come non è una buona idea ignorare la morte e le tasse...”


“Se insistiamo nell'investire gran parte di ciò che rimane per i combustibili fossili, allora siamo davvero condannati. Tuttavia penso che abbiamo ancora tempo per gestire la transizione. Per contrastare l'esaurimento, dobbiamo investire le risorse che ci rimangono in energia rinnovabile e tecnologie di riciclaggio efficienti – cose che non sono soggette ad esaurimento. E dobbiamo farlo prima che sia troppo tardi, cioè prima che il ritorno energetico dei combustibili fossili sia declinato così tanto che non ci rimane altro da investire”.

lunedì 7 aprile 2014

Effetto "Effetto Risorse": il messaggio sembra passare


Vi può incuriosire vedere come aver cambiato nome al blog da "Effetto Cassandra" a "Effetto Risorse" sembra aver dato una notevole spinta alla popolarità del sito. Rispetto a soli pochi mesi fa, abbiamo triplicato il numero di contatti e stiamo continuando a crescere. Il tutto avviene ancora senza uno straccio di SEO o di intervento professionale. (sopra, dati da "statcounter"). Dispiace per la povera Cassandra, che comunque - va detto - pur avendo sempre avuto ragione anche portava un po' di jella.

Ovviamente, comunque, lo scopo di "Effetto Risorse" non è massimizzare il numero di contatti per poi guadagnarci sopra con la pubblicità (che non c'è!). Ma questo incremento di interesse mi fa sperare che ci sia ancora una speranza di dirigere l'attenzione del pubblico e dei decisori politici su quello che è il vero problema del "Sistema Italia": l'esaurimento delle risorse. Meglio detto, il problema sono i ritorni economici decrescenti che derivano dal progressivo esaurimento delle risorse "facili" (e questo include anche la limitata capacità dell'atmosfera di assorbire i prodotti della combustione degli idrocarburi).


Siamo in grado di far passare questo messaggio? Difficile quando tutto il dibattito rimane bloccato su concetti totalmente obsoleti, come quello di "far ripartire la crescita". Ma possiamo almeno provarci e questi risultati con "Effetto Risorse" sono incoraggianti. Stiamo lavorando su una nuova versione del sito, questa volta davvero professionale. Da lì, possiamo cercare di avere un maggiore impatto.

Proseguiamo, e se avete voglia di dare una mano, fatevi vivi. (e notate anche il bottone a destra delle "donazioni"!!)